«Potrei procurarvi da ricamare. Oppure, vorreste andare nella sala di musica? Ci sono strumenti di fattura eccellente, perfettamente tenuti, anche se ormai sono usati poco.»
Ma Menta rimase immobile alla finestra come uno scoglio davanti al mare. «Non ho voglia di ricamare né di suonare.»
Anna ebbe un tuffo al cuore, cosa poteva proporre per aiutarla a trascorrere il tempo e cancellare dal viso tanta malinconia?
Da quando aveva avuto il colloquio con il Conte Menta si era chiusa nella stanza come in galera. Non ne usciva mai, nemmeno per i pasti, che consumava lì. Parlava pochissimo e non sorrideva. E Sua Signoria usciva dalla torre più raramente del solito, dopo essersi assicurato che la ragazza non fosse in giro. Perché aveva proposto alla sua ospite di restare e adesso la evitava come la peste?
Anna abbassò le spalle. Forse la signorina non gradiva compagnia. Forse voleva stare sola. Dio onnipotente, non stava diventando come Sua Signoria, vero?
La voce morbida e mesta di Menta la riportò alla realtà. «Però credo che ammirerò un po' la sala di musica.»
Il sorriso smagliante di Anna che si affrettava a mostrarle la strada ne strappò uno, meno felice ma incoraggiante, a Menta.
«Un uomo e una donna?»
«Sì, signore, due stranieri. Dicono di essere servi dei Delle Vigne.»
«Li hai fatti entrare?»
La domanda riecheggiò cupa nell'ombra, Ugo tremò alla minaccia in essa contenuta. «No, signore. Marta si è accorta per caso di loro, sono davanti al cancello da stamattina. Pare non abbiano alcuna intenzione di spostarsi finché non parleranno con la signorina Delle Vigne.»
«Accontentali. Non voglio che restino oltre davanti al mio cancello.»
«Sì, signore» e Ugo fece un passo verso la porta.
La voce del Conte lo fermò. «Non hai dimenticato gli ordini, vero? Nessuno entra a Villa delle Rose.»
Ugo strinse le labbra, disorientato. Il ghigno del Conte gli fece tremare le vecchie ossa e correre la paura nel sangue.
«Nessuno di loro supererà il cancello.»
Ugo annuì incerto e uscì dalla torre.
Il Conte rimase ad ascoltare i passi del domestico che si allontanavano. Riportò l'attenzione sul libro che teneva aperto in mano, per riprendere la lettura che l'ingresso del maggiordomo aveva interrotto. Le parole scorrevano senza senso. Irritato perché non riusciva a concentrarsi, chiuse con violenza il libro. Si fermò davanti alla porta della stanza. Schioccò scocciato la lingua e si voltò. Ristette. Buttò il libro sul canapè accanto al muro e prese le scale che conducevano all'uscita della torre.
«Siamo arrivati» annunciò Anna con orgoglio e speranza spalancando le porte della sala e Menta entrò incuriosita.
Ma quando notò la domestica accendere le candele su un mobile a muro non riuscì a sopportare oltre. Marciò verso le tende dalla parte opposta della stanza e le spalancò. La luce entrò dirompente, illuminò il clavicembalo al centro della sala, l'affusolata arpa laccata in oro, le sedie di noce e faggio con ricche incisioni di vegetali e morbide imbottiture ricamate, rimbalzò sui grandi specchi appesi ai muri e svelò gli affreschi di guerrieri greci e macedoni sul soffitto tra volute sporgenti, i quadri di scene mitologiche e i cavalieri e le dame ritratti tra foglie d'acanto e ricchi tendaggi, colpì la cameriera negli occhi, e lasciò Menta senza fiato.
Avendo già avuto prova dello sfarzo di Villa delle Rose, aveva tentato di prepararsi e immaginare una sala magnifica come mai ne aveva viste: la sala di musica era riuscita a superare ogni fantasia.
«Cosa avete fatto, signorina!» esclamò Anna spaventata. Abbandonò il candeliere accanto a un orologio su cui sedeva un angioletto di stucco e oro e corse alle tende per richiuderle.
Menta le sbarrò la strada. Ne nacque un piccolo tafferuglio poiché la domestica non si fece intimidire decisa com'era a riportare il buio nella stanza, e Menta era ostinata a battersi per la luce.
«Come posso trascorrere un mese nel buio più completo?»
In quel momento entrò Ugo.
Anna si divincolò dalla stretta di Menta. «Non sono riuscita a fermarla» spiegò al maggiordomo impietrito sulla soglia, colpito in faccia dalla luce.
«Che male può fare aprire le tende? Questa villa è magnifica, per quale motivo tenerla al buio?» esclamò Menta esasperata. Perché la costringevano un mese intero alla luce tremolante delle candele o a un raggio di sole che s'infilava a fatica tra le tende mezze tirate? Proprio come in...
«Sono davvero in prigione quindi» sibilò tra i denti.
Ugo addolcì l'espressione del viso sconvolto. «No, signorina, siete come a casa vostra. Potete fare tutto ciò che desiderate.»
«L'ha detto il Conte?»
Ugo tentennò in cerca di spiegazioni che non c'erano.
«Capisco, tutto ciò che desidero purché obbedisca a lui» corresse Menta storcendo le labbra.
«Sua Signoria non ha detto nulla a riguardo» ammise il maggiordomo.
Menta lo torturò invitandolo a spiegarle allora che cosa avrebbe dovuto, o potuto, fare.
«Vi prego,» supplicò Ugo «non permettete che Sua Signoria entri in una stanza così illuminata.»
Ammorbidita dal tono mesto del solitamente compito e formale maggiordomo, Menta domandò il motivo di quella strana richiesta.
Ugo si mordeva il labbro cercando un aiuto nella stanza lucente. Incrociò lo sguardo di Anna, che stringeva incerta l'orlo del grembiule e non sapeva cosa consigliargli. Infine il maggiordomo stabilì che fosse più opportuno avvertire la signorina prima che combinasse qualcosa di irreparabile.
«Sua Signoria è... malato. Vorrei dire che è stato malato, ma purtroppo lo è ancora, deve affrontare una lunga convalescenza. Vi supplico, signorina Delle Vigne. Non so perché il mio signore vi ha chiesto di restare, ma abbiate pietà di lui, anche se, come temo pensiate, non ne avete alcun motivo. Non aprite mai le tende a meno che non siate certa che lui non entrerà nella stanza.»
Menta ascoltò perplessa. Il Conte era parso un uomo in salute durante il colloquio nella biblioteca.
«È una malattia contagiosa?»
«No, signorina, fortunatamente no.»
Menta accettò. «Farò come chiedi.»
Le labbra di Ugo si piegarono debolmente in su. «Dimenticavo, sono venuto a chiedervi di seguirmi.»
Menta rabbrividì. «Di nuovo da lui?»
Il maggiordomo fu dispiaciuto dall'effetto che Sua Signoria pareva avere sulla ragazza. «No, signorina.»
Sollevata, Menta lo seguì fino al portone e, meraviglia! Il maggiordomo lo aprì, scese i gradini e imboccò il viale attraverso il parco. La lasciavano dunque andare?
Camminò lungo la strada di ghiaia bianca e grigia, ammirando rallegrata i cipressi scuri e gli ulivi d'argento del parco, e tutte le tonalità possibili del verde che si stendevano come pennellate casuali sulle rocce attorno a Villa delle Rose.
Finché scorse due figure che aspettavano impazienti oltre l'alto cancello di rose di ferro. Sgranò gli occhi e superò Ugo per correre verso di loro, chiamandoli per nome.
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La Rosa Del Lago
Ficción históricaSulle rive del lago di Garda, nei primi decenni dell'Ottocento, tutti hanno dimenticato Villa Delle Rose e il Conte che vive recluso come un mostro delle fiabe. Finché il caso costringe la giovane Menta a stringere un patto con il mostro e a trascor...