5. La contrattazione

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Il momento era giunto, la contrattazione sarebbe presto iniziata. E lo sguardo duro del comandate faceva trapelare ben poco della diplomazia sperata da Noemh.

«I componenti sono ancora lì, ma penso che voi lo sappiate.» disse Nathan Cayn.

«Se toglievamo le batterie del reattore non ci muovevamo.» rispose Al-rayā.

«Ora potevate farlo, però, siete in un crocevia.»

Il capitano aprì la bocca per ribattere, ma il comandante gli intimò il silenzio con un gesto della mano.

«Non voglio sentire altre scusanti. Il messaggio era chiaro, quindi, non avendo rispettato gli ordini, dovrete pagare quanto dovuto.»

«La mia nave è la mia legge, comandate, se non ve lo siete dimenticato.»

Al-rayā aveva deciso di giocare la carta del giuramento di Ibrahim, ora spettava a lei continuare, convincendo Nathan Cayn.

«E la vostra nave si trova nel territorio del Trimperium. Se lasciassimo agire liberamente qualsiasi persona con velleità di indipendenza, avremo solo che il caos.»

«Voi non ci possedete, bastardi» disse Wad-ead, tentando di avvicinarsi, irritato.

Ameerā lo bloccò e lo guardò con un lungo sguardo di rimprovero, che sbollì i suoi istinti, per il momento.

Vide un cenno di preoccupazione nello sguardo di Al-rayā, soprattutto quando gli occhi freddi e taglienti di Nathan Cayn si posarono su Wad-ead.

«In realtà ha ragione, il Trimperium fa valere la propria legislazione solo su coloro che ne fanno ufficialmente parte, le navi straniere sono intercettate solo se rappresentano un pericolo per la sua stabilità.»

Il comandante posò il suo sguardo verso di lei, abbozzando un sorriso sfrontato.

«Quindi alla fine sei intervenuta, astrale. Stavo perdendo le speranze.»

«Le navi dei clan non appartengono alla vostra giurisdizione, appartengono solo a loro stessi. Quindi, a meno che questo equipaggio non abbia attentato alla sicurezza del Trimperium o abbia con sé merce illegale di elevata pericolosità, questo controllo dovrebbe essere invalidato.» continuò, ignorando il commento.

«E in nome di che cosa loro appartengono a loro stessi? Sono raminghi, tutti i raminghi appartengono alla giurisdizione del territorio da loro percorso. Questa è la legge.»

«Agli occhi dei celestiali qualsiasi patto sancito tra creature senzienti vale da legge. Potrete accusarli, voi, con i vostri codici, ma agli occhi del cosmo non rispettate la parola data. Un torto viene segnato, ricordato, sino a quando non muta e si ripercuote, prima o poi.»

Nathan Cayn sorrise sprezzante, nuovamente, prima di spostare lo sguardo su Noemh.

«Tu, invece, non hai nulla da aggiungere?»

«Lo chiede alla persona sbagliata, lo sa.»

Quella risposta la destabilizzò. Aveva notato che l'astrale non fosse intervenuta per tutto il tempo, ma non vi aveva dato peso. Poteva non aver voglia di affrontare nuovamente il comandate, poteva concordare con le sue parole, non ritirarsi completamente dalla discussione.

Anche Al-rayā non fu felice della risposta, doveva infondergli anche meno fiducia rispetto a prima.

Il disagio ritornò, quella sensazione bruciate dal sapore di tradimento. Perché si stava ritirando? Aveva sempre lottato, almeno nel convincere lei, nel cercare di aiutarla in tutti i modi. Perché adesso si tirava indietro? Non aveva senso, pure aveva cercato di aiutare i mercanti con il discorso.

Ultimo Bagliore - Libro di MarāDove le storie prendono vita. Scoprilo ora