Cuore al bando

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Alle prime luci dell'alba le strade erano deserte, tranne che per chi come me , aveva deciso di andare a fare una passeggiata o una corsa mattutina. Sicuramente mi starete dando della pazza per aver deciso di alzami a un orario fuori dalla norma in un giorno scolastico. Ma avevo bisogno di pensare, di assemblare tutti gli avvenimenti che erano accaduti negli ultimi giorni. Il mio primo pensiero?
Mia mamma. Dio solo sa quanto mi mancava , con i suoi consigli e con i suoi comportamenti che mi davano sui nervi. Se ripenso a tutte le torte di compleanno che mi ha preparato , e che non mi preparerà mai più il mio morale cadeva a terra. Ma ripensai alla promessa fatta, le lacrime non la riporteranno qui.
Dicono che il lutto abbia cinque fasi.
La fase della negazione.
La fase della rabbia.
La fase della contrattazione.
La fase della depressione .
E ... quella  dell'accettazione.
Metà di quelle fasi le avevo passate nei sei mesi in cui mia mamma peggiorava a vista d'occhio. La negazione , la rabbia e la contrattazione. A mio parere la Contrattazione era la peggiore, cercavi di trovare una risposta che però non riuscivi a trovare , sentendoti inutile  e sempre più vicina alla soia della pazzia. 
La fase della depressione , quella è stata faticosa. Non riesci a non  trovare una cosa o una persona che ti ricordi di lei. Il taglio degli occhi, o i capelli ambrati, una statuina che aveva visto o di cui mi aveva parlato. Più cercavi di togliertela dalla testa , più ti trovavi a pensarla . Pensavo ai giorni senza di lei, i compleanni che avrebbe saltato, le feste natalizie, il mio diploma... Non avrei avuto la mia mamma per i miei 18 anni, non avrei potuto lamentarmi per le troppe attenzioni che infondo mi piacevano. Non avrei sentito " Sei una donna ormai piccola mia, ma sarai sempre la mia bambina" .  
E poi c'era l'accettazione. Non ero neanche sicura di esserci arrivata, ma se così non fosse , non lo davo a vedere. Ero un po' risentita dal fatto di non aver detto a nessuno di mia madre, ma ero anche sicura che mi avrebbero guardato con occhi diversi.
Quando guardai l'orologio sul display del cellulare, mi resi conto dell'ora tarda. Se volevo farmi una doccia mi sarei dovuta sbrigare a tornare a casa. Avevo girato per più di un'ora per il quartiere, gironzolando per qualche isolato. Una volta a casa trovai papà seduto in  cucina a leggere il giornale e Cloe intenta a preparare la colazione. 

<<Buongiorno>> dissi sorridente, il telefono in una mano con avvolte le cuffiette.  

<<Corsa mattutina?>> chiese papà. Gli sorrisi annuendo, prima di avviarmi per le scale. Entrai in camera fermandomi davanti l'armadio. Presi un Jeans chiaro, una maglia a maniche lunghe nera, una cintura in pelle nera. Decisi che avrei indossato una felpa con la zip dello stesso colore della maglia per evitare che sentissi troppo freddo. Anche a Miami l'inverno stava arrivando, in Italia già era arrivato da un bel po'. Ricordo i giorni di pioggia passati a casa con James , Dio quanto mi mancava il mio amico.  I ricordi dei giorni in cui era lui a venirmi a prendere quando stavo male e mamma lavorava. Uscivamo da scuola, poi mi comprava il gelato oppure mi preparava un cioccolata calda per farmi stare meglio. La prima volta che andai a ballare fu' sempre lui a portarmici. Il giorno prima non l'avevo sentito quindi mi ripromisi di mandargli un messaggio o magari di chiamarlo , per sapere come stava.  Una volta che mi lavai indossai i vestiti che avevo scelto prima. Con le calzette ai piedi andai in camera per poi prendere le mie VANCE . Sospirai constatando che erano davvero rovinate, per non parlare del colore sporco che avevano preso.  Magari avrei potute comprarne un altro paio, magari bordeaux invece che nere.  Feci scivolare il mio piede all'interno della scarpe e allacciai le scarpe. Bussarono alla porta , aprendola senza che io dicessi niente così mi ritrovai a guardare la figura di Colton davanti la porta. 

<<Sei pronta? Dobbiamo partire prima il coach vuole parlare con la squadra >>  parlò con un tono di voce pacato e dispiaciuto. Non era stato per niente bello quello che Colton mi aveva detto, le sue parole mi rimbombavano in testa, ma non poteva crogiolarsi per aver detto delle cose sulla base del niente. Infondo lui non conosceva mia mamma, e neanche a me. Tenergli il muso o farlo stare male non aveva senso. Ovviamente se ci avrebbe riprovato lo avrei fatto a pezzi, ma in quel caso era solo stato un momento di rabbia. Gli rivolsi un sorriso e risposi. 

<<Devo solo prendere alcuni libri e sono pronta>>  Lui uscì dalla mia stanza mentre io mi avvicinavo alla scrivania per prendere alcuni libri e infilarli dentro una borsa nera. 
Mi ricordai solo in quel momento di avere i capelli bagnati . Mi sbattei una mano sulla fronte davanti alla porta della mia stanza.  Andai in bagno e presi degli elastici. Scesi freneticamente le scale mentre mi legava i capelli in due trecce laterali. Sperai con tutta me stessa che venissero dritte e senza ciuffi  che uscissero da ogni parte della mia testa.  Una volta giù entrai in cucina , camminavo lateralmente in modo che la borsa non mi scivolasse giù dal braccio. A pensarci ero buffa, molto buffa mentre prendevo un waffle e lo portavo alla bocca , tenendolo tra i denti.  Poi presi a farmi la seconda treccia, avevo i capelli troppo lunghi! Il pensiero di tagliarli mi sfiorò per un secondo la mente, ma poi scossi la testa scacciando quel pensiero orribile. 

<<Buona giornata!>> parlai a denti stretti in modo che la mia colazione non cadesse. Uscii di casa trovando Colton già in macchina , concentrato sul suo telefono. Entrai in macchina guardandomi i capelli dallo specchietto retrovisore.  Alla fin fine non erano proprio improponibili, sospirai me ne sarei fatta una ragione.
Arrivati a metà strada Colton prese a  parlare. 

<<Se tu volessi o Trent volesse ...
provarci ... >> incominciò ma lo bloccai  sul nascere.

<<Colton, io non volevo farti un torto né tantomeno interessarmi al tuo migliore amico>> dissi affranta. Mi sentivo in colpa , come se avessi distrutto una cosa di una vita.
<<Non sono sicura di voler iniziare una storia. Il mio cuore sta facendo fatica a riprendersi , non sono sicura di volerlo mettere al bando . Non ora , almeno>>  dissi sincera arricciando le mie labbra con un piccolo sorriso malinconico.

<<Trenton è davvero un ragazzo d'oro se impari a conoscerlo>> disse come a convincermi. Stava cercando di farmi credere che stare con Trent fosse la cosa giusta,  forse per sentirsi meno in colpa.  Non risposi rimanendo a rimuginare sulle sue parole. Una volta nel parcheggio della scuola scesi dall'auto per essere affiancata subito dopo da Colton . Mi poggiò un braccio sulle spalle e mi avvicinò a sé lasciandomi un dolce bacio sulla testa. In sorriso spontaneo spuntò sulle mie labbra , per come comparse sparì alla vista di quello che per un attimo mi parve un incubo. Trenton al centro del parcheggio stava baciando una biondina tutta trucco e con pochi vestiti. Mi bloccai sul posto e con me anche Colton che guardava la scena con sguardo suicida. Io invece mi limitai soltanto a distogliere lo sguardo  e a ingoiare il groppo che mi era salito in gola. Sentii gli occhi pizzicarmi e anche il naso, ma mi imposi mentalmente di non cedere agli occhi di coloro che non meritavano neanche uno sguardo da parte mia. Mi girai verso Colton attirando la sua attenzione e feci quello che mi riusciva meglio.  Nascosi le mie emozioni dietro un sorriso dolce come il miele e lo trascinai dentro dicendogli che qualsiasi cosa avesse in mente non ne sarebbe valsa la pena di perdere un amico.

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