Ritorno non pianificato

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<<Mamma, papà>> sentii dire da Colton. Io invece ero immobile sulla soia di casa ad osservare le valige di papà e Cloe. Pensai a quanto tempo mi avrebbero potuto chiudere dentro casa. 

<<Josie, come va tesoro?>> chiese Cloe tranquilla. Io le sorrisi e la strinsi a me quando mi si avvicinò a braccia spalancate. Quella donna era la bontà fatta a persona, mi chiesi come si potesse essere così solari e genuini. Era sicuramente una persona da ammirare, qualcuno da voler diventare in futuro. 

<<Non c'è male>> risposi. Anche papà venne ad abbracciarmi, mi piaceva la sensazione di fiducia che mi infondeva, mi faceva sentire un po' più a casa. Anche lui come Colton e Trenton, con un abbraccio mi faceva sentire protetta. 

<<Stavo pensando che potremmo andare a fare due passi, ti va?>> mi sentivo ansiosa, anche se non sembrava arrabbiato. Sperai vivamente che non mi avesse fatto nessuna ramanzina. 

<<Okay, poso lo zaino prima>> salii in camera e lasciai lo zaino, tornai in soggiorno trovando mio padre con il cappotto addosso. Camminammo in silenzio fino ad arrivare a un bar molto carino, vicino alla spiaggia. Una parete era interamente di vetro, in modo da poter vedere le onde che si infrangevano tra di loro. La schiuma bianca a riva quando l'onda arrivava a termine e poi veniva risucchiata dalla corrente. I colori che predominavano erano il colore della sabbia e il blu oceano. Lo stesso colore degli occhi di Trenton, pensai. Assurdo come tutti i miei pensieri venissero ricondotti a lui.  Ci sedemmo in un angolo appartato, in modo da poter chiacchierare.  

<<Josie, io ... volevo chiederti scusa>> disse subito dopo che il cameriere aveva preso le nostre ordinazioni. Non mi sarei mai aspettata tale parole da mio padre, una delle poche cose che avevo capito di lui era che lui era una persona orgogliosa, alle volte un po' troppo. Vedendo che non proferivo parola continuò il suo discorso. <<Mi spiace essere stato assente per anni, non esserci mai stato per te. Mi pento di aver tradito Cloe quando tuo fratello era ancor piccolo, ma non mi pento di essermi preso la responsabilità di averti come figlia. Non mi pento di essere oggi qui con te>> inevitabilmente mi ritrovai in lacrime. Tutto quello che avevo sempre voluto sapere, o sentir dire da parte sua si era avverato. Lo strinsi a me, riconoscendo il calore che solo un genitore sapeva darti. Capivo solo in parte ciò che lui potesse provare, ma nonostante tutto ero felice di trovarmi in quel posto. Nonostante ciò che avevo dovuto perdere. 

<<La pioggia si fermerà, la notte finirà, il dolore svanirà. La speranza non è mai così persa da non poter essere trovata>> sussurrai al suo orecchio. Lo sentii irrigidirsi, e poi stringermi più forte di prima. 

<<Una volta tua madre mi disse queste identiche parole>> rammentò. 

<<Me le diceva spesso, quasi fosse un mantra. Oggi riesco a capirle fino in fondo. Non mi importa come siamo arrivati a questo punto. Non mi importa che per stare insieme lei sia dovuta morire. Vorrei tanto averla qui con me, ma va bene così>> 

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Una volta tornati a casa cenammo tutti insieme, come non facevamo da qualche giorno. Io e Colton sistemammo la cucina e poi andammo ognuno nella propria camera. Sospirai una volta che poggiai la testa sul cuscino, il corpo sul materasso ad acqua si adagiava alla perfezione. Pensai a come la mia vita nell'ultimo anno fosse cambiata. La mamma si era ammalata, aveva iniziato la chemio, poi era morta. Mi ero trasferita in Florida, a Miami, avevo conosciuto mio padre, il mio fratellastro. Avevo fatto nuove amicizie e ne avevo lasciate altre in Italia. Nicole, Branna, Alan... Trenton. Con quest'ultimo mi chiesi come si fossero svolte le cose. Eravamo amici? Non lo sapevo neppure io, pensai. Volevo mettere in chiaro ciò che eravamo, non potevo stare con lui illudendomi. Non sarei potuta tornare indietro una volta commesse certe cose, e io non volevo pentirmi. Non volevo concedere attimi importanti a una persona che voleva solo passare il tempo. Mi ripromisi di parlare con Trenton, di mettere tutto in chiaro. Anche la faccenda con la bionda. Ecco perché amavo essere mora, le bionde erano stupide e oche, la maggior parte almeno. 

Toc toc 

Alzai lo sguardo verso la persona alla quale aveva bussato e poi aperto la porta della mia camera. Intravidi il viso angelico di Cloe. Ecco, lei era una bionda intelligente, e molto simpatica.
<<Ti disturbo?>> chiese gentilmente. Scossi la testa e mi misi a sedere osservandola avvicinarsi al letto. Prese posto di fianco a me, facendo abbassare anche se di poco il materasso. <<Ho sempre avuto paura di poter bucare questi materassi>> confessò ridacchiando. 

<<Ho pensato la stessa cosa la prima notte in cui ci ho dormito>> ridacchiai insieme a lei. 

<<Io ci penso tutte le notti. Comunque ... sono venuta per portarti questo>> aveva in mano un pacchettino blu, non l'avevo notato prima. Mi porse il pacchetto e con lo sguardo mi incitò ad aprirlo. Scartai la carta blu, ritrovandomi uno scatolo del medesimo colore. Scostai il tappo dello scatolino e ne uscii una piccola bandana con il logo di New York. Il mio sguardo scattò su quello di Cloe, ormai lucido. Ero commossa dal suo gesto, era stata molto carina. Notai come i suoi occhi fossero lucidi tanto quanto i miei. 

<<Grazie>> mormorai piano, le lacrime che cercavo di non far sgorgare. <<La prima bandana che la mamma mi portò fu' quella dell'Irlanda. Non aveva potuto portarmi con se e per farmi perdonare me ne comprò una. Faceva sempre così, per tutte le regioni dell'Italia. E anche paesi dell'Europa>> mormorai fissando la piccola stoffa che avevo tra le mani.

<<Sono contenta che ti piaccia. Stavo pensando che potremmo appenderle per la stanza, oppure farci una coperta per il College>> propose. Alla parola College, però mi irrigidii. 

<<Nell'ultimo anno è stato tutto così incasinato che non ho minimamente pensato all'università>> mormorai pensierosa. Non avrei mai pensato di poter frequentare un college in America, figuriamoci viverci. Ma tutto era cambiato, e dovevo pensare a un piano per il mio futuro. 

<<Beh, non c'è problema. Pensa a qualche college, nei fine settimana potremmo andare a visitarne qualcuno. Potremmo anche usufruire delle vacanze natalizie.. C'è ancora tanto tempo per decidere>> sorrise rassicurante, e improvvisamente non mi sembrò più di essere in ritardo. 

<<Grazie, Cloe, davvero>> mormorai e senza pensarci due volte l'abbracciai. Non esitò un secondo ad abbracciarmi e mi disse che tutto sarebbe andato bene. Ci sperai davvero, e con quel gesto iniziai a pensarlo anch'io. Quando uscì dalla mia camera mi augurò la buonanotte, e spense la luce sotto mia richiesta. Infilai il pigiama, la stanza illuminata solo dalla mia piccola abat-jour. Indossai la maglia nera larga e il pantaloncino a scacchi. Poi mi rifugiai sotto il grande piumone. L'inverno si avvicinava e io iniziavo a prendere le strane abitudini degli Americani, eppure per metà lo ero. Mi rannicchiai su me stessa, abitudine che avevo fin da piccola e sorrisi. Forse la mia felicità non era del tutto persa. Ce l'avrei fatta, avrei ritrovato il sorriso, per te mamma, solo per te.  


Can't live without youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora