CAPITOLO VI.

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Keishin sbadiglió, cercando di tenere gli occhi aperti: non aveva praticamente dormito. Alla fine era rimasto sveglio per ore a chiacchierare con Takaeda, ignorando l'inevitabile scorrere del tempo. Il proprietario del luogo era affascinato dalle conoscenze del dottore e continuava a fargli domande; lui dal canto suo si era informato il più possibile sui ragazzi, rimanendo colpito dal modo in cui il moro dimostrasse di tenerci a loro.
Alla fine la serata gli era stata molto utile anche per decidere che tipo di terapia utilizzare con ognuno di loro, ma avrebbe preferito comunque se fosse riuscito a concedersi qualche ora in più di sonno.
Qualcuno bussò alla porta della sua stanza; si infilò una maglietta ed andrò ad aprire la porta.
- Buongiorno dottore- Ittetsunon riuscì a trattenere un piccolo sbadiglio mentre parlava, assumendo un'espressione adorabile.
- Buongiorno direttore- il biondo si spostò per lasciarlo entrare.
- Mi chiami pure Takaeda: dopo ieri sera mi farebbe strana tutta quella formalità- commentò l'uomo, andando ad appoggiare il vassoio sulla scrivania dell'altro, che intanto richiuse la porta.
- Non ha tutti i torti... Allora lei mi chiami pure Ukai. E dammi direttamente del tu- rispose. L'altro fece un piccolo sorriso.
- Volentieri. Noto che stamattina non ha... Non hai ancora firmato- commentó.
- Mi sono appena svegliato- ammise l'altro.
- Mi dispiace, è colpa mia: non avrei dovuto tenerti sveglio così tanto per parlare- si scusó Ittetsu.
- Non è stato un problema; anzi, mi ha aiutato a capire come fare con ognuno dei ragazzi- lo rassicuró il biondo.
- Ti senti pronto ad iniziare?-.
- Dopo una bella tazza di caffè lo sarò- affermó Keishin
- Allora ti lascio a fare colazione, così recuperi le forze!- Ittetsu fece un cenno di saluto e si diresse verso la porta.
- Takaeda- lo richiamò il dottore, facendolo voltare - se vuoi possiamo fare i pasti assieme d'ora in poi-. In quei giorni avevano mangiato ognuno nel proprio studio, impegnati nelle loro faccende. Ma Keishin temeva che sarebbe impazzito a parlare solo con i ragazzi; inoltre, nonostante fosse un tipo decisamente poco mattiniero, in quei giorni aveva notato che parlare con l'altro gli risultava piuttosto semplice. Era una compagnia piacevole e voleva approfittarne, dato che comunque doveva stare lì.
- Volentieri!- sorrise il direttore.
- Allora ci vediamo dopo a pranzo; buon lavoro dottore, metticela tutta- lo salutò prima di uscire.
Keishin non poté non pensare che quei ragazzi erano stati molto fortunati a trovare un luogo simile in cui rifugiarsi: con una persona come lui intorno, chiunque si sarebbe sentito rassicurato. Ed il dottore ora si sentiva più carico che mai per iniziare.

Yutaro aveva già tentato varie terapie e pensava di sapere cosa il dottore gli avrebbe detto di fare. Per questo rimase sconvolto dal foglio che l'uomo gli aveva messo davanti.
Guardò Kunimi, seduto sul divano di fianco a lui: anche l'altro ragazzo sembrava confuso dal foglio che aveva in mano.
- Mi scusi, questo... Cosa significa?- chiese, alzando lo sguardo sul dottore, seduto sulla poltrona di fronte a loro.
- Sono le vostre terapie. A te ho indicato i momenti in cui puoi svolgere atti sessuali, a Kunimi gli orari in cui provare a dormire. Sbaglio o, dopo che avete fatto sesso, riesci a dormire meglio?- fece notare.
Akira si irrigidí.
- Lei come sa che facciamo sesso?- Yutaro sentiva la rabbia crescere dentro di lui. Come aveva fatto quell'uomo a saperlo? Le uniche persone a cui l'avevano detto esplicitamente erano Oikawa e Iwaizumi, anche se erano certi che tutti gli altri lo sapessero; ma era sicuro che nessuno di loro avesse parlato.
- Basta osservarvi per capirlo. Quando le manie di Kindaichi diventano insopportabili sparite in una stanza per almeno tre ore, e dato che non penso che il corpo di Kunimi sia in grado di reggere così tanto ho dedotto che lui si addormenti dopo e riesca a dormire per un po'-.
I due non risposero: non potevano dire altro, il dottore aveva già compreso tutto. Per cui l'uomo continuó con la spiegazione della terapia.
- Farete sesso al pomeriggio, dopo pranzo, in modo che Kunimi si possa riposare, e prima di andare a letto. L'unica altra volta vi è concessa durante la notte, ma solo a patto che Kunimi si svegli da solo. So che sarà dura, ma Kunimi devi cercare di non provare a dormire durante il resto del giorno: un modo per battere l'insonnia è cercare di regolarizzare il sonno. Inoltre, a Kindaichi sarà vietato cedere ai suoi impulsi sessuali mentre tu stai dormendo-.
Entrambi i ragazzi capirono il motivo si quella regola: in quel modo, più Kunimi riusciva a dormire, più Kidaichi avrebbe imparato a controllarsi.
- Per il resto del giorno, per ora, potrai fare come vorrai- continuò Ukai.
- Scusi... Cos'è questa sessione di allenamento mattutino?- mormorò Kunimi.
- Servirà ad entrambi. Tu hai bisogno di riattivare il tuo corpo; ovviamente non ti dico di correre per tre ore di fila, all'inizio basta anche solo un po' di stretching, magari all'aperto. E tu, Kindaichi, devi trovare qualcosa che al momento sostituisca gli atti sessuali tenendo impegnato il tuo corpo. Inoltre così avrete qualcosa di certo da fare la mattina e ci saranno meno possibilità che non rispettiate i vostri orari- spiegò. I due ragazzi non potevano negare che avesse una sua logica. A vedere gli orari scritti sembrava una cosa folle, ma spiegata dal dottore era probabilmente la terapia migliore che avessero mai provato. Il dottore aveva anche scritto loro quali esercizi consigliava per iniziare.
- Ricordatevi che è importante che vi aiutate a vicenda: Kunimi, fai notare a Kindaichi quando sta compiendo qualche atto sessuale senza accorgersene. Kindaichi, tieni sveglio Kunimi durante gli orari in cui non deve dormire- continuó l'uomo. I due annuirono, ormai convinti ad ascoltare qualsiasi consiglio il dottore gli avrebbe dato.
- Un'ultima cosa. Soprattutto all'inizio, abituarsi sarà dura, ma è necessario per poter guarire. La cosa più importante è trovare un obiettivo che vi permetta di andare avanti. Trovate una buona motivazione, e sarete già a metà strada- affermó Keishin.
Yutaro conosceva già la sua motivazione: non voleva più fare del male al suo migliore amico. E ci sarebbe riuscito ad ogni costo.
- Se non avete domande, potete andare-. I due ragazzi si alzarono.
- Grazie dottore- gli disse Yutaro.
- Arrivederci- mormoró Akira, ed entrambi uscirono dalla stanza.
- Cosa vuoi fare?- chiese Yutaro.
Akira fissò il foglio che aveva in mano per un attimo.
- Andiamo in palestra- decise poi.
A Yutaro sfuggì un sorriso: anche prima che gli venisse diagnosticato il suo disturbo, non avrebbe mai pensato di sentire quella frase uscire dalla bocca dell'amico.
Così i due si avviarono insieme verso la palestra.

HAIKYU:LA MIA CURADove le storie prendono vita. Scoprilo ora