"Paura che ti morda, Malfoy?"

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Una cotta?
Per Mattheo Riddle?
Roba da matti. 

Questi erano i miei pensieri mentre mi avviavo verso l'aula di difesa contro le arti oscure.
Una volta arrivata, stranamente in anticipo, mi accomodai al solito posto: in seconda fila. 
Era un ottimo banco: i professori o guardavano quelli in primo solo perché saltavano all'occhio, o quelli in ultimo temendo qualche braveria.
Una cosa era certa: nessuno controllava quelli in secondo banco. 

Udì dei passi, ma gli diedi particolare attenzione solo quando li sentì avvicinarsi; mi voltai e vidi l'unica persona che non avrei voluto: Mattheo.
Il suo banco si trovava in prima fila, essendo un Riddle aveva il posto 'migliore'. 
Fortuna volle che fosse esattamente quello di fronte al mio. 

Lui si sedette non curante ed io mi alzai. Avrei abbandonato il mio posto se significava allontanarmi il più possibile da lui. 

"Paura che ti morda, Malfoy?" 

Mi fermai  dopo due passi incredula ma decisi di ignorarlo. 
Mi avvicinai all'ultimo banco e proprio lì mi sedetti. Lo notai visibilmente irritato dal mio modo di fare e un piccolo ghigno spuntò sul mio volto. 

Tutti gli studenti entrarono e la lezione proseguì normalmente.

...

Quando tutte le lezioni terminarono, io e Pansy decidemmo di studiare in biblioteca. 
Occupammo un angolo accanto alla finestra che permetteva di vedere la pioggia mano a mano cessare. 
Tirammo fuori i libri ed iniziammo a studiare, o meglio, io studiai, Pansy passò tutto il tempo a parlarmi del nuovo ragazzo conosciuto alla festa. 

Fu un attimo, sfuggente e tagliente, ma che mi urtò in un modo inspiegabile. Lo intravidi dalla finestra: la sua figura slanciata spiccava tra l'erba che lo circondava.
Aveva i capelli bagnati e...fumava. 
Non seppi il perché ma non mi aspettavo di vederlo con una sigaretta tra le dita. 
Se la portò alla bocca e inspirò il fumo per poi farlo fuoriuscire lasciando cadere la testa all'indietro.
Mi incantai ad osservarlo compiere quei gesti così semplici che mi stregarono gli occhi. 

Pansy mi sventolò la mano davanti agli occhi riportando la mia attenzione su di sé. 
Lei seguì il mio sguardo e appena si accorse qual'era il soggetto che mi aveva ammaliata sorrise eccitata. 

"E così non ti piace vero?" chiese ironica. 
"Smettila Pansy" dissi riportando l'attenzione sui miei appunti. 
"Isabel, non è una cosa brutta" affermò ed io la fulminai con lo sguardo. 
"Ancora con questa storia?" dissi. 
"Certo che sì" 
"Ma per favore".
La mia amica si rassegnò e iniziò a portare reale attenzione allo studio. 

Quando finimmo era già ora di cena, quindi ci avviammo verso la sala grande. 
Arrivate il trambusto ci invase le orecchie ed entrambe storcemmo il naso. 
Ci sedemmo al solito posto e iniziammo a parlare. 
Mattheo era seduto poco distante da me, dall'altra parte della tavolata. 
Le occasioni in cui mi sorprendevo osservarlo erano diventate improvvisamente troppe e la cosa peggiore è che la maggior parte delle volte nemmeno me ne rendevo conto. 
Qualcosa era rimasto in sospeso tra di noi e non voleva sapere di andarsene dalla mia testa. 

"Tutto bene?" mi chiese mio fratello vedendomi leggermente scossa. 
Non trovai le parole per rispondere. 

...

Quando si fece sera, io e Pansy ci preparammo per il nostro consueto incontro serale. 
Scendemmo le scale e gli altri erano già seduti in semicerchio attorno al camino.
Mi avvicinai con più calma della mia amica che corse, da brava bambina, per fare uno scherzo a Blaise. 
Rabbrividii quando notai che l'unico posto rimasto era quello accanto a Mattheo. Mi bloccai di scatto e tutti sembrarono accorgersene. 
"Isa è tutto okay? E' da oggi pomeriggio che ti vedo strana" chiese Theodore preoccupato. 
Esitai prima di rispondere. 
"I-io sì, è tutto apposto" risposi per poi sedermi. 
Mi feci stretta il più possibile per non sfiorare nemmeno per sbaglio il corpo di Mattheo. 

E pensare che c'erano ragazze che si sarebbero fatte amputare un arto pur di toccarlo

"Beh, la nostra Isabel potrebbe avere il cuore impegnato" affermò Pansy. 
Sobbalzai sgranando gli occhi e notai con la coda dell'occhio che il ragazzo accanto a me ebbe la mia stessa reazione. 
"Cosa?" sibilò mio fratello fulminandomi con lo sguardo. 
"Non è assolutamente vero" mi affrettai a precisare. 
"Non negarlo" ribatté la mia amica. 
"E di chi si tratta?" domandò Astoria curiosa. 
"Di nessuno" risposi irritata. 
"Almeno una piccola descrizione?" richiese. 
"Piccola piccola" mi supplicò. 
I miei muscoli si rilassarono e così anche la mia postura. 
Decisi di accontentarla e di raccontare, senza entrare nei dettagli. 

"Allora" iniziai come una vecchia signora che racconta ai nipoti le vicende del passato. 
"Lui è alto, più alto di me, di un bel po'. Ha i capelli neri come il carbone e la pelle chiara, ma non più chiara della mia. Ha gli zigomi alti e la mandibola tagliente. E i suoi occhi...quegli occhi mi fanno attorcigliare lo stomaco ogni volta. Sono scuri e profondi, raramente vi scorgo una luce e ciò li rende ancora più eccitanti. Sembrano chiamare pietà, ma al contempo emanano una sicurezza travolgente.
Mi ci potrei perdere. 
Tutto mi destabilizza in quella persona. E non riesco a spiegarmi il perché. 
Lui, lui è sfuggente, introvabile agli occhi comuni. 
Sembra brancolare nell'oscurità della notte. 
Lui, lui è-è semplicemente bellissimo" conclusi con l'anima piangente. 

Solo quando riportai lo sguardo sui miei amici notai che non avevano staccato gli occhi da me un secondo. Deglutii e mi pentii all'istante delle mie parole. 
Mi guardai intorno smarrita e accidentalmente le mie iridi scattarono sulle sue. 
Sembravano più perse di prima. 
Mi si seccò la gola sotto quella occhiata. 
Piangemmo insieme ma in silenzio, senza dire una parola ma ci capimmo ugualmente. Senza bisogno di fiato sprecato o di lettere infinite.
I nostri occhi si incastravano perfettamente come cocci di vetro di uno stesso vaso ridotto in frammenti. 
Fu lui il primo a distogliere lo sguardo e potei giurare di sentirmi morire quando lo fece. 
A mia sorpresa non si mosse, anzi, i suoi muscoli si contrassero portandolo ad una fermezza tale che mi fece vibrare il cuore. 

"Isa" fu la voce di Astoria a riportarmi alla realtà. 
"E' bellissimo" affermò lei addolcendo lo sguardo. 
Sorrisi sfuggente per poi  abbassare gli occhi. 

"A me non l'avevi raccontata così" disse Pansy confusa. 
"Chissà perché" rispose Blaise.
"Stronzo" fu l'unica parola che disse la mia amica prima di staccarsi da lui. 

...

"Io vado" dissi alzandomi. 
Come al solito, tutti mi salutarono in coro, e qualcosa brillò in me quando vidi anche le sue labbra muoversi per pronunciare quella semplice parola. 
Mi avviai verso la mia stanza con il cuore e l'animo in subbuglio, prima di stendermi e di cadere nelle dolci e morbidi braccia di Morfeo. 

Memories || Mattheo Riddle ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora