Capitolo 26 - SPARIZIONI

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Il severo bisbiglio di Menta che pretendeva spiegazioni fu ignorato.

Nenè si allontanò dalla finestra per evitare di attirare l'attenzione di altri presenti e si affrettò verso una ragazza che si avvicinava in un vaporoso abito azzurro di seta e pizzo. Menta si stupì nel vedersi rivolgere la parola da Antonietta Abschuelick, figlia di Gherhart Abschuelick il quale preferiva cacciare animali e donne piuttosto che accorgersi degli svariati tradimenti della moglie Lucia D'Asti, tra i quali si potevano annoverare parecchi baronetti della provincia e più di recente il capo della polizia locale appena giunto dall'Austria.

Antonietta non aveva mai rivolto la parola né a Menta né a Nenè né a nessun'altra persona che avesse un minimo di discrezione, era vuota e frivola come la madre nonostante la nonna paterna le avesse imposto una delle più note e intransigenti governanti con lo scopo di recuperare ciò che di buono aveva la ragazza e farne una signora educata e modesta. Menta aveva sempre dubitato che un tale miracolo potesse accadere, tuttavia non aveva mai pensato di dover temere la vicinanza di Antonietta.

Nenè prese sottobraccio la nuova arrivata, il suo sorriso sghembo e deforme ricordava quello di un cavallo.

«Eccoti qui, cara. Andiamo. Scusami, Menta, devo andare. Mi aspetta!» spiegò in un soffio, concedendo alla vecchia amica un fugace cenno di saluto.

Inorridita Menta cercò di fermarla. «Siamo appena all'inizio del ricevimento, i visconti Tegnaghi si offenderanno.»

«Li avevo avvertiti che avrei dovuto salutarli sul presto» si giustificò Nenè prima di scomparire tra la folla a braccetto di Antonietta, seguite dall'irreprensibile, o forse non più, signorina Pacetti, fidata al punto tale che neppure la signora vonGrundurech oppose resistenza all'uscita delle ragazze.

Menta si sentì spaesata. Nenè era andata a un incontro segreto con Paolo. Durante un ricevimento. Coperta da una ragazza leggera e pericolosa come Antonietta Abschuelick. Cos'era accaduto nel mese in cui era stata lontana? Possibile che Nenè avesse stretto una dubbia sorellanza con Antonietta, e accecata dall'improvvisa e tanto agognata buona salute cogliesse ogni occasione possibile per incontrare il suo amore che proprio lei aveva liberato?

Menta sentì ghiacciare la fronte e il cuore. Era colpa sua. Accettando l'invito del Conte aveva costretto Nenè a imboccare una strada che l'avrebbe potuta cacciare in guai pericolosi. Se avesse rifiutato il patto con il Conte e fosse tornata subito a casa, Nenè avrebbe mai cercato l'appoggio di Antonietta? Se però non avesse accettato il patto non avrebbe mai avuto il denaro e Paolo non sarebbe mai stato liberato e Nenè mai così felice, e lei non avrebbe trascorso quelle giornate con il Conte.

Un moto di rabbia bruciò la folla di domande: non doveva pensare a lui!

«Signorina Delle Vigne.»

Menta si voltò troppo rapidamente. Portò una mano alla nuca con una smorfia di dolore.

«Vi sentite male?»

«No, marchese, non è nulla di grave. Mi avete colto di sorpresa.»

Otto Grumber si scusò, Menta rispose che non aveva alcun bisogno di scusarsi, e trovarono un angolo tranquillo dove scambiarsi altre inezie.

«Ho saputo che vi siete recata d'urgenza a Parma, da una vostra vecchia amica. La signora Marzani, se ricordo bene?» domandò il marchese con garbo discreto. «Spero sia stato un soggiorno piacevole.»

«Assolutamente» rispose Menta, senza troppa disonestà. Il suo nervosismo tuttavia invitò Otto a cambiare argomento.

«La vostra amica Toblini sembra molto impegnata. Nelle ultime settimane non partecipa che un'ora o due ai ricevimenti.»

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