Capitolo 2

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Avevo una benda stretta intorno agli occhi. Ero seduta su una sedia, con i polsi legati dietro lo schienale. Provai a muovermi, ma ero completamente immobilizzata, anche le caviglie  erano legate l'una all'altra con una corda molto spessa.

Non potevo alzarmi, non potevo girarmi, non potevo vedere in che strano luogo mi trovavo. Nell'aria sentivo solo un odore di antico, di casa e di legno vecchio.

Non sentivo aria fresca, perciò se c'era una finestra era chiusa. L'unica cosa libera, che non mi avevano imbavagliato, era la bocca.

Non avevo niente all'interno che mi impedisse di parlare, non avevo un pezzo di scotch che me la chiudesse...potevo parlare ed appena lo realizzai iniziai immediatamente ad urlare.

"Aiuto!"

Per risposta ricevetti un sonoro "ssh".

Rimasi interdetta.

"Aiuto!"  gridai un'altra volta, agitandomi sulla sedia.

"Ssh"  sentii ancora.

'Chi è questo che mi prende per il culo?'

'Chi cazzo sei, figlio di puttana'  affermai, arrabbiata come una iena, cercando di sembrare il più forte possibile.  "Cosa vuoi farmi? Appena mio padre lo verrà a sapere ti ucciderà all'istante... perciò liberami."

"Ssh"

Stavo seriamente per perdere la pazienza. Perché non parlava?Perché continuava a provare a zittirmi con dei semplici 'ssh'?

Iniziai a sentire uno strano sfruscio, come due cose che si sfregano delicatamente. Avevo un udito eccellente, e quel rumore lo conoscevo molto bene e lo sentivo ogni volta che mio padre affilava i suoi amati coltelli da collezione.

Iniziai a respirare affannosamente, stavo per entrare in iper ventilazione per via della paura. Merda, merda, merda.

Non mi piaceva affatto l'idea che la persona che mi aveva rapita avesse un coltello affilato tra le mani.

Cosa voleva farmi? Voleva torturarmi?

"No, ti prego, no"  mugolai come un cucciolo impaurito. E per tutta risposta ricevetti un altro fottutissimo 'ssh'.

Pochi secondi dopo sentii la lama del coltello appoggiarsi dolcemente sulla mia coscia.

Io mugolai per la paura, e subito dopo sentii quel rumore di soffio d'aria dal naso che mi fece capire che era divertito.

Stava sicuramente sorridendo.

'Che mente malata! Bastardo!'

Fece salire lentamente la punta verso il mio ventre, sorpassandolo e arrivando all'ombelico.

"Ti prego, risparmiami."  sussurrai  "T-Ti dirò tutto quello che vuoi sapere... tanto lo so perché mi hai rapita, è per mio padre"

Non ricevetti nessuna risposta, solo la lama che saliva. Non appena toccò il mio petto scoperto mi venne il panico; il mio respirò accelerò in una frazione di secondo, poi iniziai a supplicare il rapitore di tenermi in vita.

"Ti prego, ti prego, ti prego. Oh, Dio, basta. I-io no-"

Venni interrotta dalla sua voce.  "Parli troppo"  disse tranquillamente, allontanando subito dopo il coltello, che era arrivato quasi al collo.

Finalmente sentivo la sua voce... e non mi sembrò tanto maschile.

"Chi sei?"  domandai.

"Shh"

'Ma vaffanculo' pensai, seccata.

"Ti prego, dimmi chi sei e cosa ci faccio io qui. Dove cazzo sono?"  riprovai.

"Sta zitta e riposati."

Era  una voce femminile. La mia rapitrice era una donna?Sembrava anche piuttosto giovane.

"Sei una donna? Quanti anni hai?"  le domandai.

La sentii ridacchiare.

"Cos'è questo? Un interrogatorio?"  mi rispose con un tono strafottente  "Non sono qui per rispondere alle tue domande."

"E allora per cosa?"  insistetti.

"Ripeto, non per rispondere alle tue domande, ragazzina."

"Dimmelo."  Sembravo una bambina da come mi stavo comportando ed alla fine riuscì a zittirmi definitivamente.

"Sta zitta se non vuoi che ti uccida adesso!"  affermò decisa, con un tono così freddo che mi fece gelare il sangue e ogni muscolo del corpo.

"O-okay."  balbettai impaurita  "P-Però non farmi del male..."

Fece uno strano verso con la bocca e ridacchiò.

Che aveva da ridere? Fottuta psicopatica!

Io stavo morendo dalla paura e questa rideva?

"Non ti farò del male."  Questa volta usò un tono calmo e rassicurante e, per un attimo, non mi sentii in pericolo di vita.

"E allora perché sono qui?"

"Sbaglio o avevo detto niente domande?"

"Scusa"  mormorai, desolata. Non passarono neanche due minuti che parlai un'altra volta. Era più forte di me. Volevo sapere.

"Perché mi tieni la benda sugli occhi e non sulla bocca?"

Lo so, sono testarda da far schifo, ma che ci potevo fare?

La sentii sbuffare pesantemente.

"Me lo sto chiedendo anch'io, sai? Avrei fatto meglio ad appiccicarti un enorme pezzo di scotch nero su quelle meravigliose labbra che non hanno intenzione di stare chiuse un attimo..."

Aveva descritto le mie labbra con l'aggettivo "meraviglioso"? Avevo sentito bene?

Lì per lì rimasi spiazzata per un attimo, però ritrovai subito dopo la parola.

"Perché allora non mi tappi la bocca e mi liberi gli occhi?"

Rimase in silenzio per qualche secondo, lasciandomi sentire solo il  rumore del mio cuore che mi batteva ad intervalli regolari nel petto. Ero concentrata ad ampliare il mio senso dell'udito, per riuscire a capire il più possibile la scena che stavo vivendo.

Sentivo il suo respiro, ed era un suono davvero dolce.

Avevo assolutamente la conferma che non era un uomo la persona che mi aveva rapita. Quando penso al tipico "rapitore" mi viene in mente un uomo in là con l'età, cattivo, senza pietà, con i polmoni consumati dal fumo... in poche parole un mostro. Però ascoltando quel tenero respiro, lei non mi sembrò un mostro.

Lei non era uno di quei mostri, era una persona come me. Dalla sua voce avevo capito che era davvero giovane, aveva un animo gentile, anche se le avevano ordinato di fare quello che aveva fatto.

Ritornai sulla Terra non appena rispose alla mia domanda.

"Ho avuto degli ordini ben precisi. Mi è stato detto che per tutta la durata del tuo sequestro non dovrai sapere dove ti trovi. Perciò ho optato per bendarti gli occhi."

"E la bocca perché l'hai lasciata libera?"

Sospirò.  "Piccolo strappo alla regola." rispose, semplicemente  "Adesso riposati, basta domande."

Detto questo la sentii alzarsi e andarsene.

Via via che i passi si facevano più lontani, iniziavo a rendermi conto che ero seriamente in pericolo. Lei poteva essere un pericolo come poteva non esserlo, però gli uomini con cui lavorava? Loro erano un pericolo di sicuro. Erano stati loro a organizzare tutto questo e non sarebbe finito tanto presto.

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