Capitolo 28 - INCONTRI

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 Benché non fosse che appena iniziato marzo, la primavera di quell'anno si preannunciava tiepida quanto rigido era stato l'inverno. Il cielo, sempre più spesso lasciato scoperto dalle nuvole, regalava il suo azzurro chiaro che tanto s'intonava con il blu cupo del lago e il verde sempre più brillante dei pendii e dei parchi, dei cipressi e degli ulivi mossi dalla brezza ancora fredda ma non più gelida.

Al ricevimento dei marchesi Maffei si offriva come dolce gelato al torrone e frutta secca, e gli invitati, dopo essersi serviti al tavolo centrale che dominava la sala da pranzo, si disperdevano nel salone da ballo, sul balcone aperto sul giardino e nella biblioteca del padrone di casa, luogo prediletto dagli uomini perché l'assenza delle donne permetteva loro di imprecare con discrezione.

Menta discorreva con la signora Estasi e la sua adorabile figlia, la quale, data l'assenza del marchese di Hentarnich, si sentiva in grado di rivolgere la parola alla signorina Delle Vigne. Al gruppo si era appena aggiunta la marchesa Maffei. Nella parte opposta della sala Nenè discorreva con Antonietta.

Menta ne sentiva terribilmente la mancanza. Dal loro ultimo incontro l'amica aveva ignorato tutti i suoi tentativi di riappacificarsi e si comportava sempre più disinvolta e divertita con Antonietta, dichiarando tacita ma esplicita che si sentiva in grado di vivere senza Menta.

La marchesa Maffei aveva chiesto qualcosa alla signorina Estasi, e questa le aveva risposto, ma Menta non aveva udito le parole né dell'una né dell'altra. Nascondere in pubblico la propria pena richiedeva uno sforzo notevole. Tentò di prendere parte alla conversazione, quando scorse un uomo uscire dalla biblioteca accompagnato dal marchese Maffei, con il quale sembrava in confidenza.

Diego la scorse in quell'attimo e le fece un cenno di saluto accompagnato da un caldo sorriso.

«Scusatemi» bofonchiò Menta sollevando le gonne.

La marchesa Maffei le fece un garbato cenno con la mano permettendole di allontanarsi, ma le altre donne del gruppetto la fissarono allibite mentre si dirigeva verso il padrone di casa e il nuovo ospite a loro sconosciuto.

«Perdonatemi, marchesa, non credo di conoscere il vostro ospite» disse la signora Estasi accennando a Diego.

La marchesa, una matrona gentile ma poco attenta ai pettegolezzi, si accorse allora che Menta si era allontanata per parlare con suo marito e l'ospite che aveva catturato l'attenzione della signora Estasi. «Padre Diego? Impossibile, certo che lo conoscete. Forse non lo ricordate, è stato lontano per dieci e più anni. Stava al convento di frati.»

«Non credo di averlo mai incontrato» insisté la signora Estasi.

«Partì per uno sventurato viaggio in cui fece naufragio ma è riuscito a tornare qui da poco. Mio marito lo conosce da tempo, siamo lieti di rivederlo sano e salvo.»

Qualcuna tra le altre signore annuì ricordando, e alla fine la signora Estasi si arrese a essere l'unica ad aver dimenticato il prete.

«Signorina Delle Vigne» salutava intanto il suddetto prete con un inchino un po' burlone. «Sono lieto di rivedervi.»

«Vi conoscete?» chiese il marchese Maffei meravigliato.

«Ho visto la signorina fin da quando era molto giovane, naturalmente,» spiegò Diego così in fretta che Menta non riuscì a intervenire in tempo «ma ho avuto l'onore di esserle presentato appena tornato dal mio viaggio, in una circostanza inaspettata».

Il marchese Maffei si lisciava pensieroso i lunghi baffi canuti. «Avevo sentito dire che eravate a Parma, signorina Delle Vigne. Quanti pettegolezzi!»

Menta raggelò: il marchese Maffei era un gentiluomo discreto e educato, ma anche acuto e intelligente al punto da smascherare la verità sul suo viaggio in pochi minuti.

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