5. La città, il santuario

1 0 0
                                    

Noemh era stata rispettosa dei suoi spazi e non aveva aperto bocca per tutto il viaggio, lasciandola riposare.

Il discorso con lei sembrava averla esaurita e aveva passato gran parte del tempo dormendo, perdendosi in un sonno buio e privo di sogni, quello che preferiva. Il moto dell'auto l'aveva cullata, assieme alla brezza. Non le dispiaceva che quel mezzo non avesse un tetto, si sentiva meno chiusa e più libera. Scaricare la tensione era quello che le serviva e quel viaggio l'aveva decisamente rilassata.

La città l'aveva intravista di sfuggita, aprendo gli occhi e vedendo davanti a sé una serie di alti palazzi violacei e blu sorgere in mezzo al deserto, improvvisamente, senza alcuna bassa casa ad anticiparli. Il pallido sole si rifletteva a fatica sulle loro vetrate, rendendoli dei freddi costrutti statuari. L'unica vita era data dalle luci al neon, azzurre come tutte quelle su Vidia. C'era una piccola cinta a delimitarla, forse un posto di blocco, ma non lo seppe dire: dormì quando lo passarono, profondamente, da non sentire nemmeno le voci degli abitanti.

Era stata svegliata da Noemh, delicatamente, e si era sentita parecchio stordita quando si era guardata attorno. Tutto pareva una macchia scura, complice anche il buio che si faceva strada in cielo. La luce azzurra si rifletteva pallida sulle vetrate degli edifici violacei, creando piccoli puntini luminosi sparsi regolarmente sulla loro superficie. Talvolta apparivano delle scritte, azzurre e rosa, a scorrimento, quando non erano su degli schermi pubblicitari a sfondo nero. La zona più luminosa pareva proprio la strada, tra i lampioni e le luci.

Noemh aveva trovato posteggio lungo la via, un colpo di fortuna, siccome non vedeva nessun altro parcheggio libero. Nonostante le macchine, però, la città pareva parecchio vuota, le persone dovevano essersi concentrate dentro gli edifici, forse data anche la vicinanza del coprifuoco.

Si stiracchiò e spinse la portiera, per poi scivolare fuori dalla macchina. Aveva raggiunto il suo obiettivo, per quanto non se ne rendeva completamente conto, ancora stordita. Ora doveva valutare le sue prossime mosse.

Prese un respiro e si concentrò, per cercare la presenza dei nulli. Nelle vicinanze sembravano non esserci sorprese, quel luogo era sicuro. Il gruppo più vicino era nei paraggi della cittadina che si era lasciata alle spalle e si sentì in colpa per non aver concluso il lavoro. Erano sguarniti e temeva che le consorelle potessero non arrivare in tempo. Forse per una volta avrebbe potuto non agire per egoismo nei confronti delle persone.

La colse un capogiro e si appoggiò alla macchina, prima di prendere un respiro. Era ancora debole, per quanto avesse dormito. I trasferimenti di energia di astrale in astrale parevano non durare a lungo, probabilmente funzionavano come il resto dei poteri: se una delle due non era in forze, non avevano la stessa efficacia.

«Va tutto bene?»

Noemh la raggiunse in un momento, preoccupata.

Si morse un labbro e si voltò, per non ammettere la sua debolezza. La riportava al bivio iniziale: scegliere tra l'astrale e Ivah. E purtroppo temeva che la seconda opzione fosse quella più a lungo termine.

«Sì, sono solo stanca.»

«Non vorrei essere insistente, ma...»

«Il patto prevedeva una scorta sino alla città.»

Lo disse per troncare ogni possibile dialogo. Sapeva di irritarla, ma ora quel gioco doveva finire.

«E poi? Non puoi nemmeno combattere in queste condizioni. Da sola non posso darti le energie necessarie e, se vuoi proprio viaggiare da sola, sei messa anche peggio. Ti prego, cerca di valutare razionalmente il problema.»

Aveva ragione, sapeva la avesse. Eppure cedere la portava a perdere uno dei pilastri su cui si era appoggiata, su cui aveva rifondato la sua forza. Se lo perdeva, avrebbe potuto reggersi ancora in piedi?

Ultimo Bagliore - Libro di MarāDove le storie prendono vita. Scoprilo ora