Capitolo 32 - LITE

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Il fidanzamento tra Menta Delle Vigne e Otto Grumber venisse annunciato in maniera informale quello stesso giorno, al pranzo del duca di Schutz. I giovani ricevettero auguri di felicità, furono ricoperti di sorrisi e abbracci e vennero rimproverati bonariamente per non aver dato una festa adeguata all'occasione. Otto si prese la colpa sostenendo che non amava le dimostrazioni d'affetto plateali, e che ciò che provava per la signorina Delle Vigne era troppo grande per poter essere festeggiato adeguatamente con qualunque festa.

Menta era arrossita, divertendo le donne che la circondavano, rallegrate e insieme sollevate dalla notizia che tanto avevano atteso durante quegli anni in cui la coppia si avvicinava senza mai toccarsi. Altre signore invece se ne stavano amareggiate in un cantuccio a lamentarsi.

La merenda fu la prima occasione per Menta di stare accanto al marchese come suo fidanzato. Otto era irreprensibile, educato, dignitoso, indossava la divisa coperta di medaglie con elegante assenza di vanità. Come poteva non provare assolutamente nulla per lui? Menta si torturava da quando aveva detto sì.

Mentre gli ospiti si disperdevano nel giardino dall'erba bassa e fresca, macchiata qua e là da cespugli di ortensie che attendevano l'estate per ricoprirsi di colori, Otto la prese sottobraccio. «Ti diverti?»

Il braccio dell'uomo intrecciato con il suo la faceva sentire in colpa. Menta lo condusse sotto le chiome di un pino appartato, accompagnati dai bisbigli degli ospiti che ridacchiavano di quella ricerca di intimità.

«Sembri triste.»

Menta odiò la perspicacia dell'uomo. Era anche di bell'aspetto, gli occhi erano gentili, le sopracciglia ben fatte. «Non posso, Otto.»

«Cosa ti prende?»

«Non posso rovinarti la vita.» Menta sollevò i palmi in segno di preghiera e penitenza insieme. Era stato egoista da parte sua accettare l'offerta del marchese per salvarsi da un futuro insopportabile. Aveva sempre affermato che non sarebbe dipesa da nessuno, la sconfitta era già abbastanza cocente senza dover coinvolgere un amico. «Sposerò Fioria, non ha alcun senso che tu soffra per colpa mia.»

«Menta, adoro la tua lealtà. Smetti di crucciarti, sarò felice con te.»

No, non poteva, doveva farlo ragionare. Evitare quella follia. Non si sarebbe venduta mai.

Era scampata al matrimonio una volta, poteva rifarlo, anche se la prima volta era stato grazie al patto con il Conte. Che dolore ripensare alla sua voce.

"In effetti potrei offrirmi io."

C'era una beffa più grande di averlo rifiutato allora che era tanto vicino, e adesso che era così irraggiungibile agognare a lui come un pesce che voglia avvicinarsi a un'aquila?

C'era ironia più grande nell'aver evitato il matrimonio con Elia per salvare un'amica, e ora condannare un amico per lo stesso motivo? Il patto con il Conte aveva previsto una pena da pagare in un mese: il matrimonio con Otto prevedeva che il marchese avrebbe pagato tutta la vita.

Non poteva permetterlo.

«Te ne pentirai dopo un anno.»

«Impossibile.»

«Come puoi esserne certo?»

«Perché sono anni che ti desidero.»

Tanta cocciutaggine era lusinghiera e svilente. Menta si vide costretta a sferrare un colpo basso, odiandosi ancora di più nel trovarsi a voler ferire volontariamente un amico. «Io non ti amo, e non ti amerò mai.»

Otto fu di pietra per un solo, brevissimo istante. Poi tornò a sorridere solare e la abbracciò. «Me l'hai già detto, cara.» La tenne stretta a sé e la cullò, ma mentre la sua fidanzata non poteva vederlo e si arrendeva inerme e svuotata, serrò le palpebre e trattenne le lacrime.

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