Imbarazzante

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Il  volo era durato fin troppe ore , arrivai che era primo pomeriggio. Scesi dall'aereo trasportando il mio bagaglio a mano . Ne avrei dovuti recuperare ancora due , due valigie gigantesche. Uscendo dall'aereo varcai una soia e mi ritrovai davanti moltissime persone. Chi aveva una valigia , chi invece, teneva in mano un foglio con i nomi e cognomi  delle persone che aspettavano. Scrutai ancora la folla , cercando il volto di mio padre. Quando lo vidi istintivamente sorrisi. Camminai verso di lui , quando lo ebbi davanti mi fermai.

<<Josette>> sussurrò , aveva la mia stessa espressione in faccia . Un sorriso indecifrabile, e in testa milioni di domande e pensieri. Era un bell'uomo , alto , dai capelli castani e due occhi giada. Proprio come me , solo che io assomigliavo alla mamma . 

<<Preferisco, Josie>> dette quelle parole mi catapultai tra le sue braccia. Per mesi avevo pensato che sensazione avessi provato abbracciandolo. Sentivo una sensazione familiare , mi sentivo di nuovo a casa. All'inizio rimase immobile per la sorpresa ma quando ricambiò capii che anche lui aspettava quel momento.  

<<Andiamo a recuperare le tue valigie e poi andiamo a casa>> mi staccai dal nostro abbraccio e lui mi posò una mano sulla schiena , guidandomi verso il recupero valigie. Quando le trovammo le portammo in macchina . Dal finestrino dell'auto potevo vedere benissimo la spiaggia , i grattacieli.

 Dal finestrino dell'auto potevo vedere benissimo la spiaggia , i grattacieli

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 Era ottobre inoltrato , ma faceva comunque caldissimo. Quando la macchina si fermò mi girai di scatto verso mio padre. Con un dito gli indicai la villa davanti a noi. Era una cosa pazzesca, in Italia certe case non c'erano. La mia nuova casa era a due piani ,con tanto di soffitta , un giardino, una piscina e tantissime altre cose da quello che si poteva capire da fuori. Mio padre mi guardò con aria divertita , il cancello davanti a noi si aprì . Proseguimmo per tutto il vialetto e poi scendemmo dall'auto . Wow . Ero eccitata alla sola idea di vedere la mia camera . Quando entrammo dentro casa mi ritrovai in un salotto , il colore che predominava era il il bianco accompagnato dal nero. Il divano era enorme , in pelle nera , un tavolino bianco e una TV grande tanto quanto me. La casa era illuminata dalle infinite finestre che rendevano l'ambiente luminoso.

<<Ti piace, Joset... Josie?>> sorrisi e annuii ancora incantata dalla casa. Una donna arrivò da un corridoio che non avevo notato prima. Aveva i capelli biondi , occhi azzurri e un sorriso contagioso. Aveva l'aria simpatica , anche indossando un vestitino da signora con tanto di tacchi.  

<<Ciao Josie , non ti dispiace se ti chiamo così , vero?>> oddio , parlava tanto quanto me . Sorrisi ancora, avevo smesso di sorridere da troppo tempo. Cloe , la moglie di mio padre, nonché la mia matrigna, si offrì di farmi fare il giro della casa. Lasciammo mio padre dentro , mentre mi mostrava il giardino. C'era un bellissimo gazebo dal colore bianco , con tanto di divanetto e tavolino. Nel giardino c'erano fiori di tutti i tipi , a qualcuno qui piaceva il giardinaggio. Quando entrammo mi mostrò la cucina, la sala da pranzo , il suo studio e quello di mio padre, quando salimmo al piano di sopra non stavo più nella pelle. Cloe mi incitò ad aprire la porta di quella che sarebbe stata la mia nuova stanza. Abbassai la maniglia della porta  e quello che mi si proietto davanti mi lasciò a bocca aperta. La stanza era di un leggero grigio , illuminato dalla grande vetrata che si affacciava al giardino. Una cabina armadio , una scrivani , e una piccola Toillettina tutte dal colore bianco. Il letto attaccato al muro dalle lenzuola nere e sopra una coperta grigia.  Notai una porta ,sicuramente era il bagno. Il mio bagno! Poco dopo notai sul comodino una piccola cornice. Mi avvicinai ad osservare la foto, raffigurava me e la mamma; quando ancora non avevamo scoperto della sua malattia. Dopo che si ammalò non volle farsi più foto , per via della calvizia e della faccia scavata.

<<Io mi sono permessa di stampare la foto ... pensavo ti potesse aiutare ad ambientarti>> disse insicura. Mi girai a guardarla , aveva avuto un bel pensiero. Era davvero una donna fantastica.

<<Grazie >> fu' l'unica parola che riuscii a proferire. Lei ricambiò il sorriso , con mia sorpresa mi raggiunse e mi abbracciò. 

<<Tra poco Colton tornerà a casa , per ora puoi riposare o continuare ad esplorare>> mi fece l'occhiolino e mi lasciò da sola nella mia nuova stanza . Mi sedetti sul letto e ci sprofondai. Era un materasso ad acqua, l'avevo sempre sognato. Era proprio come l'avevo immaginato , anzi meglio. Incominciai a sistemare i vestiti , papà aveva sicuramente portato su le mie valigie . Nella cabina armadio c'era tantissimo spazio. Quando sentii una porta al piano di sotto chiudersi e poi un urlo , capii che Colton era a casa. Decisi di aspettare qualche minuto , poi scesi le scale. Da piccola sognavo di avere un fratello maggiore. Ma non sapevo se Colton avesse mai desiderato una sorellina. Il fatto che non riuscissi a farmi accettare da lui mi impauriva. Percorsi le scale piano , mentre prendevo un respiro profondo. Andai in cucina da dove provenivano le voci ed esitante entrai. 

Le voci si fermarono e si girarono tutti a guardarmi .  Un forte senso di imbarazzo mi pervase. Lo potevo notare anche nello sguardo di Colton , non sapeva cosa fare o dire. 

<< Josette  , è un piacere conoscerti>> disse in fine. Almeno uno di noi ebbe il coraggio di parlare. Colton era quasi la mia fotocopia. Aveva gli stessi colori di occhi e capelli , miei e di nostro padre. Ma aveva anche tratti presi da Cloe . Mio fratello era un gran figo! Hey, mica io ero brutta , ma ...  lui scherzava . 

<<Chiamami Josie , è ... è un piacere anche per me conoscerti>> in fondo eravamo fratelli. Ed ero davvero curiosa di conoscerlo, speravo che fosse lo stesso per lui. 

<<Vi lasciamo un po' da soli , così potete conoscervi meglio>> Cloe e papà si dileguarono, lasciando me e mio fratello nel più totale e profondo disagio. 

<<Imbarazzante>> pensai , ma quando Colton rise capii di averlo detto ad alta voce. Almeno non mi aveva dato torto.

<<Ti va una partita alla Play?>> annuii. Tutto pur di uscire da quella situazione , e poi molte volte avevo giocato con James a casa in Italia. Collegò tutto l'occorrente e mi passo un Joystick. Era un gioco di combattimento , lo stesso di James , ma non riuscivo a memorizzare mai il nome del gioco.  In un primo momento lo usavo con cautela , come se potesse esplodere da un momento all'altro , poi ci presi la mano . Nella prima partita vinse Colton , nelle altre tre lo battei . Quando mi disse che baravo scoppiai a ridere dicendogli che era impossibile. 

<<Cosa combinate?>> nostro padre arrivò alle nostre spalle . Quando notò che stavamo davanti la TV rimase sorpreso . Cos'avevano contro le ragazze che giocavano alla Play?

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