In tutta la vita era sempre stata puntuale, ma quel giorno, l'unico in cui non poteva permetterselo, Menta era fatalmente in ritardo.
Il giorno precedente una schiera di vicine era andata a farle visita con l'unico scopo di parlare ininterrottamente del suo matrimonio con Otto, ormai divenuto il pettegolezzo favorito. La marchesa Maffei aveva offerto l'aiuto di sua figlia e delle nipotine come damigelle, decisa a prendere il posto di sua madre. Menta aveva ringraziato di cuore, sostenuto che non aveva alcun bisogno di nessuno che l'aiutasse a indossare il vestito eccezion fatta per la sua governante, e aveva rifiutato.
Non condivideva l'eccitazione generale che aveva invaso le sue conoscenze, e aveva invitato Zera a servire il caffè alle signore sperando che se ne andassero in fretta.
Mezz'ora dopo erano ancora là, e si era aggiunta in visita anche Nenè con la stessa offerta: voleva presentarsi l'indomani a casa sua per aiutarla a prepararsi.
Menta si era opposta. "Non ti sei ancora ripresa del tutto, preferisco saperti tranquilla in chiesa piuttosto che affaccendata in qualche lavoro che posso svolgere da me."
A quel punto la marchesa era esplosa. "Menta mia cara, sembra che stiate svolgendo un noioso compito che non vedete l'ora sia terminato, anziché sposarvi!"
Di fronte a una descrizione così perfetta del proprio stato d'animo, Menta aveva ribattuto con scarso successo. Nenè era intervenuta in sua difesa, tuttavia la marchesa Maffei era stata incerta fino alla fine.
"Vi sposerete una volta sola nella vita, perché non volete che tutto sia perfetto?"
"Sarà perfetto, marchesa" aveva ribattuto Menta esasperata.
In quel momento si malediceva per aver rifiutato ogni aiuto, e insieme si felicitava che la frenesia del ritardo la costringesse a non avere tempo per pensare.
La carrozza filava a rotta di collo sulla mulattiera. Pietro incitava i cavalli, la vettura sbandò, il velo di Menta faticava a restare in posizione, trattenuto da una incerta corona di fiori bianchi. Carlo scese con slancio da cassetta ancora prima che la carrozza si fermasse ai piedi delle scale che conducevano alla chiesa e spalancò lo sportello.
Menta raccolse le ampie gonne di raso e seta che la avviluppavano. Maledizione a lei e a quell'abito voluminoso che aveva scelto, e quella corona di fiori che doveva tenere ferma con una mano. Ringraziò Carlo e cominciò a salire più in fretta che poteva le scale.
I due lacchè salutavano la signorina sempre più in alto verso la chiesa.
«Stai piangendo?» chiese Pietro.
«No» mentì Carlo.
L'amico rise. Poi, ricordando il lavoro, «Prenderà la carrozza del marchese una volta che la cerimonia sarà terminata. Dobbiamo tornare a casa, c'è tanto da fare.»
In cima alle strette scale Menta dovette riprendere fiato. Dall'altra parte dello spiazzo la chiesa della Madonna del Lago la aspettava racchiudendo gli invitati e il fidanzato tra le mura di mattoni e malta, sotto il campanile senza campana. Dato che nessuno le correva scandalizzato incontro, non doveva essere poi tanto in ritardo. Poggiò le mani sulle ginocchia, ansimando. Maledetto bustino, e maledetta lei! Maledetta tutta quella faccenda del matrimonio, maledetto Elia!
Si ricompose con uno sforzo, sistemò le pieghe dell'abito nuziale dall'ampia gonna, raddrizzò la coroncina di fiori, alzò il mento risoluta e... scorse un uomo in nero, stivali bicolori lucidi e raffinati coprivano le gambe fino al ginocchio, da un'elegante giacca da cavallo a doppio petto dai larghi risvolti spuntava il colletto di una camicia bianca. Osservava pensoso la chiesa nella quale Menta avrebbe dovuto precipitarsi, giocherellava con una gloriosa rosa rossa sfiorandosi le labbra scarlatte che risaltavano sul volto pallido. Menta temette un'allucinazione, il cuore prese a battere furioso. Fece qualche passo verso di lui.
Il Conte si voltò per caso. Ebbe un moto di sorpresa nel vederla evidentemente in ritardo il giorno del suo matrimonio.
Egli aveva invece tardato di proposito. Era voluto arrivare a cerimonia già iniziata, aspettare la sposa fuori dalla chiesa, evitare le nozze che, nonostante quanto avesse dichiarato, gli arrecavano tormento, e porgere i migliori auguri di felicità alla ragazza una volta uscita e sposata.
Menta si avvicinava incredula. Sembrava quasi che la stesse aspettando, che un angelo invisibile lo avesse informato del suo ritardo.
«Buongiorno, signorina Delle Vigne.» La sua voce era calda, bassa, la cullava dolcemente.
«Buongiorno a voi. Sono contenta che abbiate accettato il mio invito.»
«Sì, l'ho ricevuto, ma ecco, preferirei farvi i miei auguri dopo la cerimonia.»
Perché farfugliava imbarazzato? E che idea bislacca quella degli auguri dopo la cerimonia! «Conte, perché non volete entrare? Sarei molto lieta se...» Tentennò nervosa. Non aveva alcun parente che la accompagnasse all'altare, né padri né nonni, ormai quell'uomo era diventato carissimo, e così osò all'improvviso chiedere:
«Non vorreste accompagnarmi dentro?»
Il Conte la fissò con uno strano sguardo, sospettoso e inorridito. «Temo di dover rifiutare.»
Il cuore di Menta smise di battere.
«Capisco» mentì.
«Sono venuto per portarvi questa» e il Conte le porse la rosa schiusa, dai petali morbidi e profumati, le larghe foglie scure che dipartivano dal lungo stelo legnoso. «I cespugli alla villa sono fioriti, e ho pensato che a un fiore come voi potesse essere gradito.»
Sentendosi arrossire Menta prese con riverenza la rosa. L'aveva colta per lei. Doveva essere magnifica Villa delle Rose nella stagione in cui tutti i cespugli fiorivano ricoprendo il parco e i muri della già magnifica villa di rose e colori dal rosso cupo al rosa pastello, dal giallo screziato al bianco puro. Inspirò l'odore del fiore e rimase lì, coperta di seta bianca con la rosa rossa tra le dita, ignorando il suo promesso sposo che l'aspettava. «Mi è ancora più gradita ora che so da dove proviene.»
«Posso sperare che un giorno veniate ancora a trovarmi?»
Mentre il lago in lontananza splendeva di schegge d'argento sotto il cielo azzurro, il cuore di Menta vibrò in un tonfo di gioia. Fece per rispondere, quando l'attenzione del Conte si spostò su qualcosa di terribile che si trovava dietro di lei.
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La Rosa Del Lago
Historical FictionSulle rive del lago di Garda, nei primi decenni dell'Ottocento, tutti hanno dimenticato Villa Delle Rose e il Conte che vive recluso come un mostro delle fiabe. Finché il caso costringe la giovane Menta a stringere un patto con il mostro e a trascor...