Quella poteva tranquillamente sembrare una tipica giornata d'inverno. Ma non lo era. E questo lo percepiva benissimo Hallie Prescott (o meglio, Hallie Wilson), la quale aveva una terribile sensazione.
Quella mattina, alzandosi dal letto, aveva quasi rischiato di colpire il comodino con il mignolo. Poi, mentre era intenta a preparare la colazione, si era bruciata ai fornelli. Cos'altro doveva ancora accadere?
L'unica persona, in quella casa, che sembrava essere priva di qualsialsi pensiero cattivo era Lonny Wilson.
Il marito di Hallie si trovava in camera da letto, seduto su uno sgabello con la tavolozza di colori in una mano. Era intento a dipingere qualcosa sulla tela di fronte a lui.
Quella mattina, Lonny si sentiva particolarmente ispirato. La notte prima aveva fatto un sogno molto strano, un incubo. Riguardava la morte. E c'erano Hallie e Liam, il loro figlio di appena quattro anni.
Lonny era così preso dalla sua nuova opera che non notò Hallie appoggiata allo stipite della porta. Era cambiata molto, sia fisicamente che caratterialmente. Si era anche tinta i capelli di biondo. I lineamenti del volto erano diventati più definiti, dandole un aspetto più maturo e meno adolescenziale. Era una donna, ormai.
"A che cosa stai lavorando?" Aprì bocca e un sorriso si fece largo sul suo volto non appena Lonny si voltò verso di lei.
"Non lo so, è ancora molto astratto" Spiegò lui, riprendendo a dipingere.
Hallie decise di avvicinarsi e diede uno sguardo all'opera incompleta. Aveva ragione, era molto astratto; c'erano soltanto striscie nere e rosse sparse qua e là.
"Non so neanche se verrà bene" Ammise lui, sbuffando. Aveva detto lo stesso anche mentre dipingeva il quadro che gli avrebbe fatto guadagnare quasi diecimila dollari.
"Dovresti prenderti una pausa dal lavoro e passare più tempo con me e tuo figlio. Sei sempre chiuso in camera a dipingere" Iniziò a fargli un massaggio alle spalle e il corpo di Lonny si riempì di brividi "È passato molto tempo dall'ultima volta che l'abbiamo fatto."
"Ben cinque anni."
"È un po' troppo, non credi?"
Lonny cercò di ribattere finché non vennero interrotti da una vocina stridula: "Mamma! Mamma, dove sei?"
Hallie non potè fare a meno di sbuffare, al che lui le accarezzò il viso: "Dai, non ti arrabbiare. Sarà per la prossima volta."
Liam fece il suo ingresso nella stanza, correndo con le sue gambine corte, uno zaino giallo in spalla e un buffo cappello di Winnie the pooh sulla testa: "Devo andare a scuola o farò tardi!"
"Sì, lo so, adesso ti accompagno. Dai, vieni qui" Hallie si accovacciò all'altezza del figlio e Liam le corse incontro. Lei lo prese in braccio, facendo un po' fatica "Ma quanto sei cresciuto? Sei pesantissimo."
"Liam, saluta papà" Disse Lonny e il piccolo lo salutò sventolando freneticamente la mano in aria, facendo ridere i due genitori.
"D'accordo, noi andiamo."
"Non dimenticare di comprare una nuova tela per me."
"Sissignore."
Non appena Hallie e Liam furono usciti dalla camera da letto e la porta venne chiusa, Lonny riprese a dipingere. E in casa calò un inquietante silenzio. Niente passi. Niente voci. Niente uccellini cinguettanti.
Hallie fece sedere Liam sui sedili posteriori, allacciandogli la cintura più saldamente possibile. Ma quando si sedette sul sedile del guidatore e stava per mettere in moto, lo squillo del cellulare la interruppe.
Lo estrasse dalla borsa mentre Liam non la piantava di lamentarsi, affermando che sarebbe arrivato a scuola in ritardo e la maestra lo avrebbe rimproverato. Ma lei fece finta di non sentirlo.
Quando lesse il nome di Randy Meeks sullo schermo, fu impossibile trattenere un sorriso a trentadue denti. Accettò subito la chiamata: "Ehi! Mio Dio, è passata una vita."
"Ciao, Hallie. Ti disturbo?" Il tono di voce di Randy non sembrava affatto rilassato. Anzi, dava l'impressione di essere teso come una corda di violino. Ma Hallie non sembrò farci caso.
"No, certo che no. Stavo accompagnando Liam a scuola. Come mai hai chiamato?"
Lui fece un respiro profondo e ci furono degli attimi di silenzio. Il fatto che Randy non stesse rispondendo alla sua domanda la stava facendo preoccupare.
Ma poi, la fatidica risposta arrivò. E Hallie capì subito il perché dell'esitazione: "Troy è stato ucciso."
Il sorriso le morì sul volto e gli occhi le si inumidirono in pochi secondi. L'incredulità era dipinta sul suo volto: "Troy... è morto?"
"Ieri sera, all'esterno di un cinema in cui stava essendo proiettato il seguito di Squartati."
"Tu... tu stai bene?"
"Sì, io sto bene" Hallie non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo a quell'affermazione "Ma ho paura che stia ricominciando."
"Come fai a saperlo?"
"È stato accoltellato. Con un pugnale da caccia."
Ogni informazione che le dava Randy era come un proiettile al cuore. Abbassò il capo e chiuse gli occhi, cercando di fare ordine nella sua mente.
"Non ci sono sospettati o testimoni?"
"Nessuno, la polizia è ancora a mani vuote."
"Che cosa devo fare?"
"Restare il più lontano possibile da Woodsboro."
"Sai che non posso farlo."
"Hallie, credimi. Qui c'è in gioco la vita di molte persone. Promettimi che non tornerai qui. Ti scongiuro."
Calò silenzio e Randy fu quasi convinto che lei avesse inteso ciò che aveva detto. Ma le sue certezze svanirono a causa di una semplice frase: "Sono da te tra qualche ora."
Lui cercò di farla ragionare, di farle capire quanto fosse sbagliata la decisione che stava prendendo. Ma ormai Hallie aveva già riattaccato. Ed era determinata.
Mentre Lonny terminava di dipingere tutta la tela di rosso e nero, il cigolio della porta lo interruppe. Si accigliò non appena vide Hallie davanti alla porta con Liam in braccio.
"Come mai siete ancora qui?" Domandò, aspettandosi una risposta come Liam ha la febbre o qualcosa del genere. Ma così non fu.
"Dobbiamo andare a Woodsboro" Non appena Hallie ebbe pronunciato quelle parole, suo marito restò a bocca aperta. Letteralmente.
"Sei impazzita?"
"Lonny, ti prego."
L'uomo si alzò di scatto dallo sgabello, raggiungendola in fretta e furia. I suoi passi erano pesanti e sul volto era ben chiara la sua espressione di disaccordo.
"Non pregarmi, Hallie. Voglio delle spiegazioni. Delle spiegazioni ragionevoli."
"La mia famiglia è in pericolo, capisci?"
"Perché?" E lì calò il silenzio. Era chiaro che Hallie si rifiutasse di rispondere, in parte perché sapeva che se gli avesse detto la verità lui si sarebbe ovviamente opposto "Sta succedendo di nuovo, non è così?"
Lei annuì debolmente mentre Lonny si allontanò, metabolizzando la cosa "Non andrò in quella cittadina, te lo puoi scordare.""Allora ci andrò da sola. Con Liam."
Hallie era decisa a fare di testa sua. Come sempre, d'altronde. Quindi girò i tacchi, pronta ad uscire dalla stanza. Ma Lonny corse da lei e la fermò, costringendola a guardarlo negli occhi.
"D'accordo, vengo con te. Ma ti avverto: lascia nostro figlio fuori da tutta questa storia. Lui non c'entra niente e non hai il diritto di mettere in pericolo la sua vita. Sono stato chiaro?"
Hallie restò a fissarlo per lunghi secondi, senza aprire bocca. Lonny stava sudando, il cuore che gli martellava nel petto. Poi lei annuì.
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Scream - Non fidarti di nessuno
FanfictionSECONDO VOLUME DELLA TRILOGIA "SCREAM H25" I fantasmi non muoiono mai. CONTIENE SPOILER DEL PRIMO VOLUME È trascorso un decennio dall'ultima apparizione di Ghostface e nelle sale cinematografiche viene rilasciato il seguito di Squartati, scritto e d...