Capitolo 1

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-Flynn vuoi muoverti maledizione!- quasi urlò l'uomo dai ricci capelli castani e gli occhiali da sole che coprivano i suoi occhi verdi in direzione del figlio ventenne che lo stava guardando quasi colpevole con il suo cornetto al cioccolato nella mano destra e la sua valigia nella sinistra.

-papà siamo atterrati tranquillamente in America, keep calm- gli rispose Flynn roteando gli occhi verdi identici a quelli del padre mentre addentava nuovamente il cornetto preso poco prima dall'aeroporto.

-io non sto calmo! Quella tizia potrebbe assalirmi da un momento all'altro se mi nota-

-parli della signora che in aereo ti ha riconosciuto anche se indossavi i tuoi fantastici occhiali da sole anti fan? Papà ti ho sempre detto che quei cosi non servono a niente- rise Flynn mentre vedeva chiaramente il padre agitato. Non sopportava proprio essere riconosciuto dai suoi fan.

-vogliamo muoverci? Dovevamo essere a casa di Jordan tre ore fa- disse l'uomo ignorando il commento del figlio mentre osservava l'orologio al suo polso destro.

-non è mica colpa nostra se l'aereo ha fatto tardi sai papà?- gli disse Flynn che nonostante tutto seguì il padre visto che l'uomo aveva trovato un taxi.

In poco meno di mezz'ora i due uomini arrivarono a destinazione e Flynn guardò con gli occhi sgranati l'enorme villa che gli si era parata di fronte.

-e si figlio mio. Questi sono i vantaggi quando rimani amico del tallonatore della tua squadra che sembrava tutto muscoli e niente cervello che in realtà si rivela essere uno dei migliori avvocati in circolazione- disse Dante per poi sorridere vedendo un cresciuto Jordan che usciva dalla porta della sua casa, probabilmente li aveva visti arrivare, e andare a salutare con un abbraccio e una pacca sulla spalla il suo ex compagno di squadra.

-da quanto tempo- disse Jordan con un sorriso sulle labbra -e lui dovrebbe essere Flynn, cavolo se sei grande ragazzo- disse l'uomo biondo dando anche al ragazzo una pacca sulla spalla e Flynn quasi sgranò gli occhi nel sentire tutta quella forza nonostante fossero passati parecchi anni dall'ultima partita di Jordan Moner da quanto gli aveva detto il padre.

-salve signore-

-suvvia Flynn non chiamarmi signore, chiamami semplicemente Jordan non mi offendo mica- gli disse il biondo mentre accompagnava i due dentro casa -dimmi Flynn anche tu giochi a rugby o tuo padre non ti ha trasmesso questa passione?-

-si, gioco anch'io ma sono un estremo- rispose Flynn mentre osservava attentamente le due donne che li stavano aspettando dentro casa, entrambe con dei graziosi vestiti e fiocchi tra i capelli. Entrambi i vestiti erano di un rosa confetto che erano quasi un pugno negli occhi.

-Dante ti ricordi di Daysi? Veniva al college con noi- disse Jordan sorridendo in direzione della moglie e di quella che palesemente era la figlia e che si era messa ad osservare attentamente Flynn da quando era entrato in casa.

-si che mi ricordo- "e come dimenticarsi l'ex amica di Mikaela?" si chiese tra se e se Dante facendo un sorriso di cortesia in direzione della donna bionda che sorrise a sua volta al castano.

-mentre lei è Zoe, la mia principessina- presentò ancora Jordan mente Zoe faceva un sorriso ai due castani che aveva difronte.

-ne è davvero passato di tempo- sussurrò Dante mentre cercava inutilmente di capire quanti anni potesse avere la figlia di Jordan.

-e già, sembrava ieri che ci ubriacavamo alle feste mentre adesso io ho il mio lavoro da avvocato e tu sei appena stato chiamato a fare da professore-

-la vita può darci molte sorprese Jordan-

-avete trovato un posto dove stare?- chiese Jordan -vi ho invitati a pranzo in onore dei vecchi tempi ma credimi non ci metto niente a preparavi due stanze per stare qui con noi- disse prontamente Jordan mentre tutto il gruppo si spostava in giardino dove era stato allestito un piccolo buffet.

-non ti preoccupare Jordan, io e Flynn abbiamo ricevuto un alloggio dal college quindi siamo in ottime mani- rispose Dante all'amico.

-quanti anni hai?- chiese Flynn alla ragazza che aveva al suo fianco mentre i loro genitori parlavano tra loro quasi incurati della loro presenza li. Era un modo per rompere il ghiaccio.

-diciotto- rispose secca la ragazza guardandolo leggermente male, come se odiasse la sua presenza li.

-io venti. Senti non è per caso che andiamo allo stesso college?- chiese ancora Flynn sperando che la ragazza non lo uccidesse sul colpo.

-probabilmente si ma io non ho nessuna intenzione di rivolgerti la parola anche li. I nostri padri potrebbero anche essere stati migliori amici al college e aver anche giocato nella stessa squadra ma questo non ci impone di essere amici. Ti sto parlando solo perché mia madre mi ha detto di essere carina con te. A quanto pare lei e mio padre hanno in mente di farti cadere ai miei piedi ma io sono già impegnata-

-okay- disse Flynn annuendo con la testa per far capire alla ragazza di aver compreso il messaggio -ma mi servirebbe davvero qualcuno su cui contare al college visto che non conosco nessuno e sono appena arrivato-

-il tuo accento londinese è orribile- gli disse Zoe quasi schifata dalla cosa -e per quanto riguarda il college sei un bel ragazzo, non temere migliaia di ragazzine con gli ormoni impazziti ti verranno dietro e avrai tutto l'aiuto di cui credi di aver bisogno. Per non parlare del fatto che tuo padre lavorerà li-

-be' sai vorrei far sapere il meno possibile che è mio padre visto che ho intenzione di entrare nella squadra di rugby-

-il tuo cognome è un faro acceso nel buio della notte- gli disse Zoe con un ghigno sulle labbra prima di mettere su il suo miglior sorriso e raggiungere i genitori che li avevano appena chiamati visto che il pranzo stava per essere servito.

Tutta colpa dell'alcolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora