Era da poco dentro la stanza datale dai mercanti, al buio, rannicchiata su se stessa. Non si era nemmeno cambiata, voleva solo isolarsi, in cerca di un senso. Non si ricordava granché del resto della serata, solo una musica più viva, troppe persone che avevano cercato di coinvolgerla e del cibo che si era sforzata a mangiare per riconoscenza. Con Noemh non aveva più parlato, non poteva farlo.
Quel piccolo stellario pareva bruciarle ancora, segno indelebile di qualcosa che non aveva previsto. Non aveva senso, continuava a ripeterselo dal quel momento, esisteva un solo legame e durava per sempre. Lei era l'ultima testimone di quanto vi era stato, non c'era mai stato un altro destino.
Non doveva accadere, non ora che dovevano pianificare le loro mosse, doveva pensare solo a quello a nient'altro. Aveva funzionato sino a quel momento, l'aveva aiutata, era stata meglio.
Desiderava chiarezze, ma era ovvio che da sola non sarebbe mai giunta da nessuna parte. Poteva fare un tentativo, una piccola richiesta, era l'unica persona a cui chiedere dopotutto.
Perché?
Una semplice domanda, ma sapeva che l'avrebbe compresa.
La risposta la sai, Marā.
Ivah le aveva risposto subito, le parve quasi strano. Si era aspettata esitazione, invece non aveva esitato. Forse era sempre stato così, era lei che preferiva dimenticare.
Negò, prima di sprofondare il volto tra le gambe. Non poteva accettarlo, non voleva accettarlo.
Avevi detto...
Io? Sicura?
Valutò le sue parole e le diede ragione: glielo avevano detto le consorelle superiori, quelle che le avevano educate e addestrate. Così era sempre stato, una regola data per tradizione, quindi dettata da Ivah. L'aveva pensato, ma sembrava che ci fossero molti punti oscuri tra l'Ordine e il celeste. Per qualche motivo non se ne meravigliava più.
Non posso, lo stesso. Era una promessa, un giuramento. È quanto mi rimane.
Ivah non rispose, lasciò che il silenzio calasse, che lei riflettesse ancora. Peccato che non sapesse cos'altro aggiungere, era inutile, la conclusione le parve solo quella.
E Noemh? Ora sai la sua storia. Cosa pensi stia provando?
Un moto di rabbia l'invase, prima che fosse oscurato ancora dal senso di colpa. Stava per negare, chiedere perché avesse spostato il soggetto, ma Ivah aveva ragione. Erano in due nella stessa situazione, come prima. Anzi, Noemh forse aveva avuto meno tempo per elaborare la sua perdita e ora lei le veniva gettata addosso, una sconosciuta con cui condivideva solo la stessa solitudine e malinconia.
Non dovevi, con entrambe. Non puoi chiederci di dimenticare.
Non vi sto chiedendo di dimenticare, Marā. Vi sto mostrando che ci può essere altro. Tutto continua, sempre.
Qualcuno bussò alla sua porta e lo ringraziò. Quel discorso non le piaceva, preferiva tagliarlo.
Aprì e trovò Al-rayā davanti a sé.
«Non stavi dormendo, vero?» chiese, notando che la stanza fosse buia, ma lei fosse ancora vestita.
«No, stavo pensando. Abbiamo una lunga ricerca davanti» rispose, mentendo.
Lui non parve molto convinto dalle sue parole, ma non domandò nulla, proseguì con il suo discorso.
«Il comandante mi ha fatto una proposta, prima. Il nostro debito in cambio di un passaggio per voi.»
«Non siete costretti» ribatté, non volendo coinvolgerli ancora.
Avevano la possibilità di uscire da quel pianeta, riprendere i loro commerci e lasciarsi quella terra luttuosa alle spalle. Avrebbero rischiato restando: avevano già perso una persona e quello era quanto lei potesse sopportare.
«No, sarebbe più logico pagare la multa, siccome su quello il comandate è stato irremovibile, e andarsene. Ma c'è una cosa che sembra dargli fastidio, ed è avere voi sulla sua nave. La tua amica gli ha spiegato che, più vi teletrasportate, più sprecate energie e quindi lui ha ritenuto più saggio che le conserviate almeno per gli spostamenti.»
«Possiamo ricaricarci nei santuari, questo glielo ha spiegato?»
Avrebbe fatto di tutto per trovare un'alternativa, dovevano andarsene.
«Voleva ma... ho pensato fosse meglio trovare un altro compromesso.»
Riservò ad Al-rayā un'occhiata poco benevola: non avrebbe mai pensato che avesse manie suicide, non dopo aver rischiato lui stesso di morire per mano di un nullo.
«Siccome nella sua mente quadrata vedeva indispensabile che voi aveste un trasporto e che non fosse il suo, gli ho strappato un lasciapassare del Trimperium nel caso ci trovassimo sotto un altro controllo.»
Stava barattando i suoi traffici con la sua vita. Ora capiva perché tutti dicessero che i clan fossero degli affaristi molto venali, legati principalmente ai loro interessi. Erano disposti a tutto pur di far profitto e quella era la dimostrazione.
«E lui ve l'ha davvero concesso?» domandò, incredula che Nathan Cayn cedesse su un punto simile.
«Sì, ma ci ha precisato che sarà valido solo per una volta, in cambio del favore. Anzi, dei favori.»
«Quali favori?» gli chiese.
Al-rayā sorrise, appoggiando la mano rimastagli sul fianco.
«Sospetta che qualcuno stia trafficando con il governatore di Vidia, da oltre la galassia. Quindi le prime opzioni siamo noi e i rāast. Vuole informazioni sui nostri clan al riguardo, informazioni che stuzzicano pure noi.»
Un permesso speciale e la possibilità di intraprendere traffici con nuove tratte, non le sembrava ancora uno scambio equo. Non sapeva come convincerlo del contrario, non con tutti quei pensieri che le passavano per la mente, occludendola.
Ci avrebbe ragionato il giorno dopo, quando forse sarebbe stata più lucida e concentrata.
«Il problema però è un altro» le disse Al-rayā, tornando improvvisamente serio.
Sospirò, non desiderando sentire altre notizie negative. Quella serata stava divenendo estenuante, lontana dal riposo che tutti le avevano prospettato.
Al-rayā estrasse il suo comunicatore e le proiettò un messaggio.
Capì subito il mittente dallo sfondo, una massa violacea in cui sembrava muoversi una spirale, in un moto continuo e incessante. Punti di luce si univano gli uni agli altri, per poi separarsi, formando una serie di lettere che svaniva man mano che lei muoveva gli occhi.
Letto, lanciò un lungo sguardo ad Al-rayā, per essere sicura di non aver avuto un abbaglio.
«Una delegazione dei sacerdoti della Madre Oscura?»
Lui annuì, serio, prima di spegnere il messaggio e di riporre il comunicatore.
«Non so te, ragazzina, ma io ho la sensazione che questa non sia solo una caccia a delle creature aliene.»
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Ultimo Bagliore - Libro di Marā
Science FictionUna giovane vaga per le infinite strade di Vidia. E' un'astrale, una sacerdotessa di Ivah, uno dei più importanti celesti della galassia. Non ha alcuno scopo, se non annientare i nulli, delle creature aliene giunte da lontano, pronte a distruggere...