CAPITOLO XXI.

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Keishin si lasciò cadere a letto: era parecchio distrutto. Quel giorno aveva dovuto parlare ai ragazzi di una nuova proposta, ed erano ormai tre sere che passava ore in piedi a parlare con il direttore.
Solitamente gli risultava semplice gestire i sentimenti nei confronti dei suoi pazienti, ma con Takaeda gli riusciva difficile.
Psicopatia... Aveva immaginato che anche il dottore avesse avuto trascorsi con gli psicologi, ma non credeva così intensi. Aveva appurato lui stesso che adesso era guarito, ma pareva che l'uomo temesse di ricaderci se si fosse affezionato troppo a qualcuno e di fare del male agli altri. E quello era un altro dei motivi per cui aveva creato un luogo dove tutti si sentissero al sicuro... E dove gli esterni non potevano entrare in contatto con lui.
Keishin sospirò e chiuse gli occhi: probabilmente, presto avrebbe dovuto applicare lo stesso metodo che consigliava sempre ai suoi pazienti. Sperava solo di esserne in grado come lo erano stati loro.

- Come pensi che sarà rivedere tua madre?- chiese Hajime, tirandosi su e trovandosi faccia a faccia con Oikawa.
- Non ne ho idea- ammise il castano - e tu con tuo padre?-. Hajime non rispose e riprese a fare gli addominali, mentre l'amico gli teneva fermi i piedi.
Hajime aveva discusso con suo padre anni prima: l'uomo non credeva che il figlio fosse malato e pensava che allontanandolo da Oikawa sarebbe stato bene; e nonostante il ragazzo sapesse perfettamente che il suo disturbo era colpa di Kirai, non avrebbe comunque mai lasciato l'amico da solo.
Toru al contrario non vedeva la madre da tempo perché lei era troppo spaventata dall'altra personalità del figlio, e lo riteneva un debole perché non riusciva a controllarsi.
- Entrerai con me?- gli chiese Toru. Hajime si fermò nuovamente e guardò l'amico negli occhi.
- Hai paura di come reagirà lei o di come reagirà lui?- gli chiese.
- Entrambi- ammise Toru. Hajime sospiró.
- Certo che entro con te Shittikawa-. Toru sorrise, rassicurato.
- Ma immagino di non poter ricambiare il favore-.
- Mio padre ti farebbe fuori- confermò Hajime, tornando ai suoi esercizi.
- Anche se so che mi proteggeresti, facciamo che ti aspetto fuori- rise Toru. Però aveva ragione: Hajime l'avrebbe protetto ad ogni costo.
Toru aggrottò la fronte.
- Ma che fanno quelli?-.

- Sei pronto?-.
- Sicuro di quello che fai?-.
- Certo; non preoccuparti, ci penso io a te-.
- Non mi farà male?-.
- Sarò delicato, te lo prometto-.
- Allora... Va bene-.
- Inizio-. Chikara serrò le labbra.
- Ti fa male?-.
- Un pochino- ammise.
- Vedrai che abituandoti diventerà piacevole. Apri un pochino di più le gambe, va bene?-.
- Ma così non farà più male?-.
- Si ma ti abituerai prima-.
- Ahia, fa male!-.
- Solo perché non ci sei abituato-.
- Tu lo sei?-.
- Io faccio stretching tutti i giorni- Ryu premette un pochino di più sulla schiena dell'amico, che si sforzò di abbassarsi ancora tenendo le gambe più aperte possibile; ma non era mai stato un tipo snodato.
- Sicuro che lo stretching debba fare così male?- chiese Chikara, voltandosi.
- Tranquillo, adesso passiamo alla parte tranquilla- affermò Ryu, alzandosi e permettendo ad Ennoshita di tornare su.
- Meno male- sospirò Chikara. Aveva deciso di seguire Tanaka nei suoi esercizi, ma non pensava di essere così tanto fuori allenamento.
- Sei stato bravo- affermò Ryu.
- Si ma ora sono distrutto- sospirò Chikara, che non si sentiva più i muscoli. Ryu si portò alle sue spalle e lo strinse in un abbraccio, lasciandogli un bacio sul collo.
Il moro non badó al fatto che in palestra ci fossero anche Oikawa ed Iwaizumi ed assecondó il suo ragazzo.
Per Chikara rivedere i suoi genitori sarebbe stato difficile: era stato lui ad allontanarli, logorato dalla paura che potessero essere dei sosia, e ora sperava di riuscire a gestire quella sua paura come stava imparando a fare con i suoi amici. Ma sapeva che per Ryu sarebbe stato ancora peggio; il dottore gli aveva anche chiesto se lui preferisse aspettare a rivederli, ma il ragazzo aveva deciso di voler affrontare la situazione insieme ad i suoi amici.
- A cosa pensi?- Ryu aveva notato che il suo ragazzo, solitamente più restio a lasciarsi andare di fronte ad altre persone, quel giorno non gli stava mettendo alcun freno.
- Secondo te... Sarebbe meglio che entrassi o ti aspettassi? Insomma, sempre che tu mi voglia dentro- mormorò Chikara.
- Vuoi essere tu il primo ad entrare? Per me va bene-. Chikara alzò gli occhi al cielo.
- Ryunosuke Tanaka. Puoi non trovare doppisensi in ogni frase che dico?- si voltò per guardare l'altro negli occhi.
- Però è eccitante il modo in cui mi sgridi- commentò Ryu.
- Tanaka- lo riprese il suo ragazzo. Ryu sospirò e divenne serio.
- Sinceramente non ne ho idea; non so come potrei reagire vedendoli. Mi piacerebbe che ci fossi, però non so come potrebbero reagire loro. Ci penserò- affermó. Chikara fece un piccolo sorriso.
- Fammi sapere- gli diede un bacio - visto che non era difficile? Adesso puoi tornare a quello che stavi facendo- affermó.
Ryu fece un sorriso furbo: prima che l'altro potesse dire qualcosa, se lo caricó sulle spalle ed uscì dalla palestra, diretto in camera loro.

HAIKYU:LA MIA CURADove le storie prendono vita. Scoprilo ora