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Kenma's POV

Presi un bel respiro, cercando di trarre coraggio dall'idea che presto avrei finito. Solo un paio d'ore.

Aspettavo silenziosamente davanti alla porta d'ingresso, puntando i miei occhi persi sul suo colore marrone rossiccio

Lanciai un'occhiata veloce all'orologio appeso poco vicino all'entrata: 4:58.

Non sarà mai qui alle cinque precise. Non sembra una persona molto puntuale.

Scoccò il cinquantanovesimo minuto. Una leggera ansia si sviluppò nel mio stomaco e iniziò a disturbarmi. Sospirai, cercando di calmarsi. Perchè ero così in ansia?

Altri trenta secondi. Poi sarebbero scoccate le cinque e nulla sarebbe successo... Giusto?

E se avessi finto di non essere in casa? Se avessi finto di non sentirsi bene? Di aver l'influenza?

5:00

Trattenni il sospiro. Nulla.

Espirai sollevato, rendendomi conto di quanto illogico suonassi in quel momento. Almeno avevo qualche minuto ancora per me prima di dover sopportare quell'idiota.

Ding dong.

Oh no, oh no, oh no. Il rumore mi trovò impreparato, facendomi sobbalzare. Era già qui!

Mi avvicinai poco convinto alla porta e aprì lentamente. Davanti a me si stagliava un alto ragazzo idiota, con capelli da idiota, un corpo da idiota e vestiti da idiota. E un bel faccino.

«Ciao,» mormorai leggermente in imbarazzo.

«Buongiorno, Kozume,» mi salutò a sua volta. Kozume? Gli avevo già detto di non chiamarmi così.

Osservò gli interni della casa, ancora fermo sull'uscio.

«C'è qualcuno in casa?» chiese, fermando la sua ricerca visiva.

«Solo io e te.» Si sarà notato il disprezzo nella mia voce?

«Ah, dillo prima Kenma,» esclamò a voce alta e colloquiale, per poi superarmi velocemente e mettere lo zaino sul divano. Dov'erano finiti tutti i riguardi precedenti?

«Cos'è, Kuroo? Volevi fare buona impressione con i miei?» chiesi sarcasticamente, incrociando le braccia.

«Cosa? Pfff, no» Aprii leggermente la bocca sorpreso, sia per il fatto che faceva schifo a mentire e sia perchè voleva fare colpo con i miei. Assolutamente ridicolo.

«Sei assolutamente ridicolo.»

Mi guardò e ridacchiò: «Non essere così gentile, potrei pensare che ti piaccio.»

«Non ti illudere.»

«Bene, bene, bene,» si sfregò le mani, «Dove ci mettiamo?»

«Tavolo,» dissi semplicemente, indicando il tavolo principale del salotto.

«Ottimo.» Accennò un ghigno. «Mettiamoci sotto.»

Sospirai e mi sedetti, pronto a passare qualche ora infernale in cui non capirò niente. Scienze.

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«Okay, ammetto di essere piacevolmente sorpreso,» ammisi alla fine, chiudendo il libro.

«Lo so, sono un insegnante eccezionale,» affermò il moro con sguardo fiero, sorridendo altrettanto sicuro.

«Non esagerare ora,» lo ammonì ma in fin dei conti non aveva tutti i torti. Per la prima volta da... Le elementari forse? Avevo capito davvero un intero argomento. Anche il motivo per cui certi fenomeni accadono e come si sviluppano.

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