Attacco di panico

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A testa bassa uscii dall'ufficio del preside. Nessuno proferì parola mentre uscivamo dalla segreteria.  Fuori trovai tutti i ragazzi del gruppo. Colton, Tyler , Nicole , Branna ...
Mi chiesi come avevano fatto a scoprirlo così in fretta.

<<Quanto siete nei guai?>> chiese Alan con la sua solita delicatezza rivolto a Trenton.  Tutto il gruppo era lì davanti la segreteria che ci scrutava con sguardi tra il preoccupato e il curioso. Sguardi che non mi avevano mai garbato.

<<Siamo in punizione, oggi e domani >> disse Trenton. Non lo guardai anche se gli ero grata per aver preso a pugni quello, ero ancora arrabbiata per il bacio con la bionda. In realtà non avevo guardato nessuno in faccia, le scarpe che portavo quel giorno mi parvero molto interessanti.

<<Siete?>> chiese Colton in allerta, annuii mentre mi torturavo le mani.

<<Il preside pensa che sia giusto punire anche Josie perché è come se ci avesse istigato lei a prenderci a pugni. Che cazzata>> spiegò Trent.

<<Quanto si arrabbierà nostro padre? >> chiesi quasi in un sussurro. Alzai lo sguardo su Colton , la sua espressione non prometteva niente di buono. Si precipitò su di me prendendomi il viso tra le mani. 

<<E questo?!>> chiese quasi urlando. Appoggiò delicatamente il pollice sull'ematoma violaceo all'altezza dell'occhio. Sibilai dal dolore quando le sue ruvide dita entrarono in contatto con la mia pelle. 

<<Mio dio Josie, sarà meglio andare in infermeria a prendere un po' di ghiaccio>> disse Branna. Annuii , in quel momento volevo solo allontanarmi . Da tutte quelle attenzioni che mi facevano sentire a disagio , da quegli sguardi di pietà e da lui. Mi sentivo come tornata al funerale della mamma. 

<<Ti accompagno , tesoro>> Branna mi  guardava compassionevole, e non potei non odiare quello sguardo. Corrucciai il volto e abbassai nuovamente lo sguardo sulle mie scarpe confusa e abbattuta allo stesso tempo. 

<<Tranquilla vado sola>> parlai più freddamente di quanto avessi voluto, risultando a me stessa troppo brusca. Mi girai e mi allontanai da tutti camminando frettolosamente. Ma forse non abbastanza perché uno di loro potesse raggiungermi. Mi sentii afferrare per un braccio e attirata a un petto duro come l'acciaio. 

<<Hey, tutto okay?>> chiese dolcemente. Guardai negli occhi Trenton e mi sentii destabilizzata. Mi sentivo mancare l'aria, ma non per il motivo per cui avrei dovuto, in teoria. Mi mancava il fiato e sentivo che stavo tremando. 

<<Jojo, ti senti bene?>>  ero confusa e accaldata. Mi affrettai a staccarmi da lui e a rispondere che andava tutto bene. Odiavo farmi vedere così prima di un ... un attacco di panico. Dovevo arrivare in infermeria, o in bagno. Ovunque pur di allontanarmi da loro . 

<<Puoi lasciarmi stare ,sto bene>> Lui indietreggiò come se l'avessi colpito in piena faccia. Mi dispiaceva trattarlo così ,  anche se un po' se lo meritava. Mi allontanai nuovamente e stavolta nessuno cercò di fermarmi. Più mi avvicinavo in infermeria più mi sentivo agitata e priva di forze. Dopo quelli che mi sembravano moltissimi passi mi sentii cadere per terra , i miei occhi si chiusero . Il mio ultimo pensiero fu quello di non aver compiuto poi così tanti passi, non dopo che sentii la voce di Trenton, anche se mi parve lontana anni luce. 

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Avrei tanto voluto che gli Umpa Lumpa uscissero dalla mia testa e tornassero alla fabbrica di cioccolato. Mugugnai sicuramente qualcosa di incomprensibile. Non so con quale forza innaturale riuscii ad aprire gli occhi , anche se ben presto capii che non fu una grande idea. La luce mi accecò facendomi mugugnare ancora. Mi sentivo come in dopo sbornia, ma era impossibile ...credo. Misi tutte le mie forze per ricordare l'ultima cosa che avevo fatto. Come un colpo di fulmine tutto tornò a galla e subito il mio pensiero andò a dove mi trovassi e a come ci ero arrivata. Mi alzai di scatto con il solo busto e constatai di trovarmi nella mia stanza. Una fitta dolorosa di propagò alla nuca.

<<Quando sei svenuta hai sbattuto la testa>> non mi sorprende che non mi sia accorta della presenza di Cloe vicino a me. A quanto pare però lei sapeva cos'era successo, forse meglio di me. Avevo la bocca asciutta e Cloe sembrò accorgersene perché mi passò un bicchiere d'acqua. Lo tracannai e in poche sorsate il bicchiere fu vuoto e la mia bocca meno asciutta.

 <<Come ti senti?>> chiese preoccupata. Bella domanda, come mi sentivo? Ero confusa? Certo che sì. Dolorante? Anche. Imbarazzata? Tantissimo! Mi morsi il labbro cercando una parola, o una frase adatta da dire.

<<Credo bene>> parlai a mezza voce. Anche se mi ero svegliata probabilmente da un lungo sonno, ero ancora stanca.

<<Trenton ci ha raccontato tutto, dalla lite in corridoio al probabile attacco di panico>> posò una mano sulla mia muovendola sue giù dolcemente con un gesto materno . Attacco di panico, quelle parole si ripetevano nella mia testa come un disco rotto.   

<<Josie...>> Cloe attirò la mia attenzione, così mi costrinsi a guardarla negli occhi. <<... era la prima volta che ti succedeva?>> provai a dire qualcosa ma alla fine mi limitai a scuotere la testa. Lei mi sorrise tristemente , si alzò dal letto dicendomi che mi stava andando a prendere qualcosa da mangiare. 

<<La prima volta è stato ...è  stato quando ho scoperto che la mamma si è ammalata. Non l'ho mai detto alla mamma , ne a nessun altro >> parlai tenendo lo sguardo rivolto verso la finestra.
Il sole stava tramontando creando così diverse sfumature nel cielo. Quello spettacolo fu offuscato dalle lacrime che mi impedivano di vedere bene. Sentii il materasso abbassarsi e poi le braccia di Cloe stringersi intorno al mio corpo. Quel gesto diede il via libera a una lunga serie di lacrime e singhiozzi. 

<<Pensavo che venendo qui mi sarei lasciata tutto alle spalle, che sarei stata occupata a farmi una nuova vita tanto da non  pensare alla mamma>> la mia voce era tremante, così come il  resto del corpo scosso dai singhiozzi. Cloe mi fece poggiare la testa sulle sue gambe, la sua mano che scorreva accarezzandomi i capelli lentamente. 

<<Non puoi cancellare il dolore, Josie. Puoi solo provare a conviverci fin quando non sarai pronta a voltare pagina. Con il tempo starai meglio , ma per ora devi solo trovare qualcosa che ti aiuti anche solo a ricordare come stavi prima. Come stavi sei mesi fa. Com'era la tua vita in Italia. Magari qui non sarà lo stesso, forse non lo sarà mai , ma devi provarci. Devi farlo per te stessa, hai tutta la vita davanti >> la sua mano non si fermò e la sua voce era rassicurante. 

<<E se non riuscissi a trovare qualcosa per cui andare avanti?>> chiesi timorosa. 

<<Magari l'hai già trovata ma ancora non lo sai>> Forse, sì. Cloe era una persona meravigliosa, era come se sapesse sempre cosa dire. Forse quella cosa, in realtà erano delle persone. Avevo ritrovato mio padre, avevo scoperto di avere un fratello e ... forse degli amici fantastici. 

<<Certe notti la sogno senza però distinguere la realtà dalla finzione.  E quando mi sveglio mi viene spontaneo cercarla solo per dirle che l'ho sognata>> la mia voce era impregnata dal rancore. Rancore di non essermi goduta tutti i piccoli momenti con mia madre. Per tutta la durata della conversazione né lacrime né singhiozzi si sono fermati. Dev'essere stato per quello che mi sentii distrutta e pronta a cadere in un sonno profondo. L'ultima cosa che sentii furono le parole di Cloe. 

<<Andrà tutto bene>> Speravo davvero che avesse ragione.

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Nuovo capitolo,  spero vi piaccia !
Commentate e votate.
A presto

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