Il ronzio del motore, dopo qualche minuto, era divenuto fastidioso, quasi assordante. Le era entrato nella mente, echeggiando ancor di più e impedendole di isolarsi dai suoi pensieri. Piuttosto che sopportarlo, si stava concentrando su di loro, sulla scellerata scelta di Noemh e sull'invito dei mercanti. E, pur di non sopportare quello strazio, aveva deciso di accettarlo, scivolando lungo i scuri corridoi metallici di quella nave.
Il ripensamento giunse presto, tanto che si sarebbe quasi fermata in mezzo al corridoio, lontana dal motore, per riposarsi, trovando un luogo ideale per chiudersi in se stessa. Forse l'aveva fatta desistere l'idea che la trovassero là, a intralciare il loro cammino. Eppure c'era ancora quella leggera curiosità che l'aveva pizzicata ed era aumentata man mano che aveva cercato di isolare il ronzio: per quale motivo era stata invitata a unirsi a loro?
I mercanti erano schivi, li aveva conosciuti e mai si erano mostrati così disponibili. Cedevano la loro fiducia agli esterni con difficoltà, appoggiandosi solo a una piccola cerchia di fidati. E di certo un'astrale solitaria non era la prima persona che invitavano a unirsi a loro, anche per un semplice passaggio.
Si trascinò ancora, finché la luce di Vidia quasi l'accecò, ormai abituata al buio. Era giunta alla cabina di comando, una lunga sala composta, in fondo, davanti alle vetrate, dai veri e propri comandi, mentre il centro sembrava un luogo di ritrovo, dove un largo tappeto violaceo, broccato con motivi neri e geometrici, copriva il terreno. Vi erano dei bassi divani, alti qualche centimetro, dove due membri della ciurma stavano conversando intimamente. Gli altri erano attorno ad una struttura nera e quadrata, un blocco che proiettava degli schermi reticolati azzurrini, dei giochi di strategia con cui i mercanti si stavano svagando, canzonandosi e insultandosi l'un l'altro ad ogni mossa.
Si stavano divertendo, quella era una scena di vita quotidiana, una tranquilla serata tra compagni che si rilassavano. I ricordi affollarono immediatamente la sua mente e lei si ritrasse, prendendo grossi respiri. Sapeva di averli vissuti pure lei, un tempo, e sapere di averli perduti le strozzò la gola. Puntò la parete e la guardò a lungo, concentrandosi, alienando quei pensieri, ma gli schiamazzi continuavano a disturbarla, a portarle alla mente quei lontani momenti in cui anche lei era stata serena, assieme alle sue compagne.
Accettare l'invito era stata una pessima idea, sarebbe tornata nell'hangar, sopportando il motore con i suoi ronzii. Si staccò dalla parete e si avviò, rischiando di scontrarsi con una persona, un altro membro dell'equipaggio che non aveva sentito arrivare. Alzò lo sguardo e, per un istante, il suo volto pallido e i lunghi capelli biondi le sembrarono familiari. Pure lui sembrò riconoscerla, forse meglio di lei.
Decise che non le importò e lo superò, cercando di isolare le voci che continuava a sentire, ormai sovrapposte a quelle dei suoi ricordi.
«Ohi, ma stai bene?»
Si bloccò, confusa: glielo aveva davvero chiesto? Era un mercante, cosa gli importava di lei?
Scosse la testa, decidendo di ignorarlo. Lo stesso, però, volle essere cortese.
«Sto bene, grazie per la preoccupazione. Stavo solo sgranchendo le gambe, prima di tornare al mio alloggio.»
«Sicura? Al-Rayā ti ha invitato ad unirti, non serve che stai nell'hangar.»
Altra preoccupazione, altre cure che non aveva chiesto. Doveva conoscerla, in qualche modo, altrimenti non si sarebbe comportato così.
«Ci conosciamo?» gli chiese voltandosi.
Il mercante sembrò confuso per un istante, ma poi rispose.
«Sì, ti ho prestato il mio coltello qualche sera fa. Ti siamo tutti debitori qua, assieme alla tua amica.»
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Ultimo Bagliore - Libro di Marā
Bilim KurguUna giovane vaga per le infinite strade di Vidia. E' un'astrale, una sacerdotessa di Ivah, uno dei più importanti celesti della galassia. Non ha alcuno scopo, se non annientare i nulli, delle creature aliene giunte da lontano, pronte a distruggere...