13 - Ricordi dolorosi - 13

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Il forte rombo di un motore ruppe il silenzio tra le pacifiche colline della California. Un'auto venne parcheggiata di fronte ad un edificio andato ormai in rovina.

Da essa uscirono Hallie e Lonny. Quest'ultimo, accigliato, sembrava alquanto confuso; non aveva idea del perché si trovassero in quel luogo a lui sconosciuto. Hallie, invece, aveva un'aria affranta mentre fissava insistentemente la casa.

Tutto quello che restava della villa al 261 di Turner Lane non era altro che macerie: era completamente distrutta, il tetto praticamente inesistente, così come parte delle mura e delle finestre. I segni delle fiamme erano ancora visibili su tutta la casa.

«Perché mi hai portato qui?», le chiese Lonny, senza distogliere lo sguardo dalla villa.

«Per mostrarti il mio incubo peggiore.», rispose tetramente Hallie, la quale si fece avanti per prima per poi essere seguita dal marito.

Subito dopo aver messo piede nell'ingresso, Hallie percepì una fitta allo stomaco, come se si trovasse sul vagone di una montagna russa. Si guardava intorno mentre riviveva ogni momento di quella terribile notte.

«Com'era la citazione? ‹Calma, sembra che tu abbia visto un fantasma›», la voce di Jamie le risuonò nella mente e per un attimo credette di aver fatto un viaggio nel tempo ed essere tornata a dieci anni prima.

In salotto, tutto era diverso, se non fosse per il divano che si trovava sempre al solito posto, al centro della stanza. Hallie sfiorò la stoffa bruciata con le dita.

«I miei veri genitori sono Sidney Prescott e Billy Loomis.»

«Sembra un film, vero?»

Le voci dei due assassini si facevano sempre più intense nella sua mente. Poi, d'un tratto, Hallie si ricordò delle sue parole: «Siete pazzi...»

Non si rese conto di averle enunciate ad alta voce, di conseguenza Lonny la raggiunse e le accarezzò la spalla: «Ehi. Ti senti bene?»

«Sì, è solo che... è come una scarica di emozioni l'una dopo l'altra... ogni ricordo di quella notte... tutto.», spiegò lei.

«Ti va di parlarne?»

Hallie fece un profondo respiro per poi toccare il mobiletto su cui era precedentemente riposta la televisione: «Questa particolare stanza della casa è la peggiore: è dove Helen e Jamie mi hanno rivelato tutto, nei minimi dettagli.», Hallie non poté fare a meno di notare la grande macchia di sangue ormai indelebile sul pavimento, quando Helen tagliò la gola a Jamie, «Io mi trovavo proprio qui, davanti a questo divano. Tornare qui dopo tutto questo tempo è... strano. Mi sento come se stessi rivivendo quel momento, capisci?»

«Come sei scappata?» Lonny, al posto di consolarla, decise di saperne di più; la sua curiosità era solita prevalere su tutto.

«Sidney mi ha aiutata.», subito dopo aver pronunciato quelle parole, Hallie restò a fissare il vuoto. Pareva essere in uno stato di trance.

Lonny se ne accorse subito, al che la spronò ad uscire da quella casa e andare via. Le avvolse un braccio attorno alle spalle, consolandola mentre uscivano dal salotto.

Nella palestra della Woodsboro High, Stella era intenta ad allenare le cheerleader. La partita di football era ormai alle porte e non potevano affatto permettersi di farsi trovare impreparate per quel giorno.

«E uno, e due, e uno, e due. Stop!» concluse Stella e tutte le ragazze finalmente si fermarono, col fiatone e il sudore che colava copiosamente dalla fronte nonostante fosse inverno «Siete state pessime, non eravate neanche sincronizzate! Vi ricordo che manca poco alla partita e dovete essere perfette. Adesso sciò. Tutte tranne Jenna.»

Mentre le ragazze si mettevano i borsoni in spalla ed uscivano dalla palestra, Jenna si voltò verso Stella e deglutì rumorosamente: aveva capito perfettamente per quale motivo la volesse trattenere lì.

Quando tutte le cheerleader furono uscite dalla palestra e restarono soltanto loro due, Stella sorrise e la invitò a sedersi. Jenna era molto spaventata, anche se cercava di non darlo troppo a vedere.

«Spero che Dylan sia stato bravo a letto perché con me ha fatto pena. Dimmi un po'... è successo qualcos'altro tra voi due o è stata soltanto una botta e via?»

«No, niente. Lo giuro. È stata soltanto una botta e via, te lo assicuro.»

Stella sogghignò compiaciuta, notando come Jenna fosse in ansia: «Hai paura di me, uh?» iniziò a camminare lentamente verso di lei «Credi che possa farti del male, dico bene? Forse sono io l'assassino, che ne pensi? Magari la mia prossima vittima sei proprio tu... o quell'imbecille di Dylan.» si fermò davanti a Jenna e fece avvicinare i loro volti, distanziandoli di pochissimi centimetri «Siamo da sole a scuola, sai? Nessuno potrebbe sentirti urlare.»

«Adesso devo andare.», detto questo, Jenna si alzò in fretta e furia, mettendosi il borsone in spalla e raggiungendo l'uscita della palestra.

«Jenna», la chiamò ancora una volta Stella, facendola voltare «Sta' attenta, c'è un assassino a piede libero.» Jenna si girò nuovamente, uscendo e lasciando la capo-cheerleader da sola, il cui finto sorriso scomparve subito dal suo volto «Stronza.»

Sbuffò e raggiunse una panca su cui era appoggiato il suo borsone rigorosamente rosa a strisce nere. Lo aprì, rovistando al suo interno ma senza trovare ciò di cui aveva bisogno.

Continuò a cercare finché non lo trovò: il cellulare. Richiuse il borsone e se lo mise in spalla, pronta per uscire dalla palestra e tornare in quell'inferno chiamato casa.

Ma lo squillo improvviso del cellulare la costrinse a fermarsi. Alzò gli occhi al cielo per poi rivolgere lo sguardo allo schermo. Si accigliò non appena notò che a chiamarla era proprio Tania.

«Ero sicura di aver cancellato il tuo numero.» affermò non appena accettò la chiamata e avvicinò il dispositivo all'orecchio.

«Ciao, Stella. Tania non è disponibile al momento.» la ragazza si bloccò non appena riconobbe quella voce.

«Molto divertente, Tania, sto morendo dalla paura. Dimmi, da quando hai l'applicazione per parlare come Ghostface installata sul tuo cellulare?»

«Qual è il tuo film slasher preferito?»

«Sbaglio o la citazione era "qual è il tuo film horror preferito"?»

«Hai visto il nuovo Squartati

«Non sono una fan di quella serie.»

«Che peccato, avresti potuto imparare molto da esso.»

«E sentiamo, Ghostface, che cosa avrei potuto imparare da un film scadente come quello?»

«Mai rispondere al telefono quando ti trovi in un luogo grande e deserto, magari.»

Il momento si fece serissimo e Stella non ci pensò due volte prima di riattaccare. Si guardò attentamente intorno ma non c'era nessuno. La palestra era vuota oltre a lei. Uscì immediatamente da quel posto inquietante.

Scream - Non fidarti di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora