Capitolo 31 - IL FIDANZAMENTO

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«Vorrei vedere la signorina Delle Vigne.»

Menta chiuse il libro che aveva aperto senza riuscire a leggerne una parola. Il salottino era tiepido, illuminato dal sole del primo mattino attraverso la vetrata che dava sul giardino posteriore della casa, mattiniera e pacifica. Ora insolita per delle visite.

Turquadid entrò silenzioso e si chiuse cauto la porta alle spalle. «C'è il marchese Grumber. Sembra agitato.»

«Fallo entrare.»

Serbando la propria opinione, Turquadid tornò dal marchese e gli accennò garbatamente con un inchino che poteva entrare. Otto Grumber entrò a grandi passi.

«Accomodatevi.» Menta gli indicò una sedia dalla spalliera traforata al tavolo a cui era seduta.

Il marchese rifiutò. Adocchiò incerto il turco che, accanto alla porta, con occhi di un falco proteggeva la nidiata. Sapeva che lei non avrebbe mai detto a Turquadid di lasciarli soli.

«Vi domando perdono per l'ora, spero di sottrarvi il meno tempo possibile. Mi è giunta voce della discussione con vostro cugino ieri sera al ricevimento Maffei.»

Il volto di Menta si adombrò. Aveva parlato con Elia da sola, in un locale separato dal salone dove erano radunati gli ospiti, eppure non era bastato a mantenere la conversazione al sicuro da orecchie indiscrete. Considerando la minuscola ampiezza del paesino, ormai perfino chi non era stato presente al ricevimento era al corrente dei suoi affari privati con Fioria.

Al contrario Otto era felice di essere stato messo a conoscenza dell'ultimo pettegolezzo circolante, cosa che solitamente lo irritava.

Dopo essersi concesso un brevissimo attimo per rallentare il battito agitato del proprio cuore, riprese a parlare:

«Se mi permettete di essere sincero e invadente, confesso di intuire il motivo della vostra discussione.»

Otto, come chiunque altro, era in grado di collegare la lite tra lei e Fioria alla modifica apportata al testamento di Bartolomeo, inutile illudersi.

Menta era stanca. Da quando era uscita dallo studio dei Maffei si arrovellava nel cercare una soluzione, una via d'uscita che le permettesse di togliere Casa Delle Vigne dalle mani di Fioria senza doverlo sposare, perché se per lui quella era la soluzione migliore, era la peggiore per lei. Era arrivata addirittura a pensare di chiedere un consiglio all'uomo che per primo aveva visto nella modifica del testamento una mossa di Fioria per costringerla a sposarlo. Poi aveva ricordato la sua espressione di odio negli appartamenti di Laura Cavalieri, il viso pallido e gli occhi di giada che la tormentavano ogni notte nei sogni. Non le avrebbe nemmeno permesso di entrare nella sua casa, come avrebbe potuto consigliarla, o addirittura aiutarla?

Non c'era che una soluzione.

Zera l'aveva rimproverata quando aveva accennato alla possibilità di accettare la proposta di Elia, tuttavia non aveva trovato molti argomenti con cui ribattere, ad eccezione del fatto che Menta e Fioria non avevano nulla in comune e si sarebbero ritrovati pochi minuti dopo le nozze come due perfetti estranei nella stessa casa.

"Almeno sarebbe questa casa" aveva pensato Menta sotto il ritratto di Bartolomeo.

Accettare l'offerta di Fioria era l'unica mossa per proteggere Casa Delle Vigne e tutti i suoi abitanti.

«Avete già dato una risposta a vostro cugino?»

«Non ancora.» Menta andò alla porta a vetri e fissò senza vedere l'erba del giardino. Un ciuffetto di primule gialle spuntava ai piedi del Cupido bambino dai riccioli di pietra.

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