Sembrava che Anna fosse ansiosa di saperla fuori dalla villa.
«Non andate alla stalla anche nel pomeriggio, signorina?» ripeté mentre rassettava i cuscini del letto.
«Il tempo non promette nulla di buono» rispose Menta incuriosita dall'atteggiamento della cameriera.
Anna le suggerì di restare in casa per il resto della giornata. Prospettiva che Menta non aveva alcuna intenzione di attuare.
«La stalla è all'asciutto» ribatté voltandosi allo specchio per terminare di appuntarsi una forcina tra i capelli. Così non riuscì a vedere l'espressione soddisfatta di Anna.
Amedeo non aveva bisogno di aiutanti.
«Avete già sistemato tutti i finimenti?»
«Io non perdo tempo in inutili chiacchiere» e lo stalliere le diede le spalle brusco, apparentemente più interessato alle selle ordinate e pulite sulla rastrelliera che al sussulto che scosse Menta. «Non avete niente da fare qui, quindi...»
Ferita ma muta, Menta fissava la sua schiena tozza cercando di capire per quale motivo Amedeo era improvvisamente tanto arrabbiato con lei. La stava cacciando via, doveva andarsene, ma quanto pesavano d'un tratto i piedi.
«Quindi perché non andate a fare un giro del parco a cavallo?» Amedeo si voltò e con piacere la vide senza parole. «Non lo sapevate» chiese fingendosi stupito, fiero di aver ricevuto l'incarico di annunciare alla signorina:
«Sua Signoria ha detto che potete cavalcare qualunque suo cavallo desideriate».
Il viso della ragazza si illuminò di un piacere così genuino che il vecchio stalliere faticò a trattenere il sorriso che già gli affiorava sulle labbra.
«Davvero me lo permette?» esitò Menta, troppo felice per riuscire a credere a una notizia tanto bella. Quando Amedeo confermò, batté le mani al settimo cielo, gonfia di gioia leggera e soffice. Certo si era sbagliata nei confronti del Conte, e le parole che Amedeo pronunciò suonarono alle sue orecchie come la slitta di Santa Lucia:
«Quale cavallo preferite?»
La scelta cadde sul prussiano bruno che aveva montato il giorno in cui era andata alla ricerca del Conte. Menta attese con impazienza che Amedeo lo sellasse, la sua espressione ansiosa strappò un fugace riso allo stalliere, e finalmente fu libera di schizzare fuori dal portone.
Cavalcò a lungo sul pendio dolcemente ripido su cui si stendeva il parco di Villa delle Rose, deserto e vasto, incurante del freddo e del tempo che scorreva, la mente resa libera grazie allo sforzo fisico. Assaporava l'odore gelido del parco e della pioggia imminente, il rullo degli zoccoli sulla terra, il fischio dell'aria nelle orecchie. Non c'era nessun domestico, nessun Turquadid, nessun nonno che le impediva di correre a rotta di collo come aveva sempre desiderato, al diavolo le buone maniere e la prudenza. Proprio come un uomo. Nessuno la vedeva, nessuno la giudicava. Correva libera sull'elegante cavallo che sembrava voler mettere in mostra per lei tutte le sue doti di velocità, resistenza e grazia.
Fu quando si fermò, stanca e soddisfatta, che si accorse della pioggerellina grigia e sottile che cadeva, chissà da quanto. Spronò di nuovo il cavallo al galoppo, questa volta verso una meta precisa, la villa. La pioggia era soltanto una scusa per galoppare veloce, più veloce di quanto le fosse mai stato concesso, e per saltare una siepe di lauro verde smeraldo che s'interponeva sulla strada della stalla.
Anna non fu felice quanto lei nel vederla rientrare fradicia, spettinata e sudata. La tirò inorridita nella stanza da bagno attigua alla camera da letto, dove Menta si lasciò condurre ridendo. Si immerse con piacere nell'acqua calda della vasca, rilassata dalla luce offuscata dai vapori dell'acqua che volteggiavano al soffitto.
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La Rosa Del Lago
Historical FictionSulle rive del lago di Garda, nei primi decenni dell'Ottocento, tutti hanno dimenticato Villa Delle Rose e il Conte che vive recluso come un mostro delle fiabe. Finché il caso costringe la giovane Menta a stringere un patto con il mostro e a trascor...