Otto stava sulla soglia della chiesa, la fronte corrugata, la mano sul pomo della spada alla cintura. Si avvicinò a lunghi passi, ignorò Menta e si piantò di fronte al Conte, contemplandolo senza alcun timore per il nome dell'avversario che fronteggiava.
«Mi avete costretto a sfidarvi a duello, signore» dichiarò con voce dura e chiara, che fece correre un brivido lungo la schiena di Menta.
Il Conte ricambiava lo sguardo dell'avversario con altrettanta fermezza seppure maggiore freddezza. «Posso domandarvene il motivo?»
«Non voglio ritrovarmi tra qualche anno ad essere abbandonato da mia moglie.»
L'avversario rise di cuore. «Coraggioso marchese, vi garantisco che uno smacco simile da me non lo riceverete mai.»
Sorpreso ma irremovibile, Otto sfiorò l'elsa della spada.
«Ricevetti tale dono a mia volta molto tempo fa, e non lo auguro nemmeno al mio peggiore nemico» spiegò imperterrito il Conte, poi rivolto a Menta:
«Signorina, questo ragazzo vi è molto affezionato, sono certo che farà di tutto per farvi felice. Troverete la mia porta aperta ogni volta che vorrete venire a farmi visita, potete portare la vostra famiglia, sarà sempre ben accetta».
Dopodiché prese la via per il paese scendendo le scale di pietra luccicante a quell'ora del giorno.
Immobile, la rosa tra le dita, Menta rimase a fissarlo scomparire lungo la scalinata, portandosi via il suo cuore. Anche Otto lo guardava, cominciando a provare una strana e inspiegabile simpatia che lenta soppiantava la gelosia. Quell'uomo, rivelando discretamente una parte della sua vita, aveva dichiarato con certezza inattaccabile che non lo avrebbe mai tradito: preferiva rinunciare alla donna che amava piuttosto che mostrarsi sleale.
Si volse verso la fidanzata, che ancora non riusciva a distogliere lo sguardo dal Conte. «Vogliamo andare, ora, cara?»
Qualche invitato incuriosito era uscito dalla chiesa e aveva assistito alla scena, ma vedendo gli sposi dirigersi ambedue in chiesa, si affrettò a tornare al posto annunciando con sollievo che il matrimonio avrebbe avuto luogo.
La sposa percorse la navata al fianco di Otto, la rosa stretta al petto, attraversò l'ammirazione degli invitati che ghermivano la chiesa, verso padre Benigno che li aspettava soddisfatto e Diego che le sorrise meno incoraggiante di quanto avesse sperato.
Si fermarono al cospetto dell'altare e del sacerdote. Menta teneva il capo eretto con grazia, assordata dalle note dell'organo che calavano lentamente d'intensità e rimbombavano nella navata e nel suo petto vuoto. Quando padre Benigno le fece cenno di posare la rosa, scosse il capo ferrea. Il sacerdote insisté, ma senza successo. Otto adocchiò il volto della futura moglie. Le nozze iniziarono.
L'odore di incenso pungeva le narici degli invitati che si inginocchiavano e alzavano durante la messa, ammiravano l'eleganza degli sposi, eccitati dall'evento quasi quanto i diretti interessati. Giunse il momento in cui padre Benigno pronunciò la frase che Diego aspettava:
«Ora, se qualcuno conosce qualche motivo per cui gli sposi non debbano unirsi quest'oggi in matrimonio, parli ora, o taccia per sempre».
Menta tremò. Non aveva alcun motivo per temere che qualcuno aprisse bocca e le impedisse di sposare Otto Grumber. Allora perché il suo corpo bruciava di una strana angoscia di ghiaccio? Era la tensione a farle stupidamente sperare che qualcuno parlasse? Come avrebbe salvato Casa Delle Vigne se non si fosse sposata subito? Perché il Conte non era voluto entrare? Sarebbe mai riuscita a respirare di nuovo?
«Io ho qualcosa da dire.»
Un mormorio sbalordito si diffuse e venne amplificato dall'eco della navata. Padre Benigno squadrò lo sposo a bocca aperta.
Otto prese le mani della fidanzata. «Cara, sono onorato dal tuo superbo senso di lealtà. So che non sei mai voluta venir meno alla tua parola e ti trattieni qui solo perché mi hai fatto una promessa che ti ostini a voler mantenere.»
Disorientata dai bisbigli crescenti e dalla luce determinata con cui il marchese la guardava, Menta scosse il capo. «Non capisco. Ho promesso che ti avrei sposato.»
Otto, nonostante tutto, era divertito. Aveva la vittoria in pugno, poteva avere la ragazza senza alcuno sforzo, vincolata com'era al suo senso di lealtà alla parola data. Che diritto aveva però di rovinare la vita della persona che amava? «Mia adorata, non senti dunque il tuo cuore che prega si rompa la promessa che mi hai fatto perché l'aveva già fatta da tempo a qualcun altro, senza che tu nemmeno te ne accorgessi?»
Menta lo scrutava con i suoi grandi occhi di smeraldo, indecisa. Il sorriso di Otto si accentuò. Si chinò per darle un bacio sulla guancia e le sussurrò all'orecchio:
«Corri, sei ancora in tempo.»
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La Rosa Del Lago
أدب تاريخيSulle rive del lago di Garda, nei primi decenni dell'Ottocento, tutti hanno dimenticato Villa Delle Rose e il Conte che vive recluso come un mostro delle fiabe. Finché il caso costringe la giovane Menta a stringere un patto con il mostro e a trascor...