6. Difendere a ogni costo

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Il passaggio l'aveva sopportato sino a metà strada. La pressione era aumentata man mano, opprimendole il petto e facendole comprendere che il pericolo fosse grosso. La nave dell'Unità Speciale le era parsa lenta, troppo per le sue esigenze, e aveva deciso di trasportarsi, sperando di non sprecare troppe energie.

I nulli non si stavano muovendo, era un brutto segnale, potevano aver raggiunto il centro. Gli abitanti potevano essere indifesi e lei poteva sopportare, non poteva accettare di restare inerte. Se poteva intervenire, doveva farlo. Non un'altra volta, si era ripetuta, e avrebbe mantenuto la parola. Dopotutto avevano dato le istruzioni a Nathan Cayn e al suo gruppo, quando sarebbero giunti sul posto avrebbero saputo come intervenire.

Seguì le scie, lanciandosi lungo la loro energia, finché quei binari eterei non parvero danneggiarsi e corrompersi. Ne uscì, trovandosi lungo la via principale di un piccolo centro cittadino, circondata dalla folla che scappava urlando. Fu un attimo di stordimento, troppe sensazioni la invasero, compresa una lieve stanchezza, segno che il salto aveva avuto il suo effetto.

Prese rapidamente fiato e alzò lo sguardo, pronta ad affrontare la minaccia. Quando vide quanto aveva davanti, restò sconcertata. Non era un branco, come aveva pensato, ma un'unica creatura, enorme. Non era di una specie che conosceva, aveva zampe come le creature simili ai ragni, alcune più corte, altre più lunghe e appuntite, adatte per scavare il terreno. Il dorso pareva essere ricoperto da tanti piccoli gusci che sembravano man mano divenire una corazza più compatta. Il corpo, per il resto, era un abominio, un'accozzaglia di parti che non appartenevano alla stessa creatura.

Non l'aveva mai visto quel nullo, ma le ricordò quello che aveva affrontato quel giorno lontano; provava le stesse sensazioni, lo stesso timore sordo, la paura di venire sopraffatta da un'entità che mai aveva affrontato in tutti i suoi anni da astrale.

Non c'è l'avrebbe fatta, non da sola.

Ritornò alla realtà, spintonata da una ragazza. I loro sguardi si incrociarono per un istante e capì che lei la riconobbe, o almeno comprese cosa fosse. Vi fu una scintilla di speranza in quella giovane, prima che riprendesse la sua fuga.

Non ancora una volta, ma si era persa nei suoi incubi.

Prese un respiro e si guardò attorno: Noemh non c'era, forse non aveva capito le sue intenzioni o forse non si era fidata di lasciare la squadra da sola, ma di fatto l'aveva lasciata da sola.

Tornò a fissare la creatura: avanzava, distruggendo sotto il suo passo gli edifici, cercando di afferrare quanti ancora erano lungo la strada, rendendoli polvere quando riusciva a colpirli.

Non ancora una volta a costo di qualsiasi cosa.

Iniziò a correre verso il nullo, mentre le membra della creatura si contorcevano sotto le sue grida stridule, simili a lamenti di sofferenza. Cercò di intravvedere il nucleo man mano che si avvicinava e restò sorpresa di venderne non solo due, ma tre, in dislocazioni diverse. Che fosse davvero il risultato di più creature unitesi assieme?

Cosa fosse non importava, doveva fermarlo, prima che continuasse ad avanzare.

Caricò parecchia energia per poi creare una membrana turchese attorno al nullo, bloccandolo nei movimenti. La creatura si trovò spiazzata, incapace di muoversi e iniziò ad agitarsi, sbattendo e ribellandosi. Ogni sferzata parve un contraccolpo su di lei, pesante, ma cercò di resistere, abbastanza per permettere alle persone di allontanarsi il più possibile.

Dopo avrebbe affrontato il nullo, in qualche modo.

La creatura continuò a dimenarsi, a lottare e lei iniziò a sentire i primi segni di stanchezza. Le barriere non erano il suo ruolo, come tutti gli altri che si ostinava a tentare, ma non aveva scelta in quel momento. Rischiò di cadere, di scivolare, ma piantò i piedi a terra, noncurante del caldo che iniziava a percepire.

Ultimo Bagliore - Libro di MarāDove le storie prendono vita. Scoprilo ora