4. Attesa - Seconda Sessione

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«No, no, in questo modo rischiate che vi mettano una cimice per controllarvi costantemente» disse Noemh a bassa voce.

«E pretendi che io dica che non ce ne fossimo accorti che fossero pezzi dell'Unione? Abbiamo persino grattato via le sigle per nasconderlo» rispose Al-rayā, con lo stesso volume.

«Anche peggio! Colpevoli nel misfatto, non avranno pietà di voi.»

«Questo non ci aiuta, grazie» rispose Wad-ead, uno dei membri della ciurma.

Era l'unico che si fosse inserito nel discorso, assieme ad Al-rayā, passandosi spesso una mano tra i corti e irti capelli giallo limone, così sottili che si potevano vedere due strisce di tatuaggi geometrici scendere dal suo capo.

Ameerā non aveva aperto bocca, ma talvolta si capiva perfettamente la sua opinione, da come scuoteva la testa in segno di dissenso. E più di una volta quel semplice gesto aveva costretto il gruppo a rielaborare il loro piano.

L'ultimo elemento, Ay-shem, ascoltava in silenzio, forse senza seguire appieno i loro discorsi. Il lutto lo colpiva ancora, ma cercava di non darlo troppo a vedere, per non pesare ai compagni, soprattutto in un momento così delicato.

Lei pure non era stata di molte parole. Attendeva di ascoltare tutte le possibilità e inquadrare meglio la situazione. Non sarebbe stato un discorso semplice, ma probabilmente bastava rispolverare un po' di nozionismo di diritto interplanetario, qualcosa che nessuno finora aveva avanzato.

E dopo l'ennesima proposta stupida che sentì, decise di ricordarlo.

«Il giuramento di Ibrahim.» disse, attirando principalmente sguardi confusi.

Come aveva sospettato, nemmeno i diretti interessati se ne ricordavano.

«Il nostro atto di secessione?» chiese Wad-ead, attendendo un chiarimento.

«Non è solo un atto di secessione. È un atto di auto-legislazione, di indipendenza da qualsiasi decisione presa da qualsiasi governo istituito.»

«La nostra nave è la nostra legge, lo prendono perlopiù per un detto, loro e tutti gli altri. Ci ho già provato altre volte, è stato inutile. Senza un codice scritto ci ridono in faccia» rispose secco Al-rayā.

Si dovette ricredere: uno dei diretti interessati se ne ricordava.

«E se è un'astrale a ricordarglielo?»

Il capitano sorrise, sfacciato.

«Magari potrebbe entrare meglio nelle loro capocce codificate, ma dovete essere molto decise, se ammettete la colpa e...»

Una lancia si piantò nel pavimento, con un suono sordo, facendo sussultare tutto il gruppo. Noemh fu l'unica a voltarsi con calma, mentre lei rischiò di essere colta di sorpresa: la presenza di Athena l'aveva percepita alla fine, quando ormai aveva alzato l'arma.

«Cosa state confabulando da mezz'ora?» chiese la giovane, con la tipica voce metallica che caratterizzava tutte le Unità Speciali.

«Pianifichiamo, parliamo d'affari... cose da mercanti» si difese Al-rayā.

«Le astrali non vi servono per questo» rispose Athena.

«Necessitiamo di aggiornamenti, dopotutto siamo legate dal voto di passaggio» rispose lei.

La giovane sorrise, impercettibilmente, e lei si chiese se i suoi compagni avessero scoperto qualcosa di interessante. Pregò che, oltre a quei pezzi segnalati, Al-rayā non le avesse riservato altre sorprese che non le aveva comunicato.

Athena si chinò, senza staccare la presa dalla lancia, facendo scivolare la sua treccia oltre la sua spalla.

Caricò l'energia dentro il suo corpo, per sicurezza, come vide i mercanti avvicinare le mani verso le armi sulla cinta. I loro sguardi erano più tesi ora che c'era quella nuova presenza tra di loro. Non avrebbero potuto discutere liberamente, dovevano restare in silenzio ad attendere, dovendo cedere parte dello spazio ad un ospite sgradito.

«Il vostro volume non è così basso e mi è parso che i vostri affari riguardassero un modo per fregarci.»

Le sue parole non piacquero ai mercanti, che restarono guardinghi, ma notò che non scalfirono minimamente Noemh. Anzi, l'astrale stava osservando Athena, analitica, quasi avesse percepito qualcosa di strano in lei.

«Fregarvi, addirittura? Siamo mercanti onesti noi, contrattiamo» rispose Al- rayā, pacifico.

«I dati universali dicono altrimenti, molte sono le denunce nei vostri confronti. Come vi difenderete, con tali precedenti alle spalle?» domandò Athena.

«Ci proveremo, se ci ascolterete. Un sano dibattito porta sempre a una soluzione» rispose Noemh, tranquilla.

Notò Wad-ead e Hūs-aym sorridere beffardi, mentre Ameerā scosse la testa, negativa.

Le parole dell'astrale parevano paradossali, gentili e quasi utopistiche. Preannunciavano una discussione pacifica, con entrambe le parti pronte a dialogare. Peccato che tutti sapevano che quella non fosse la realtà.

«Ma davvero?» chiese Athena lasciandosi cadere a terra, per poi incrociare le gambe, «Allora sarà divertente vedere la vostra difesa, astrali

Il sospetto si alimentò anche dentro di lei. C'era qualcosa di strano in quella giovane, troppa naturalezza, probabilmente. Si era avvicinata minacciosa, ma non li aveva rimproverati con tono duro e aspro, come era solita fare quella gente. Tutte le Unità Speciali le erano sempre apparse inquadrate, rigide e poco loquaci. In pochi minuti quell'Athena aveva abbandonato tutto ciò, chinandosi tra di loro, conversando quasi con curiosità.

Che fosse una trappola pianificata, per farli cadere in fallo?


Ascolta, Marā.


La voce di Ivah arrivò improvvisa, più della comparsa di Athena. Non era più abituata, dentro di sé credeva ancora che l'avesse abbandonata, dopo le sue aspre parole e i suoi rifiuti.

Perché era ancora là, a consigliarla? Dopo tutti quegli anni, ancora non la capiva, ora meno rispetto a prima.

Nemmeno il suggerimento era chiaro, però decise di seguirlo. Se aveva compreso qualcosa dei suoi errori, era che spesso Ivah le avesse detto la verità, per tutto quel tempo, anche quando lei non voleva ascoltarla.

Si ripeté quella parola nella mente, prima di isolarsi, un istante. Ascoltare, per le astrali, aveva molteplici significati, ma lei si era persa così tanto da aver dimenticato.

Una scia si avvicinò a lei, un flusso così debole che era un mero brivido, una fugace sensazione.

Non era spiacevole, solo quello comprese.

Athena scattò improvvisamente in piedi ed estrasse la lancia, tornando rigida. Un'emozione apparve rapida sul suo volto, prima di sparire, come le sensazioni che lei aveva cercato di cogliere.

Non ebbe tempo di ragionare: dei passi si stavano avvicinando, la squadra stava rientrando.

Si alzò in piedi pure lei, seguita da Noemh. I mercanti compresero e le imitarono, restando però in disparte. Solo Al-rayā si affiancò a loro, serio in volto.

Nathan Cayn fece il suo ingresso nell'hangar, seguito dagli altri membri. Lanciò solo un breve sguardo ad Athena, che chinò immediatamente il capo, quasi si scusasse.

Ascolta.

Forse quelle sensazioni, se fossero state più intense, avrebbero svelato molto di più. 

Ultimo Bagliore - Libro di MarāDove le storie prendono vita. Scoprilo ora