1 - Squartati - 1

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L'ultimo messaggio inviato da Jim Kennedy al suo ormai ex fidanzato Troy Fraser recitava le seguenti parole: "Non c'è niente da chiarire, abbiamo sbagliato tutto dall'inizio. Non ti voglio più vedere."

Troy fissava insistentemente lo schermo del cellulare, la luce blu che gli abbagliava gli occhi. Si trattava dell'unica fonte di illuminazione nella sua auto buia e inutilmente grande.

Molte cose erano cambiate nel corso di quei dieci anni: lui ormai era un uomo adulto e aveva avuto l'onore di scrivere e dirigere Squartati - Venticinque anni dopo. Il film che aveva rovinato tutto. Se non lo avesse mai ideato, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.

Seduto sul sedile del guidatore all'esterno del cinema, Troy sbuffò mentre digitava una serie di numeri sul cellulare. Avvicinò il dispositivo all'orecchio e attese.

"Che cosa vuoi?" La voce di Hallie Prescott risuonò forte e chiara. Aveva sviluppato un tono più basso, più maturo.

"Hallie, mi ascolti un attimo?" La implorò. Quella doveva essere la settima volta che la chiamava durante la giornata.

"Perché dovrei?"

"Per favore, lasciami spiegare."

"Spiegare cosa, Troy? Si spiega già tutto da solo."

"Avevo la sceneggiatura pronta da anni, ormai! Sono stati loro a chiedermi di trasformarla in una film."

"Non puoi mostrare la mia vita sul grande schermo!"

"È anche la mia vita! Quella storia l'abbiamo vissuta insieme, non dimenticarlo."

Dopo un lungo silenzio, Hallie pronunciò le parole che più ferirono Troy: "Che cosa ti è successo? Eri diverso."

"Sono cambiate molte cose da quando eravamo ragazzini."

"Adesso sei diventato regista, sceneggiatore, hai coronato il tuo sogno..."

"Hallie..."

"Goditi il film."

Hallie riattaccò. Anche lei lo aveva abbandonato. Aveva perso tutti: sua madre si trovava rinchiusa in un istituto di riabilitazione per alcolizzati in seguito agli eventi che le avevano strappato via il figlio (nonché suo fratello, Jamie); l'unica persona che avesse mai amato, Jim, aveva messo un punto alla loro relazione durata tre anni e adesso anche Hallie non voleva più avere nulla a che fare con lui. E tutto per colpa sua.

Troy allontanò lentamente il cellulare dall'orecchio, le lacrime che minacciavano di uscire. Si morse il labbro inferiore, sforzandosi di non scoppiare a piangere per la decima volta quella settimana.

"Fanculo." Aprì la portiera e uscì dall'auto, richiudendola violentemente a raggiungendo il cinema.

In sala erano presenti centinaia di persone con maschere da Ghostface sui volti. Urlavano e ridevano come se si trovassero al parco divertimenti.

Come potevano comportarsi in quel modo? Il film che stavano per vedere era basato su fatti reali avvenuti nella loro cittadina e delle persone erano morte. Eppure, per loro, era soltanto uno scherzo.

Sul grande schermo apparve Ghostface che rivolse una pugnalata al pubblico, rompendo la quarta parete. La scritta Tra poco: Squartati - Venticinque anni dopo apparve.

Troy aprì la porta della sala e si stampò un finto sorriso sul volto prima di salire sul palco e venire inondato di applausi.

"Drin drin, Troy!" si sentì dire dal pubblico e lui si sforzò di ridere. La risata più falsa di tutta la sua vita.

Iniziò a parlare non appena gli applausi terminarono e nella sala ci fu silenzio: "Grazie, grazie a tutti. Grazie per essere qui stasera, a guardare la nostra cittadina sul grande schermo per la seconda volta. Mi chiamo Troy Fraser e sono il regista e sceneggiatore di Squartati - Venticinque anni dopo, il seguito di Squartati, basato su ciò che è accaduto dieci anni fa qui a Woodsboro." Fece un respiro profondo "Questa è la storia di Hallie Prescott, una mia cara amica. Io e lei siamo riusciti a sopravvivere, ma... altri miei amici non sono stati tanto fortunati. Questo film è per ricordare coloro che non ce l'hanno fatta. Jack, Emma, Anita, Annie... mi mancate come l'aria. Buona visione."

Venne nuovamente inondato di applausi e scese dal palco, sorridendo e uscendo dalla sala. Quei tre minuti erano stati i più stressanti di tutta la serata; tutti quegli occhi puntati su di lui, quelle maschere...

Finalmente il film iniziò e apparvero i primi titoli di testa. Calò silenzio nella sala e la maggior parte delle persone si tolsero le maschere da Ghostface per vedere meglio.

Troy, invece, uscì in fretta e furia dal cinema e fece un gran respiro. Era una notta buia e in strada non c'era anima viva. Non erano presenti altri edifici nei paraggi, soltanto alti alberi scuri.

Attraversò la strada, guardandosi attentamente intorno. Tutto buio e deserto. La sua auto era parcheggiata proprio accanto al bosco.

Si sedette sul sedile e si diede una rapida occhiata nello specchietto retrovisore. Non aveva la minima idea di che cosa avrebbe fatto adesso. Ma qualcosa c'era. Qualcosa che non avrebbe mai pensato di fare.

Troy fece un respiro profondo e ripensò a tutto: la sua relazione con Jim, l'amicizia con Hallie, la morte di Jamie, l'alcolismo di sua madre.

Credeva che dopo il liceo il dolore sarebbe finito, che il bullismo fosse l'unica cosa che lo faceva stare male. Evidentemente si sbagliava. Forse non era destinato ad essere felice.

"Karin, metti la sicura e accendi la radio a tutto volume." ordinò all'assistente robotico che obbedì.

Tutte le portiere dell'auto vennero bloccate e partì una canzone rock a tutto volume. Troy non aveva idea se fosse abbastanza per coprire tutti gli altri suoni.

Allungò una mano sotto il sedile del passeggero, alla ricerca di qualcosa. E quando la ebbe trovata, il suo respiro iniziò a farsi pesante.

La pistola era proprio lì, stretta tra le dita della sua mano, mentre si inumidiva del sudore del suo palmo. Forse era quella la cosa giusta da fare. Forse era quello l'unico modo per fermare il dolore una volta per tutte.

Avvicinò la pistola al viso e la puntò sotto il mento. Chiuse gli occhi mentre le lacrime gli rigavano le guance, la tentazione di premere il grilletto che si faceva sempre più forte.

"Mi dispiace tanto... mi dispiace tanto..." continuò a ripetere quella frase, senza però sparare. Non ne aveva il coraggio. Era sempre stato un codardo.

Troy decise di abbassare la pistola e asciugarsi le lacrime. Gettò l'arma sotto il sedile e spostò lo sguardo verso il finestrino. Dava l'impressione di essere completamente perso nei suoi pensieri.

Lo squillo del cellulare lo distrasse e, non appena guardò lo schermo, si sforzò di sorridere e rispose: "Pronto."

"Perché piangi, Troy? Qualcosa non va?" Quella voce. Quella dannata voce modificata l'aveva immediatamente riconosciuta.

Troy sbarrò gli occhi e il sorriso gli morì sul volto. Il suo corpo si riempì di brividi e il battito del cuore iniziò ad accelerare sempre di più.

Scream - Non fidarti di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora