5 - La paura - 5

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"Aprite il libro elettronico a pagina ottantasei" ordinò l'insegnante e così fecero gli studenti "Quest'oggi tratteremo il tema della paura e da dove deriva questa emozione."

Tania Prescott, seduta all'ultimo banco accanto alla finestra, sbuffò: "Mi chiedo ancora per quale motivo abbia scelto di fare psicologia" disse alla sua migliore amica, Yara Hamund, seduta accanto a lei, mantenendo un tono di voce basso.

Yara non poté fare a meno di ridacchiare. Ma, sfortunatamente per lei, l'insegnante se ne accorse: "Yara Hamund. Cosa ti diverte di questo argomento?"

Tornò seria, mettendosi composta sulla sedia. In quel momento si ricordò di come i suoi genitori fossero severi riguardo alla postura dritta: "Niente, mi scusi. Mi sono distratta."

"Ti va di darci la definizione di paura, secondo il tuo punto di vista?"

Tutta la classe si voltò verso di lei. Tutti quegli occhi puntati addosso la facevano sentire osservata e a disagio. Avrebbe scommesso di aver sentito qualche battutina sul suo conto.

"Ehm..." abbassò il capo mentre le mani iniziarono a tremarle.

Non appena cercò di riprendere il discorso, la professoressa la interruppe: "Come immaginavo. Stavo dicendo..."

"Credo che la paura sia un'emozione primordiale. E, ehm... è grazie ad essa se riusciamo a scampare pericoli e a sopravvivere" Yara si guardò intorno, notando come avesse catturato l'attenzione di tutti "Ad esempio, tutti hanno paura di morire, quindi evitiamo di saltare giù da un dirupo... o magari reagiamo se un malintenzionato entra in casa nostra. La paura è fondamentale per la sopravvivenza."

Ci era riuscita. Aveva sorpreso tutti, perfino l'insegnante. Finalmente aveva superato la sua paura di parlare in pubblico. Il cuore le martellava nel petto mentre in viso era diventata rossa come un peperone.

"Molto bene, Yara, prenderò nota di questo tuo intervento."

La musulmana sorrise, abbassando il capo e sentendosi fiera di se stessa. Tania sorrise anch'ella e le disse sottovoce: "Sei stata forte. Li hai stesi."

All'orario di pranzo, come al solito, il cortile del liceo di Woodsboro era gremito di studenti, tutti riuniti in cerchio col proprio gruppo di amici mentre, tra un morso e l'altro di cibo, parlavano del più e del meno.

Tania e Yara, tuttavia, erano le uniche persone a non avere un gruppo di amici. Sedevano sempre da sole, in silenzio, mentre tutti le guardavano e provavano pena per loro.

Tania odiava che gli altri pensassero fossero infelici soltanto perché non avevano una vasta cerchia di amici. E odiava soprattutto il fatto che la gente provasse pena per loro.

Le due amiche erano sedute sull'erba, in disparte dal resto degli studenti, e avevano appena terminato di pranzare. C'era un fresco venticello che fece venire a entrambe la pelle d'oca.

"Come fai a sapere tutta quella roba sulla paura?" Chiese a Yara, curiosa.

"Il mio passato mi ha aiutata a capire molte cose, Tania" quella affermazione fece calare un imbarazzante silenzio e l'amica abbassò il capo "Hai sentito di Troy Fraser? Il regista di quel film... come si chiama..."

"Sì, l'ho letto su un articolo di RealLifeStab."

"Quel sito del cavolo non è stato ancora bandito?"

"Sono soltanto fan di un film, non prenderla troppo sul serio. E comunque non mi interessa di Troy, ci siamo rivolti la parola sì e no tre volte da quando mia cugina me lo presentò."

"Non andava a scuola con lei?"

"Sì ma poi Troy le rivelò di voler dirigere il seguito di Squartati per mostrare al mondo i veri volti di Helen e Jamie e lei non la prese molto bene. Non erano in buoni rapporti da un bel po' di tempo, ormai."

"Come fai a sapere tutte queste cose?"

"Me l'ha raccontato Hallie."

"Davvero? Quindi vi parlate ancora?"

"Sì... una volta l'anno. Molto spesso soltanto per farci gli auguri di compleanno e di Natale. In più ieri ho perso il cellulare."

"È la millesima volta che lo perdi, dovresti stare più attenta. Dov'eri l'ultima volta che lo hai usato?"

"Non lo so, credo a scuola. Forse. Ricordo che la mattina lo avevo in mano e quando sono tornata a casa era sparito. Puf!"

Tania sbuffò. Non era mai stata in grado di trattare con cura i suoi oggetti personali. Era capitato più di una volta che dovesse comprare un cellulare nuovo perché il precedente lo aveva perso chissà dove. E puntualmente, subito dopo aver fatto l'acquisto, l'aggeggio riappariva.

Quindi non si allarmò più di tanto; il cellulare sarebbe comunque dovuto uscire allo scoperto, prima o poi. Spostò lo sguardo in direzione di un gruppo di amici intenti a ridere su qualcosa che aveva detto l'unico maschio del gruppo.

"Ti danno ancora fastidio?" Chiese a Yara, senza distogliere lo sguardo dai quattro.

"No, adesso preferiscono lanciarmi occhiatacce quando ci incontriamo nei corridoi" Rispose, cercando di mostrarsi indifferente.

"Semmai dovessero aggredirti di nuovo, tu avvisami e gli taglierò la testa. A tutti loro.

"Non ho bisogno della tua protezione, ma grazie per il pensiero."

Calò nuovamente silenzio tra le due ed era presente quasi un'aria di disagio. Nel gruppo di Stella Young, invece, era il completo opposto e non riuscivano a fare a meno di ridere a crepapelle.

"Stella non voleva ammetterlo!" Dylan terminò il suo racconto, tra una risata e l'altra, mentre la fidanzata gli diede uno scherzoso pugno sul braccio.

"Non è vero, sta mentendo!"

"No, invece, lo hai detto tu stessa!"

"Okay, possiamo passare a un altro argomento? Parlare delle mie figuracce non mi sembra la cosa più interessante da fare."

"È stata la miglior festa in spiaggia di sempre."

Stella spostò lo sguardo in un'altra direzione e il sorriso le morì subito sul volto. L'espressione che assunse faceva quasi paura: "Ma guardale, sono patetiche."

"Chi?" Domandò Dylan per poi guardare in quella direzione. Stavano fissando proprio Tania e Yara, le quali parlavano di chissà cosa.

"Odio la musulmana" Disse Stella per la millesima volta. Non si era neanche mai degnata di tenere nascosta la sua islamofobia.

"Tania è stata la più stronza tra le due" Affermò Jenna, guardando anche lei in direzione delle due amiche. Linda concordò con lei.

"Spero che faccia la stessa fine di suo padre" il modo in cui Stella disse quella frase era da accapponarsi la pelle. Non provava alcuna empatia per colei che era stata la sua prima amica, all'inizio delle scuole superiori.

"Ehi, Stella. Che ne dici se domani vieni a casa mia, uh?" Le propose Dylan ma lei si trovò costretta a rifiutare a causa dell'allenamento cheerleader "E che ti importa? Ti diverti di più con me" Iniziò a baciarle il collo, facendola ridacchiare.

"Ew, siete diabetici. Vado in bagno" Linda si alzò dall'erba per poi allontanarsi dal gruppo, andando in bagno. E non era di certo la prima volta che si sentiva a disagio in quel gruppo.

Scream - Non fidarti di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora