Amedeo sollevò dell'altra paglia e la sistemò sulla carriola. Posò il forcone contro la parete e afferrò i manici della carriola piena, portandola fuori dalla stalla. Si fermò poco fuori le porte per prendere fiato sotto il cielo ancora scuro, mentre la brina ammiccava sull'erba e sugli alberi del parco che si risvegliava lentamente all'aria fredda del mattino.
Si accinse a tornare al lavoro diretto al letamaio, ma qualcuno lo chiamò. Lo stalliere abbandonò la carriola e si inchinò umilmente.
«Vossignoria si è alzata molto presto oggi.»
Il Conte si avvicinò con un accenno di sorriso sulle labbra. «Anche tu.»
Lo stalliere s'inchinò ancora. «Quale cavallo preferite stamattina? Lo preparo subito.»
«No, oggi non monto» rispose il Conte fermando la gentile fretta dello stalliere. «Questa maledetta gamba non vuole darmi tregua.» C'erano tristezza e rabbia nella sua voce mentre accennava alla gamba destra, che gli impediva di camminare senza l'aiuto del bastone. «Avrai notato che l'ultima volta ho cavalcato appena pochi minuti.»
Amedeo annuì. Sì, l'aveva notato. Così come aveva notato che non aveva montato da quel giorno, lo stesso in cui la signorina aveva iniziato ad aiutarlo. E se Sua Signoria non poteva cavalcare gettandosi alle spalle tutto ciò che ancora dopo anni lo tormentava, non poteva fare altro che arrendersi ai ricordi.
«Sono venuto a ricordarti che domani arriverà quel cavallo di cui ti ho parlato. Vorrei che per allora fosse pronto il suo recinto» spiegò il Conte.
«È già pronto, Vossignoria.»
Il Conte sollevò un sopracciglio.
«Vedete» balbettò lo stalliere a occhi bassi. Il Conte era l'unico uomo al mondo che potesse sortire un effetto simile trasformandolo da burbero vecchio a umile servitore. «La signorina che ospitate... ecco... sono tre giorni ormai che passa le giornate qui.»
Il Conte si irrigidì. «Cosa viene a fare?»
«Ama i cavalli quanto voi, Vossignoria. Di qualunque razza e in qualunque condizione. Mi ha chiesto di aiutarmi a prendersi cura di loro.»
Incredulo il Conte fissava lo stalliere.
«Non le ho permesso di montare nessuno dei vostri animali» assicurò Amedeo.
«Sì, no, non...» incespicò il Conte. «Ha pulito una stalla?»
«Sì, signore. Non era la prima volta, per lei, sembra che ne sappia molto sull'argomento»
Il Conte non poteva fare a meno di essere ancora più stupito. Poi, ricomponendosi e nascondendo il tormento che lo divorava a poco a poco dal giorno in cui aveva visto Menta, domandò allo stalliere cosa pensasse della signorina.
Amedeo spostò il peso sull'altra gamba, innervosito dalla domanda. «Non conosco molte signorine di quell'età e di quella condizione sociale. Ama questi animali come se fossero suoi. Non è chiacchierona.»
Il sopracciglio del Conte si sollevò ancora di più. Avrebbe dovuto aspettarsi una descrizione basata soltanto su cavalli e loquacità. «Insomma ti piace.»
Amedeo farfugliò qualcosa. Il Conte faticò a non ridere davanti all'espressione dell'uomo, che non aveva mai visto in imbarazzo.
«Viene qui tutti i giorni?»
«Da mattino a sera.»
Il Conte non parlò per un lungo istante, all'apparenza distratto dal parco tutt'attorno a lui. «Quando arriverà il cavallo, domani, vorrei che lo esaminassimo insieme.»
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La Rosa Del Lago
Ficción históricaSulle rive del lago di Garda, nei primi decenni dell'Ottocento, tutti hanno dimenticato Villa Delle Rose e il Conte che vive recluso come un mostro delle fiabe. Finché il caso costringe la giovane Menta a stringere un patto con il mostro e a trascor...