Capitolo 10

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Chiuse la porta, creando un unico e forte rumore.

Solo in quel momento realizzai quello che aveva detto.

'Cosa intendeva dire?' iniziai a riflettere.

Si stava innamorando? Di me?

Rimasi interdetta.

Com'era possibile? Era lesbica?

Forse l'avevo stuzzicata un po' troppo quando ero nella vasca... Non sapevo cosa pensare.

Ero confusa, e anche il mio corpo era confuso.

Perché mi piaceva l'idea che Clarke fosse innamorata di me?

Scossi la testa, e feci scappare quei pensieri strani dalla mia mente. Non poteva essere vero.

Passarono le ore, e io non avevo ancora sentito o rivisto Clarke.

Inconsciamente mi addormentai, caddi nelle braccia di Morfeo senza accorgermene, e iniziai a sognare.

Erano incubi, non erano sogni, in quella notte iniziarono i peggiori incubi. La mia mente manipolava il fatto che ero stata rapita e che ero senza la mia famiglia, legata e intrappolata, in un motel sperduto nel nulla e ne creava incubi orrendi.

L'angoscia che mi provocò il sogno di quella notte, mi fece svegliare di soprassalto, urlando. Il miei polmoni cercavano disperatamente ossigeno, come se avessi corso una maratona.

Improvvisamente iniziai a strattonare freneticamente la corda che mi legava alla sedia, cercando di liberarmi.

Sudavo freddo.

Sentivo la mia faccia completamente coperta da un sottile strato di sudore. I miei muscoli erano contratti, il mio cervello era spento e il mio cuore andava a mille.

Chiusi gli occhi, che iniziavano a pizzicarmi, segno che stavo per piangere. Trattenni le lacrime fino a quando non sentii qualcosa di caldo che mi avvolgeva il volto.

Aprii gli occhi, liberando le lacrime, e vidi che era Clarke.

"Ehi, ehi."  sussurrava  "Tranquilla. Tranquilla. Era solo un incubo."

Io singhiozzai e scossi lievemente la testa, come per liberarmi dalle sue mani, appoggiate su entrambe le mie guance.

"Peccato che l'incubo lo stia ancora vivendo."

Lei si ammutolì.

Rimase in silenzio per qualche secondo, facendomi capire che avevo colpito con le giuste parole.

"Sono io la causa dei tuoi incubi?"  domandò, con la voce tremolante. Io annuí, cercando di smettere di singhiozzare e di piangere, non riuscendoci.

Lei scosse la testa, senza togliere le mani dal mio volto. "Mi dispiace così tanto."  mugolò con un fil di voce, appoggiando la sua fronte sulla mia.

In quel momento il mio respiro irregolare si fermò, liberando solo qualche piccolo singhiozzo. Le lacrime che scendevano dai miei occhi si dimezzarono, il mio cuore si fermò nell'attimo in cui la sua pelle toccò la mia. La scena fu indescrivibile... ed anche ciò che stavo provando.

Il tempo in quella stanza si era fermato per un'eternità di secondi; io, seduta e legata su quella sedia, ero leggermente sporta in avanti. Davanti a me, in ginocchio, c'era Clarke, che mi teneva le guance con le sue calde e morbide mani, con la fronte sulla mia e i nostri nasi che si scontravano.

Io avevo gli occhi aperti e guardavo il suo volto meraviglioso, lei aveva gli occhi chiusi, con uno sguardo distrutto.

Mi soffermai a guardarle le labbra; erano carnose, leggermente arrossate. Sembravano morbide e soffici. Ero a pochi millimetri da quelle meraviglie, e ciò mi fece provare un tornado nello stomaco.

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