5. Il responso medico

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Ascoltami, ti prego.

Ti posso aiutare, lasciamelo fare.

Non farti del male, te ne prego. Non voglio vederti soffrire ancora.

Sono qui, vicino a te, devi solo tendermi la mano.

Perché non mi ascolti?

Mi dispiace, non doveva succedere.

Un freddo improvviso l'avvolse e lei si risvegliò, respirando a pieni polmoni. Si sentì fradicia, oltre che infreddolita, e si strinse su se stessa. I suoi movimenti furono più lenti, bloccati dall'acqua che la circondava. Si osservò intorno e vide che era in una vasca da bagno, dove galleggiavano dei pezzi di ghiaccio ormai quasi completamente sciolti. Era svestita, se non per le mutande, e si chiese cosa fosse successo. Nell'ultimo ricordo era vicino alla porta della sua stanza, assieme alla proprietaria, non capiva come fosse finita là.

Il freddo si intensificò e batté i denti, segno che dovesse uscire dall'acqua. Si sollevò e il primo contatto con l'aria esterna la riscaldò, anche se per poco. Con delicatezza scavalcò il bordo della vasca, memore della sua debolezza, e raggiunse il pavimento. Si cinse ancor di più le braccia al petto, trattenendo brividi di freddo, e si guardò attorno. Il locale non aveva asciugatori e dovette ricorrere all'asciugamano posto sul lavandino. Se lo sfregò addosso con foga, cercando di scaldarsi, finché il suo respiro non divenne più regolare.

Ragionò ancora e valutò che fosse svenuta, presa dalla stanchezza. Il perché l'avessero piazzata in una vasca ghiacciata era ancora un mistero.

Si guardò allo specchio e le sembrò di essere ancora più pallida sotto le luci azzurre del bagno, con le labbra completamente blu per il freddo. Più che un astrale, sembrava essere un sintetico uscito dalla sua vasca di contenimento, stordito dal mondo e spossato per lo shock. Non vi era luce nei suoi occhi, né nei stellari che chiazzavano il suo corpo. I capelli turchesi erano appiccicati alla pelle dall'acqua, sembravano quasi in ordine, tranne la frangia lunga fino alle guance e scompigliata.

Era davvero l'ombra di sé stessa, più tesa e magra. Mai si sarebbe aspettata di ridursi in quello stato.

Riscaldatasi, si cinse meglio l'asciugamano addosso, e si avviò verso la porta. L'aprì premendo il pulsante e si sorprese di trovarsi nella sua stanza. La sorpresa scemò quando si ricordò che non era ancora mai entrata in bagno, non avendo gli stessi bisogni degli esseri umani.

Era tutto in ordine, eccetto la sedia della piccola scrivania, spostata di poco e occupata da un uomo che non aveva mai visto prima. Era in ordine, dai capelli grigi ben pettinati ai baffi leggermente arricciati. Indossava una giacca verde smeraldo, resa più scura dall'illuminazione della stanza, e portava un paio di occhiali tondi, sulle cui lenti poteva vedere scorrere dei dati. Erano collegati con un cavo alla suo capo, dove si poteva notare un impianto cibernetico. Aveva una spilla metallica e lei riconobbe il simbolo raffigurato: era un medico certificato, la proprietaria alla fine l'aveva chiamato.

Si morse un labbro per celare la sua irritazione, mentre l'uomo si voltò, notandola. Lo schermo degli occhiali si spense, lasciando vedere due occhi scuri che la fissarono con un velato imbarazzo.

«Rosgh le ha portato anche dei ricambi, sono sulla cesta della biancheria sporca.»

Capì cose le stesse suggerendo, ma non le importò di essere coperta solo da un asciugamano. Aveva ben altro per cui preoccuparsi.

«Cos'è successo?» gli chiese.

L'uomo si schiarì la voce, non felice della sua scelta, ma non obiettò.

Ultimo Bagliore - Libro di MarāDove le storie prendono vita. Scoprilo ora