Normalità

58 2 0
                                    

Dopo quella sera cercai di tornare alla "normalità". Ripresi a partecipare alle lezioni in modo adeguato, scontai le mie ore di punizione e partecipai a gli allenamenti. Tutto nella norma di un adolescente qualsiasi. Per quanto fossi presa da Trenton mi ripromisi di parlargli della bionda. Era una questione che dovevamo chiudere, in modo da poter andare avanti ed essere sicura di non soffrire. Quella mattina mi alzai dal letto con una strana sensazione, quasi piacevole. Di papà e Cloe ancora neanche l'ombra. Decisi di alzarmi e andare a farmi una bella doccia. Una volta dentro il bagno mi spogliai rimanendo nuda e poi entrai nel box doccia. L'acqua divenne quasi subito calda e mi rilassai a quel contatto. Insaponai ogni lembo di pelle e feci anche lo shampoo due volte, tutto per poter rimanere sotto il getto dell'acqua calda. Con enorme dispiacere uscii di lì e mi avvolsi in un asciugamano rosa. Asciugai i capelli, li pettinai, stesi la crema sul mio corpo e mi truccai, in modo da far sparire le mie occhiaie ormai perennemente presenti.  Andai in camera ed uscii alcuni vestiti dall'armadio li indossai e mi guardai allo specchio. Avevo indossato un jeans chiaro stretto in vita e morbido sulle gambe, poi un cardigan corto chiuso con dei rombi che mi fasciava il seno. Legai due lembi dei miei capelli con un elastico e aggiunsi un nastrino che ricadeva per tutta la lunghezza dei miei capelli. Scossi la testa in modo infantile per far muovere il nastro. Ridacchiai di me stessa alle volte ero davvero infantile. Indossai le mie scarpe bianche della Nike e afferrai il mio zaino, che prontamente avevo preparato la sera prima. Scesi al piano di sotto per fare colazione e vidi Colton intento a preparare i Pancake. A quella scena sorrisi, era adorabile. 

<<Allora sorella, hai intenzione di rimanere lì impalata?>> mi chiese mettendo i pancake nei piatti , così ridacchiando presi posto  vicino a lui. 

<<Allora fratello, come mai così felice?>> chiesi. Lui si girò a guardarmi come se stessi dicendo una menzogna, ma capendo che con me non attaccava sospirò. 

<<Se ti dico una cosa, puoi promettermi di non dire niente?>> chiese ansioso, annuii senza pensarci. <<Mi piace Nicole>> se ne uscì di getto. 

<<Oh, mio dio. Ma davvero?>> chiesi con finta sorpresa.

<<Non mi sembri sorpresa>> mormorò confuso.

<<Colton, non sono ceca. Vi scambiate sempre occhiate e poi sono sicura che alla festa sia successo qualcosa>> spiegai. <<E gli allenamenti al parco? Volevate solo parlare?>> chiesi ridendo. 

<<Non ridere, capito? Tu che mi dici, con Trent?>> a quella domanda smisi davvero di ridere. 

<<Non mi sono scordata che mi ha preso in giro quel giorno a scuola. Ma devo ammettere che non mi è indifferente>> mormorai alzandomi dallo sgabello. Posai il piatto nel lavandino e lavandolo ripresi a parlare. <<Voglio mettere le cose in chiaro. Non voglio che lui si trasformi in un ripiego per il mio dolore ne io per il suo divertimento>> ammisi. Lo sentii dietro di me e quando mi girai mi sorrise. 

<<Mi sembra un buon inizio>>

******************

Il tragitto è stato leggero viste le chiacchiere con Colton. Insieme entrammo a scuola come se nulla fosse, mi sentivo veramente bene con Colton. Era un fratello fantastico, quello che tutte le ragazze vorrebbero. La scuola era affollata come sempre, si rischiava sempre che qualcuno ti venisse addosso e che ti toccassero il culo. Quest'ultimo era un riferimento puramente casuale, niente a che vedere con la mia quasi sospensione. E riguardo a questo di mio padre e Cloe nessuna notizia. Quindi nessuna punizione in vista.  Arrivai al mio armadietto mentre Colton andava al suo. Riposi alcuni libri e anche qualche quaderno, tranne le cose delle prime ore. Quando chiusi l'armadietto vidi un viso familiare. 

<<Ciao>> disse soltanto.

<<Ciao>> risposi soltanto. Rimanemmo lì ad osservarci ma prima che uno dei due potesse dire altro i ragazzi arrivarono come degli uragani. 

<<Joo>> disse Alan prendendomi in braccio e facendomi volteggiare. Quando mi rimise giù traballai un po' prima di riacquistare l'equilibrio. Lo guardai con un sopracciglio alzato. 

<<Si può sapere perché diavolo sei così contento?>> chiesi ridendo. 

<<Perché noi, cara saputella, abbiamo una partita nel weekend>> disse contento. Improvvisamente io mi sentii in ansia, non avevo ancora giocato in una partita. E se poi facevo la figura della rimbambita? 

<<Sembra che tu stia avendo una crisi di panico>> disse Alan divertito. Mentre Trenton, Colton ed Ethan se la ridevano. 

<<Perché dovrei essere nel panico? Sono solo alta un metro e sessantacinque, voi siete dei bestioni spietati e io in confronto non intimidisco neanche una mosca>> forse ero stata un po' troppo dura con me stessa. Non giocavo male ma ero veramente bassa. 

<<Sei davvero così bassa?>> chiese Ethan. Lo fulminai con lo sguardo e feci un passo intimidatorio verso di lui. <<Già, non fai per niente paura>> continuò.

<<Hey, non prendere in giro Jojo, solo io posso insultare la mia nana>> lo guardai male e anche se mi aveva definita sua, cosa che mi fece sciogliere non mi scordai ciò che mi aveva detto.  Così arrabbiata con tutti me ne andai in classe ma non li fermò dal seguirmi. Prima di entrare in classe il braccio di Trent si posò sulle mie spalle. Tutti fecero uno strano sussulto, neanche ci fossimo baciati. O fossimo nudi davanti a loro, ridicoli.

<<Attiri troppa attenzione per i miei gusti>> dissi guardandolo in quei occhi che tanto mi piacevano. 

<<Ed è un problema?>> chiese con un sorrisetto. 

<<Non necessariamente>>
Le lezioni passarono veloci e anche gli allenamenti. Trenton e Colton avevano gli allenamenti di Football nello stesso momento dei miei di Basket. Così una volta che fummo tutti fuori dagli spogliatoi ci incontrammo tutti nel parcheggio. Stavo per raggiungere i ragazzi davanti alla macchina di Colton, quando qualcuno mi venne addosso. Dio, che male. Ma di che erano fatti gli Americani, marmo? Quando alzai lo sguardo vidi un viso familiare, era lo stesso ragazzo dello scontro in corridoio. Quello che mi aveva definita famosa, si. Non avevo in mente il nome, però. 

<<Ancora tu?>> chiese con un sorriso, un sorriso che mi sapeva di marcio. 

<<Già>> dissi allontanandomi. Quello mi bloccò per un braccio, mi sentii come violata. Non mi piaceva che la gente mi toccasse e ancor meno mi piaceva questo tizio. 

<<Giù le mani, Parker>> riconobbi la voce di Trent. Subito mi sentii protetta, mi sentivo come se fossi invincibile. E questo era solo uno dei tanti effetti che mi faceva Trenton. 

<<Trenton, è sempre un piacere vederti>> disse ironico. Mi stava davvero antipatico. 

<<Non è lo stesso per me, Parker. Stai lontano da Josie e non ti succederà niente, oppure puoi sfidare la fortuna>> disse Trenton quasi in un ringhio. Mi staccai con forza da Parker e istintivamente mi nascosi dietro Trenton. Sentii dietro di me i ragazzi, si percepiva un certo astio tra di loro. Possibile che tutti provassero così tanto odio? 

<<Okay, andiamo a casa>> dissi richiamando l'attenzione di tutti. 

<<Non avrei mai pensato che tu potessi trovarti una ragazza così carina>> rise Parker, che odioso. 

<<Io non avrei mai pensato che mi potesse venire così voglia di prendere a schiaffi qualcuno>> Non mi resi conto che a parlare ero stata io fino a quando tutti mi avevano rivolto la loro attenzione. <<Okay, andiamo>> mi girai e trascinai con me Trenton, e i ragazzi anche se esitanti si smossero anche loro.

Can't live without youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora