Ittetsu aprí lentamente la porta, trovando tutti gli altri fuori dalla stanza. Aveva detto loro di tornare in camera, ma non avevano voluto saperne.
- Come sta?- chiese Yamaguchi mentre lui chiudeva la porta alle sue spalle.
Il dottore lo affiancò; fino a poche ore prima sarebbe scappato probabilmente, ma in quel momento il direttore trovò rassicurante la presenza dell'altro.
- È vivo-. Un sospiro di sollievo si levò dal gruppo e Yachi si asciugó le lacrime. Per ora era stata l'unica a piangere, tutti gli altri stavano cercando di essere forti per Yamaguchi. Dal canto suo, il ragazzo dai capelli verdi non sapeva come reagire.
Quando aveva trovato il suo amico in quelle condizioni, come prima cosa aveva urlato, mentre si gettava da lui per aiutarlo. Non ricordava neanche chi lo avesse aiutato a tirarlo giù in tempo, o a portarlo fino in infermeria.
Per fortuna Takaeda aveva fatto dei corsi di medicina.
Adesso, non sapeva cosa pensare. Da un lato stava male, perché aveva appena rischiato di perdere la persona a cui teneva di più nella vita; dall'altro era arrabbiato, non capiva perché l'avesse fatto; c'era anche una parte che si dava la colpa, perché il suo migliore amico aveva provato a suicidarsi e lui non aveva neanche mai pensato che sarebbe potuta accadere una cosa simile.
- Dovrebbe riprendersi tra non molto. Ragazzi vi consiglio di tornare di lá, non potrete entrare tutti comunque. Vi farò sapere quando si sveglierà, va bene?-.
- Dai ragazzi, lasciamolo riposare- mormorò Daichi. Strinse leggermente a sé Suga, che stava trattenendo le lacrime da prima, e convinse gli altri a seguirlo.
- Dottore, dobbiamo parlare- affermò Hajime, avvicinandosi ad Ukai insieme ad Oikawa. Il biondo annuí e si voltò verso Takaeda.
- Vengo a darle il cambio appena ho finito- affermò. Il direttore annuì, e poco dopo si ritrovò solo con Yamaguchi, Hinata e Kageyama.
- Immagino che non ti convinceró ad allontanarti vero?- sospirò. Tadashi scosse la testa.
- E io non abbandono Yamaguchi in questo stato- affermò Shoyo. Ittetsu guardò Kageyama, la cui espressione diceva chiaramente "se rimane lui rimango anch'io".
- Nell'infermeria c'è un altro letto, ma conto che si svegli tra poco. Fatevi portare qualcosa da mangiare, mi raccomando. Io vado nel mio studio, è la porta qui di fianco: torneró tra poco, va bene?-.
- Certo direttore-. Dato che Hinata stava guardando Yamaguchi, che fissava la porta con sguardo spento, fu Tobio a rispondere.
Takaeda guardò quest'ultimo, come a dirgli "te li affido", per poi ritirarsi nel suo ufficio.
- Dovreste andare anche voi- affermò Tadashi, appoggiando una mano sulla maniglia della porta.
- Sei mio amico, non ti lascio- affermò Shoyo - so che probabilmente le tue emozioni al momento sono talmente confuse che non le distingui, ma potresti crollare da un momento all'altro-. Tadashi era ben consapevole della sua debolezza, per cui non potè che concordare con le parole dell'amico.
Aprì la porta, entrando nell'infermeria. Sdraiato sul letto centrale c'era Tsukki, con una flebo attaccata al braccio, degli elettrodi sul petto collegati ad una macchina che teneva sotto controllo il battito cardiaco e un tubicino sotto alle due narici per aiutarlo a respirare. Intorno al collo aveva il segno rosso lasciato dal lenzuolo.
Tobio vide Hinata sussultare a quella vista. Avrebbe voluto portarlo via da lì: era vero che entrambi litigavano spesso con Tsukishima, ma sapeva bene quanto il più basso fosse sensibile e che non avrebbe mai potuto avercela davvero con nessuno. Proprio per questo però sapeva anche che non si sarebbe lasciato prendere dalle emozioni finché non fosse stato certo che Yamaguchi sarebbe riuscito a cavarsela.
Infatti Shoyo, dopo lo shock iniziale, imitò l'amico, che aveva preso una sedia per sistemarsi di fianco al letto.
Tadashi si sedette e rimase a fissare Tsukki: era più pallido del solito. Ma era vivo. Il macchinario collegato al suo cuore lo confermava. Ma era troppo pallido.
Tobio si sistemó vicino ad Hinata; mentre Shoyo allungava la mano per accarezzare la schiena di Yamaguchi, Tobio strinse l'altra mano di Hinata con la sua, per poi portare lo sguardo su Tsukishima.
Non poté fare a meno di pensare che era un idiota: se Yamaguchi significava per Tsukishima ciò che Hinata significava per lui, allora era stato veramente un idiota a pensare di andarsene. Lui non avrebbe mai potuto abbandonare Hinata, non sapendo quanto ci tenesse a lui.
Fare del male alla persona che ami... Si, Tsukishima doveva essere proprio un idiota.

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HAIKYU:LA MIA CURA
Fanfic- Il primo passo per guarire è ammettere di essere malati-. Ukai è sempre stato un dottore fuori dal comune, i suoi metodi sono diversi da quelli degli altri psicologi; proprio per questo Takaeda deciderà di contattarlo come psicologo per la sua str...