CAPITOLO XIX.

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- Da quanto tempo non mangiavo il gelato!- esclamò Ittetsu, continuando a camminare.
- Direttore, non hai proprio una vita oltre al lavoro vero?- commentó Keishin.
- Gestire qualcosa non è così semplice, ti porta via tutto il tempo, soprattutto se la gente ci vive e... Oh, quel libro lo aspetto da tempo!-.
Keishin rabbrividì: non amava le librerie, ma dato che l'altro si era fiondato all'interno di una di esse senza problemi non potè fare altro che seguirlo.
Osservò Ittetsu girare felice come un bambino e sorrise; alla fine aveva fatto bene a proporgli di allontanarsi, quell'uomo aveva bisogno di un po' di gioventù. Dopotutto era appena trent'enne, non era così vecchio da dover rinunciare completamente al divertimento. Anzi, a suo parere non si era mai troppo vecchi per rinunciarvici. Sperava che anche i ragazzi imparassero quella lezione: il mondo aveva bisogno di meno problemi e più divertimento.

- Shoyo, puoi venire con me?- Kenma si alzò e si voltò verso l'amico, che annuì sorpreso alla sua richiesta e si alzò a sua volta.
- Dove andate?- chiese Tetsuro.
- Segreto- prima che il corvino potesse dire altro, i due sparirono tra la folla.
- Pensi stia male? Magari lui ed Hinata...- mormoró Yaku.
- Hinata al momento sta bene, non è quello- lo rassicuró Tobio, che sapeva bene quando l'altro avesse bisogno di scappare in bagno, ma non era quello il momento.
- Stessa cosa per Kenma- confermó Tetsuro, che comunque non comprendeva il motivo di quell'abbandono improvviso.
- Dove stiamo andando?- chiese Shoyo, felice che Kenma avesse chiamato lui per quella camminata improvvisa. Amava stare con Kageyama, ma ultimamente aveva passato poco tempo con l'amico biondo ed un po' gli dispiaceva.
- Ti ricordi il negozio di peluche di prima?- gli chiese Kenma. Non gli piaceva stare in mezzo a tutta quella gente, sentiva i loro sguardi addosso e li odiava: si era dimenticato di quella sensazione. Non avrebbe voluto separarsi da Kuuro, ma la situazione lo richiedeva; e inoltre la compagnia di Shoyo lo faceva stare più tranquillo. Lo aveva visto stare male, i loro disturbi erano simili quindi in quegli anni non erano state rare le volte in cui si erano ritrovati nella stessa situazione di malessere, ma la gioia che mostrava l'arancione negli altri momenti tranquillizzava Kenma. Non nel modo in cui lo rassicurava stare con Kuuro, ma abbastanza da sopportare la folla.
- Certo!-.
- Ecco, Kuuro è stato tutta la mattina con me in sala giochi e volevo ringraziarlo. Non sono molto bravo con i regali, ma dato che lui mi ha comprato un peluche...- mormorò.
- È un pensiero molto carino! Vedrai che Kuuro lo apprezzerà; apprezza tutto quello che fai- affermò Shoyo.
- Non esagerare-.
- È vero! Quando stai facendo qualcosa ti guarda sempre in modo orgoglioso e con un sorriso dolce in volto- dichiarò Shoyo. Sapeva bene che Kenma quando faceva qualcosa si concentrava tanto da non accorgersi del mondo esterno, ma pensava che il biondo se ne fosse accorto; non era così, per Kenma quel dettaglio era completamente nuovo.
- Ti stai confondendo con Kageyama- affermó con convinzione.
- Kageyama mi guarda così?- chiese stupito Shoyo.
- Si, ogni volta che sei allegro. Ha quello sguardo da "è la cosa migliore e più perfetta che mi sia capitata" che fa salire il diabete- borbottò Kenma. Il sorriso di Shoyo si allargò.
- Se Kageyama ha davvero lo sguardo come quello di Kuuro, deve amarmi più di quanto pensassi- sussurrò.
La mente di Kenma si bloccó un attimo su quelle parole. Se quello sguardo significava davvero "amore", e se quello che aveva detto Shoyo era vero, allora...
- Oh, ecco il negozio!- esclamò l'arancione, entrando nel negozio di peluche.
Kenma scosse la testa: probabilmente l'amico si era confuso, non sarebbe stata la prima volta.
- Tutto bene?- chiese Shoyo, vedendo che il biondo sembrava pensieroso.
- Mi sento solo un po' pesante- mormorò Kenma. Non era una bugia, aveva davvero l'impressione di aver mangiato troppo.
- Kageyama mi ha detto che è normale sentirsi un po' gonfi dopo i pasti, ma passa- dichiaró Shoyo. Si ripeteva quella frase ogni volta che si sentiva così, come per ricordare a sé stesso che non c'era nulla che non andasse in lui.
Kenma rimase sorpreso nel sentire quelle parole uscire proprio dalla bocca di Shoyo, ma non poté fare altro che concordare.
- Allora, cosa pensavi di prendergli? Sono tutti così carini!- esclamò Shoyo. Kenma iniziò a guardarsi intorno, ed il suo sguardo venne catturato da un gatto nero con lo sguardo curioso.
- Che ci fa Kuuro trasformato in un peluche?- borbottò, facendo ridere Shoyo.
- Vuoi prendergli quello?-. Kenma annuì e prese il peluche dallo scaffale, dirigendosi poi verso la cassa.
- Kageyama mi ha scritto che sono andati alla pista, ci aspettano lì- lo informó Shoyo mentre uscivano dal negozio.
- Shoyo... Tu... Ecco... Come gliel'hai detto? Che ti piace- mormorò Kenma. Mai avrebbe pensato di chiedere consigli del genere, ma non avrebbe neanche mai pensato di darne sulle emozioni ad Akashi.
- Be' mi conosci, non sono bravo a tenermi le cose dentro. Una volta che l'ho capito non ho potuto trattenermi... E l'alcool ed essere chiusi in uno sgabuzzino hanno aiutato- ridacchiò lui.
- Capisco- mormorò Kenma.
- A chi ti devi dichiarare?- chiese Shoyo.
- A nessuno! Era per curiosità- il biondo voltó leggermente la testa in modo che l'altro non vedesse la sua espressione.
- Certo, fingerò di crederci... O ecco gli altri!- Shoyo aumentó il passo e Kenma fu costretto a fare lo stesso per non perdersi.
La maggior parte dei ragazzi erano già dentro la pista, e tra quelli fuori c'erano Kageyama e Kuuro che li stavano aspettando.
- Non vale, sui pattini sembri più alto- si lamentó Shoyo, raggiungendo Kageyama.
- Ma lo sarai anche tu no?- gli fece notare Tobio. Vide gli occhi del più basso illuminarsi mentre afferrava i pattini. Shoyo si appoggiò a lui per indossare le nuove scarpature, dopodiché entrambi salirono sulla pista.
- Sai pattinare?- chiese Shoyo.
- No, tu?-.
- No-. I due si guardarono un attimo, cercando di capire cosa fare.
- Ehm, potremmo forse...- Shoyo provò a muoversi, ma sentì il terreno mancarsi sotto i piedi; si aggrappò a Tobio, che intanto aveva cercato di muoversi per afferrarlo, ottenendo così come unico risultato di cadere entrambi a terra.
Si guardarono e scoppiarono a ridere. Tobio non aveva mai riso così tanto come da quando aveva accettato i suoi sentimenti per Hinata; si chinò verso l'altro e gli diede un bacio.
Shoyo rimase piacevolmente sorpreso da quel gesto, che lo fece sorridere.
Tobio si aggrappò al bordo, riuscendo ad alzarsi, e porse la mano a Shoyo per aiutarlo a fare lo stesso.
- Ci riproviamo?- gli chiese.
- Tutte le volte che vuoi-.
- Quei due si ammazzeranno- dichiarò Kenma.
- Almeno lo faranno insieme- rise Tetsuro.
- Adesso mi spieghi il motivo della fuga di prima?- gli chiese; non gli era sfuggito che il biondo avesse nascosto qualcosa dietro la schiena, e stava resistendo alla tentazione di sbirciare... Cosa che non gli sarebbe stata difficile data la diversità d'altezza.
- Ehm... Ecco..- Kenma non sapeva esattamente cosa dire, per cui tirò fuori il peluche e lo porse a Kuuro - volevo ringraziarti per il regalo e per essere stato con me in sala giochi- mormorò, con lo sguardo basso.
Dopo qualche secondo senza risposta, Kenma alzò la testa e vide le lacrime negli occhi di Kuuro.
- Kuuro? Stai bene?- non fece in tempo a finire la domanda che si trovò stretto tra le braccia dell'altro.
Era raro che Kenma gli mostrasse affetto, soprattutto con gesti simili, e nonostante non ne avesse bisogno per sapere quanto l'altro gli volesse bene, era felice che il biondo riservasse solo a lui quei piccoli gesti d'affetto che lo facevano sentire speciale.
- Grazie gattino- sussurrò Tetsuro.
- Kuuro è solo un peluche...- mormorò Kenma, imbarazzato, ma felice di aver avuto quell'idea.
- È un tuo regalo, non potrà mai essere solo un peluche- sussurrò Tetsuro. Kenma sorrise.
- Lo metto insieme al mio?- gli chiese.
- Certo: non si separeranno mai- affermó Tetsuro, staccandosi dall'abbraccio e osservando il bassino andare ad appoggiare il peluche di fianco al gattino che gli aveva preso prima, lasciato su una panchina insieme a tutti gli altri.
Lo raggiunse e gli passò i pattini. Kenma li guardò per un attimo e Tetsuro sospirò.
- Te li metto io- affermò, chinandosi ed afferrando i pattini. Kenma si tolse le scarpe ed osservó Kuuro. Si era sempre preso cura di lui, ogni giorno da quando si erano conosciuti; nonostante il biondo fosse restio a fare nuove conoscenze o avere amici, Kuuro non si era tirato indietro, e per quanto lo spronasse a provare ad uscire qualche volta non l'avrebbe mai obbligato a fare qualcosa che non voleva.
Quando aveva iniziato ad avere problemi di derealizzazione, una parte di lui era stata felice di potersi prendere per una volta lui cura dell'altro. Kuuro era indispensabile nella sua vita, non avrebbe voluto perderlo per niente al mondo.
Si morse il labbro; se gliel'avesse confessato, l'avrebbe perso? Non poteva permetterselo. Ma quanto ancora avrebbe dovuto trattenersi? Non era impaziente come Shoyo, ma ogni tanto si chiedeva cosa gli avrebbe risposto Kuuro, come l'avrebbe presa, se fosse rimasto comunque al suo fianco.
Si, di quello ne era certo: Kuuro sarebbe sempre stato al suo fianco.
- Fatto- Tetsuro si alzò e gli porse la mano; Kenma la afferrò e, un po' traballante, seguí l'altro verso la pista.
- Sei pronto?-.
- Neanche un po'-. Tetsuro rise.
- Non preoccuparti: ci penso io a te- affermó Tetsuro. Kenma fece un piccolo sorriso.
- Allora mi affido a te-.

HAIKYU:LA MIA CURADove le storie prendono vita. Scoprilo ora