Si sentì soffocare, inizialmente, cinta da una fredda tenaglia. Pian piano, però, si allentò, lasciandola respirare, per quanto sentisse ancora un peso sul suo petto. Inspirava a fatica, quasi la gabbia toracica fosse compressa, ma riusciva a farlo.
Aprì gli occhi e si trovò in uno spazio buio, opprimente, troppo familiare. Prese respiri ancora più frenetici, ricordando il freddo, ricordando la solitudine, ricordando quell'incubo. Era di nuovo sola, abbandonata a se stessa, isolata da tutto. Si sentiva alla deriva, persa in uno spazio senza fine. Temeva di restare prigioniera, chiusa, costretta in quelle tenebre.
Non capiva nemmeno come ci fosse giunta là, c'era stato lo scontro prima e poi aveva perso i sensi. Non le era parso un buon segno, sperava di essersi sbagliata, sperava che fosse successo di peggio con tutta quella polvere viola attorno a lei.
Eppure, ora che guardava meglio, il buio parve meno scuro, meno nero e soprattutto meno glaciale.
Voleva uscire, forse poteva uscire, tornare alla realtà, sapere cosa fosse successo. Non aveva visto la fine, voleva sperare che tutto fosse finito per il meglio, che tutti fossero salvi. Perdendo i sensi, però, si era preclusa il finale, restava solo il dubbio, soffocante come quelle tenebre.
Una fiammella si accese, improvvisamente, in lontananza. Percepiva calore, per quanto lieve, un segnale diverso rispetto l'ultima volta. Poteva essere la sua salvezza, una via d'uscita da quelle sensazioni amare e opprimenti.
La fissò, indecisa, prima di provare ad avvicinarsi. Non aveva altro a cui aggrapparsi, doveva tentare. Il respiro era ancora pesante, stretto dalla paura, ma si sentì più rilassata quando sentì pian piano scaldare.
La fiammella si allungò, intanto, assumendo un piccolo corpo affusolato di una forma non precisata, con delle piccole lingue che potevano sembrare delle piccole braccia.
Parve fissarla con occhi invisibili, scandagliandole l'anima e mettendola ancor più a disagio.
Non temere, va tutto bene.
«Ivah?»
Sì Marā, sono io.
Restò in silenzio, non sapendo cosa dire. Non era priva di domande, ma non le voleva porre, non in quel momento. Quella piccola luce pareva calmarla, dopo troppo tempo. Era piacevole e familiare. Allora perché temeva ad allungare una mano, toccarla per lasciarsi trasportare dal suo calore, per placare la sua anima?
Grazie, per tutto quello che stai facendo. Avrei voluto dirtelo prima, ma era difficile parlarti.
Era difficile parlarti, quelle parole erano veritiere e lo sapeva. Aveva rifiutato i suoi contatti, a lungo, era da poco che li aveva accettati nuovamente, quando aveva desiderato avere qualcuno al suo fianco, annebbiata dal suo dolore. La sfiducia l'aveva portata lontano da tutto quanto avesse creduto, assieme a quella tristezza che aveva scavato un vuoto incolmabile. Si era sentita tradita, non solo dalle sue consorelle. La rabbia ancora ribolliva, non poteva scordare, ma se ne aveva la possibilità, forse poteva chiedere dei chiarimenti.
«Perché non puoi intervenire, perché non ci puoi aiutare, almeno questa volta?»
Ivah non rispose, restò immobile davanti a lei, scrutandola così intensamente che le parve molto più grande di una piccola fiammella.
La risposta la sapeva, per questo Ivah non gliela dava. Era lei che non poteva comprenderla e accettarla in quel momento, come aveva fatto in passato.
«Allora perché le altre astrali non sono qua, con noi, ad aiutarci?»
Io non posso obbligarle, solo consigliarle.
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Ultimo Bagliore - Libro di Marā
Science FictionUna giovane vaga per le infinite strade di Vidia. E' un'astrale, una sacerdotessa di Ivah, uno dei più importanti celesti della galassia. Non ha alcuno scopo, se non annientare i nulli, delle creature aliene giunte da lontano, pronte a distruggere...