Sogno pt. 2

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"CHI CAZZO SIETE VOI?" urlò arrabbiatissima.

I tre si guardarono confusi.

"In che senso-" disse Naomi cercando di poggiarla la mano sul viso.

Airi la scansò brutalmente.

"RISPONDETE! CHI CAZZO SIETE? DI CERTO NON QUEI PEZZI DI MERDA DEI MIEI GENITORI! E TU NON SEI LA MIA RAGAZZA! SHINOBU NON E' COSI'!" urlò di nuovo.

"Certo che siamo i tuoi genitori, perché non dovremmo esserlo?" chiese Hiroshi.

"Perché a quei bastardi senza cuore non sono mai minimamente interessata. Per loro ero merce di scambio per imparentarsi con una famiglia ricca, e chi vorrebbe una moglie che parla di cose di cui nessuno sa nulla? Chi vorrebbe una moglie che maneggia una spada? Gli uomini ricchi vogliono mogli-trofeo, che devono essere solo belle, stupide, obbedienti, docili e sottomesse. I miei genitori non mi hanno mai accettato, come potevano accettare una figlia lesbica? Io non sono mai contata nulla per loro, non ci hanno mai provato ad avere una relazione con me, non si sono mai presentati ai miei compleanni, le loro parole per me sono sempre solo state lamentele perché ero una fottutissima bambola." disse la violetta sottovoce cercando di calmarsi.

"E ora ditemi: se sono riuscita a vivere tutta la vita senza il loro affetto... A CHE CAZZO MI SERVE UN AFFETTO FINTO DA PERSONE NON REALI? ADESSO? VOLEVO UNA FAMIGLIA QUANDO AVEVO 3 ANNI, E SIOSUKE ERA COSTRETTO A SPIEGARE AD UNA BAMBINA DI QUELL'ETA' CHE I SUOI GENITORI NON SI SAREBBERO FATTI VIVI PER ALMENO ALTRI SEI MESI E CHE NON L'AVEVANO SALUTATA!" riprese ad urlare.

"VOLEVO UNA FAMIGLIA QUANDO A 12 ANNI PRESI LA PRIMA COTTA PER UNA RAGAZZA E MIA MADRE NON ERA LI' A DIRMI CHE NON ERO UN ESSERE IMMONDO E CHE L'AMORE NON GUARDAVA IN FACCIA NESSUNO, NON CURANDOSI DI GENERE, ETA' E STATO SOCIALE!"

Buttò un bicchiere di cristallo a terra mandandolo in frantumi.

"VOLEVO... VOLEVO UNA STRACAZZO DI FAMIGLIA A 15 ANNI, QUANDO UN UOMO CERCO' DI FORZARSI SU DI ME ED ERA A MALAPENA RIUSCITO A SALVARMI SIOSUKE, VOLEVO UN PADRE PROTETTIVO CHE MANDASSE ALLA GHIGLIOTTINA QUELL'UOMO, O CHE QUANTO MENO MI DIFENDESSE DALLE VOCI CHE MI DESCRIVEVANO COME UNA PUTTANA DA QUATTRO SOLDI CHE ERANO PASSATE DOPO PER IL VILLAGGIO!"

I finti genitori si misero in un angolo terrorizzati.

"E INVECE DOV'ERANO QUEGLI STRACAZZO DI FIGLI DI PUTTANA? IN GIRO PER IL GIAPPONE, ESATTAMENTE DOV'ERANO QUANDO IL MIO DOLCISSIMO FRATELLINO DI APPENA DUE MESI E' MORTO PER COLPA DI UNA MAID IMPAZZITA!"

Oramai le lacrime solcavano le sue guance.

"E tu..." disse Airi puntando il dito contro la finta Shinobu.

"La mia Shinobu è la donna più forte che esista, sia fisicamente che emotivamente. Una ragazza eccezionale che all'improvviso si è ritrovata prima senza genitori, e poi senza la sua amatissima sorella maggiore. Una persona così meravigliosa che quando si è trovata completamente sola, con una bambina senza apparenti emozioni e volontà da crescere non si è arresa al mondo o si è affidata ad un uomo, che ha lottato per essere riconosciuta per quello che è: una vera dea che si è ricomposta da sola la vita dopo averla vista crollare come un castello di carte."

La guardò con disdegno.

"Tu invece cosa sei? Oltre al suo aspetto non hai nulla di buono in te. Probabilmente ti faresti anche usare come tappeto. La mia Shinobu è sì buona, ma non confondere la bontà con l'idiozia."

Airi prese in mano la katana che i suoi "genitori" le avevano regalato e sorrise amaramente.

"A quanto pare c'è una sola soluzione..." disse puntandola al suo petto.

"NO!" urlò la finta Naomi.

"Concludiamo questa pagliacciata..." mormorò guardando per l'ultima volta quella che sarebbe potuta essere una meravigliosa vita in famiglia.

"Ho delle vite da salvare, amici che mi aspettano, una ragazza che amo per quello che è e un uomo che mi ha cresciuta come una figlia, voi siete solo brutte copie..."

Dopo aver pronunciato quelle parole, Airi si conficcò la katana nel cuore.

*

Per qualche secondo Airi vide tutto buio.

'Non ci credo, vuoi dirmi che sono davvero morta?' pensò delusa.

Poi, come se fosse stata sott'acqua per tutto quel tempo, la ragazza sentì chiaramente il mondo riprendere a girare, i suoi polmoni incanalare l'aria, il cuore battere.

*

Airi si alzò di scatto con ancora gli occhi chiusi, tenendo per il collo un ragazzino tremante che aveva violato la sua mente.

Aprì lentamente gli occhi, e benché il suo volto fosse impassibile, il colore dei suoi occhi era così scuro che poteva essere facilmente scambiato per nero.

"Cosa credevi di fare, uh?" chiese con voce leggermente roca.

I suoi occhi saettarono dalla faccia alle mani tremanti del tipo, che reggevano una specie di stiletto.

I suoi occhi se possibile si scurirono ancora di più, quando intuì le sue intenzioni finali.

Quello voleva ucciderla distruggendo il nucleo del suo cervello, eh?

E quell'odore maligno che aveva addosso?

"Scarto dell'umanità... Lavorare per un demone..." mormorò poggiandolo piano a terra, slegarsi i polsi e legare il ragazzino ad una panca.

Airi si guardò in torno, rendendosi conto della situazione.

"Ma porca merda." si lasciò scappare.

Tutti erano addormentati in un sonno che sembrava più che profondo e due dormienti Siosuke e Rengoku erano in piedi tenendo per la gola due ragazzine più che terrorizzate.

"A quanto pare l'istinto omicida lo sentono pure mentre dormono, eh? Siete capitate male, quei due sono eccezionali, non vi molleranno fino al loro risveglio." disse ridacchiando riferita alle due ragazzine.

Le due si girarono verso di lei cercando di dire qualcosa, ma Airi le ignorò, preferendo piuttosto avvicinarsi ai due uomini e studiare i loro volti.

"Dunque, anche loro dormono. Se io mi sono svegliata suicidandomi probabilmente anche per loro è lo stesso, no? Ora, come faccio a convincere due che pensano di star vivendo un buon momento a suicidarsi?" rifletté ad alta voce.

Posando una mano sulla sua fronte, chiuse gli occhi.

"Uhm, proviamo così."

Diede una forte testata e all'improvviso si ritrovò in un prato fiorito.

La ragazza si guardò intorno ed individuò una bella gazebo ombreggiante sotto la quale c'erano tre figure: un giovane ragazzo dagli occhi rosso sangue e i lunghi capelli color sakura lasciati sciolti che teneva in braccio un neonato dai capelli bianchi e gli occhi neri ed una piccolina dai capelli violetti con le punte bianche e gli occhi in continuo mutamento tra il violetto ed il celeste.

Quando riconobbe un po' i lineamenti di questi ultimi due, si fermò di botto, sentendosi gli occhi lucidi.

"Quelli... siamo io e Keiji?"

Il Kata della StoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora