3. Attesa - Prima sessione

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Stava osservando la sabbia viola da parecchio tempo, incapace di formulare un pensiero concreto. Non capiva cosa temesse, di certo non per la sicurezza di Noemh: qualsiasi cosa avesse detto, non potevano farle niente, non riguardava la loro giurisdizione.

Era ben altro che si agitava dentro di lei, una leggera scottatura che poteva divenire un'ustione. Forse doveva articolare meglio la questione e puntare tutto sulla sua persona, su quanto la turbava. Aveva lasciato uno spiraglio, aveva compreso di aver bisogno di un appoggio, da sola sarebbe rimasta persa suo dolore, chiusa nella sua solitudine. Aveva accettato i mercanti, con delle riserve, nate più dalla paura che dalla diffidenza, e forse aveva deciso di accettare pure Noemh, dal momento che l'aveva raggiunta.

Era quella la scottatura, l'idea di aver visto la propria fiducia tradita, proprio dalla persona che le era sembrata più sincera di tutte le altre? Cosa temeva, in realtà?

Qualcuno si avvicinò: era la donna più anziana dei mercanti, Ameerā, cupa in volto come tutti loro. Comprese la loro apprensione, non doveva essere facile avere una pattuglia sulla nave e un'astrale sotto accusa, la stessa astrale che avrebbe dovuto aiutarli.

«Non ne sapevo nulla» disse alla donna.

Si stava togliendo la colpa, lasciando tutto sulle spalle di Noemh. Non era giusto, non la sapeva la verità, ma temeva che quei mercanti perdessero la sua fiducia. Doveva loro ancora molto, anche un sospetto di tradimento le pareva un affronto nei loro confronti.

«Da quanto la conosci?» le chiese Ameerā.

Non vi era rabbia nella sua voce, solo curiosità.

«Tre settimane, forse. È apparsa all'improvviso sulla mia strada.»

«Allora è normale. Nemmeno noi sappiamo molto di te e ti stiamo sfamando da due settimane.»

Aveva ragione, ma non riusciva a sentirsi meglio. Doveva chiarire con Noemh, quello era sicuro.

«Spero non sia nulla. Non vorrei si irritassero, la contrattazione dopo sarà dura» confessò Ameerā, lanciando uno sguardo alla loro guardia.

La tale Athena non si era mai mossa dalla sua postazione. Li guardava fissi, o almeno quello trapelava dalla sua visiera, con la sua lancia nera ben stretta in mano. Si ricordava che fosse viva solo perché ogni tanto respirava, impercettibilmente.

«Al-rayā sta preparando il discorso, non sta andando molto bene, non da quando ha scoperto chi è il nostro uomo», Ameerā le si avvicinò, prima di sussurrarle, «Nathan Cayn, un ex-rastrellatore, mandato a tenere al guinzaglio i pianeti esterni come pensionamento anticipato.»

Un soldato d'assalto di prima linea, quanto doveva soffrire la noia dei pianeti più esterni. Non era qualcuno con cui scherzare, non se gli veniva data la motivazione per ricordare i vecchi fasti.

Fortunatamente i mercanti avevano lei, dalle loro bocche non avrebbe ascoltato alcuna giustificazione.

«Ci penserò io, ve l'ho promesso. Di' ad Al-rayā di stare tranquillo.»

Ameerā annuì, ma poi sospirò, per lanciare pure lei uno sguardo ad Athena.

«Sarò sincera, sono preoccupati per la tua amica. Più che altro sono preoccupati di cosa abbia combinato la tua amica.»

Distolse lo sguardo: non voleva pensarci nemmeno lei, la amareggiava troppo.

«Posso solo chiederti una cosa?»

Annuì, senza alzare lo sguardo.

«Perché viaggia sola anche lei?»

«In quello ci assomigliamo, purtroppo.»

Ultimo Bagliore - Libro di MarāDove le storie prendono vita. Scoprilo ora