«Io, eh, so che sei, per qualche motivo, amico di Kuroo. So che mangiate fuori tipo il venerdì, mentre il martedì state a casa, magari lui ti cucina qualcosa, il che é meraviglioso perché, sai, Kuroo é davvero bravo a cucinare, nel senso, come fa? Ed é anche eccellente in scienze e in altre materie, be', sicuramente non letterature, però fa il suo meglio. E poi é un bravo ragazzo infondo, ha le migliori intenzioni e, in fin dei conti, lui ci tiene davvero ai suoi amici. So che non ci conosciamo bene, però devi credermi... Lui é...»
Kenma non aveva avuto il cuore di fermarla, nonostante la testa pulsasse ascoltando il discorso che Kiyoko stava facendo; in addizione, non riusciva a capire di cosa stesse parlando: aggiungeva frasi ogni qui e là, facendo perdere il segno al ragazzo ancora un poco brillo. Aveva senso logico quello che stava dicendo? O stava inavvertitamente emettendo un numero considerevole di parole senza alcuna vera intenzione?
Kiyoko fu interrotta dalla porta che si spalancava: dall'altro lato li fissavano Bokuto, con gli occhi spalancati e il fiatone, e Akaashi, con la sua solita espressione illeggibile.
Kenma corrugò le sopracciglia, sempre più confuso. Contraccambiò lo sguardo di Bokuto con uno che voleva significare: "che sta succedendo?". Bokuto tirò un sospiro di sollievo: lo sguardo calmo, confuso di Kenma significava che Kiyoko non aveva ancora detto niente.
«Bo...» mormorò in un sospiro, indicandogli di andare via, «Devo.»
Kenma si girò verso la ragazza. Devo cosa?
«No, ascolta...»
«Bo, smettila, devo dirgliel-»
«Non é lui!» esclamò infine. Kiyoko spalancò appena la bocca in confusione. Il suo sguardo vagò da Kenma a Bokuto per qualche secondo.
«Che stai dicendo?» farfugliò, scuotendo la testa.
«Ti sei sbagliata: non è suo quel quaderno!»
«Già...» mormorò incerto Kenma, «non è mio quel quaderno.»
«Se non è suo, di chi è?» chiese Kiyoko. I suoi occhi diventarono lucidi.
«Di Yachi,» disse Bokuto, aspettando una reazione della ragazza. Questa inclinò un po' la testa, confusa/
«Chi?»
Kenma trattene a malapena una risata, attirando lo sguardo di rimprovero di Akaashi. Kenma fece una smorfia come a dire, "fa ridere." L'altro scosse la testa con un'espressione rassegnata.
«Yachi é... Umh...» inizió Bokuto, lanciando un'occhiata al ragazzo dietro di lui come in segno di aiuto.
«La ragazza bionda.»
Le guance di Kiyoko si arrossarono appena, lo sguardo ancora confuso. «Quale... ragazza?»
Akaashi stava per replicare, quando Kenma prese parola, indicando un punto dietro il ragazzo: «Lei é Yachi.»
Poco dietro l'entrata stavano Oikawa, Yamaguchi, Kuroo, e, infine, Yachi. Tutti si voltarono verso la ragazza, il quale viso diventó profondamente rosso. Imbarazzata, accennó un saluto con la mano.
Kiyoko l'osservó qualche secondo in silenzio, con l'espressione sorpresa. Poi, si avvió verso di lei, con passo svelto. Rimase immobile qualche secondo prima di prenderle la mano e trascinarla via. Tutti stettero fermi per qualche momento, come impauriti di rompere l'atmosfera che si era creata.
«Okay,» cominció Oikawa, «qualcuno deve decisamente dirmi cos'é appena successo.»
«Io non ho ancora capito,» ripeté Hinata, per quella che doveva essere la quinta o sesta volta. Yamaguchi sbuffó infastidito.
«Hai presente il quaderno che Yachi aveva perso a inizio anno?»
«No,» rispose, dondolando i piedi dal bancone dove sedeva ora. Dopo qualche ora, la festa era terminata con ampio anticipo, tuttavia il gruppo di Hinata e di Kuroo erano stati obbligati a dare una mano nella pulizia dopo uno spiacevole incidente: il moro, dopo qualche bicchiere di troppo, aveva avuto la brillante idea di sollevare il rosso per il ventre e farlo girare come una trottola; poco dopo, era atterrato su un tavolo, distruggendolo e versando a terra innumerevoli bottiglie; Oikawa aveva gentilemente, dopo dieci minuti che aveva passato chiuso in bagno a urlare, proposto che si occupassero delle pulizie invece che di ripagare. O meglio, che Yamaguchi e Tsukishima pulissero. Tutti erano, infatti, addormentati, tranne Hinata il cui unico compito sembrava essere infastidire Yamaguchi mentre sedeva sul bancone di fianco al lavello.
Un bel ripiano dovette notare Yamaguchi, indugiando la sguardo per piú tempo del necessario: fingeva di essere interessato ai mobili per sfuggire alla sensazione di disagio che gli riempiva la testa, arrossando le guance.
«Io dormo. Buonanotte,» affermò Hinata, sdraiandosi sul bancone. Yamaguchi lo guardò disperato, ma l'altro stava già russando. Grandioso, una distrazione in meno. Lanciò un'occhiata a Tsukishima, ma non sembrava essere influenzato dall'imbarazzante silenzio che era calato sui due.
«Cazzo,» mormoró il biondo con gli occhi fissi sul cellulare. Yamaguchi s'osservò un po' intorno, indeciso se domandare oppure no cosa fosse successo. Indugiò ancora un poco.
«Umh, tutto... bene?» mormorò incerto, quasi spaventato.
L'altro lo osservò qualche secondo, mettendolo a disagio. Sospirò. «Stanotte dovevano state tutti a casa mia.»
«E?»
«Mio fratello é rientrato un giorno prima di quanto mi aspettassi.»
«Oh.»
«Già, non so nemmeno cosa fare.»
Yamaguchi non esitò nemmeno un secondo: forse, se l'avesse fatto, non avrebbe mai fatto a Tsukishima quell'offerta, preso da qualche timore interiore; ma aveva reagito di instinto, quasi inconsapevolmente. «Potete dormire da me, ho casa libera.»
«Sul... serio?» chiese l'altro titubante. Yamaguchi annuí un paio di volte.
«Sicuro di non essere un serial killer?» riprese Tsukishima.
«Eh, forse nel sonno.»
«Dovrei portarmi un machete?»
«Non pensi sia un po' esagerato per difenderti?»
«Chi ha detto che devo difendermi?» rispose il biondo, sopprimendo un sorriso.
«Direi che ti sei guadagnato la mia fiducia,» decretò Yamaguchi, con tono ironico.
«Quindi il segreto per essere invitati a casa di sconosciuti é proporre di essere loro complici in un omicidio di massa?»
«Sembra l'appuntamento ideale. E poi...» Yamaguchi lanciò un'occhiata a Bokuto, che riposava a testa in giù sulla poltrona e Kuroo, sdraiatosi sopra, che russava. «Non ti biasimo. Anche i miei mi fanno impazzire.»
«Già.»
«Mi sembra quasi di essere la loro madre, a volte,» constatò, scuotendo la testa mentre rideva.
«Non dirlo a me.»
«Una volta Hinata e Yachi mi hanno chiamato per sapere come fare una torta. I loro genitori erano in casa.»
«Una volta Bokuto mi ha chiamato alle tre di notte perché voleva del gelato e non ne aveva più.»
Yamaguchi si sentì confuso. «Ma ci sono i supermercati aperti 24h qui.»
«Esattamente.»
Yamaguchi rise. «Potremmo andare, no?»
Tsukishima scosse le spalle. «Secondo me va più che bene. Fosse per me sarei andato via già un'ora fa tipo.»
«Perché non l'hai fatto allora?»
Rifletté un momento. Non poteva certo dire: "Perché non volevo lasciarti da solo." Si limitò a fare spallucce.
—
Fingiamo che io non sia assolutamente sparita per poi ritornare con un capitolo pure breve🫢. In ogni caso, pubblicherò ovviamente a orari assurdi perché non ho voglia di aspettare.
Seriamente però, scusate se non sto aggiornando con regolarità ma la scuola sta uccidendo la mia voglia di scrivere E vivere.

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LoveGame
FanfictionAmericanSchool!AU ↳ kuroken-centric ♡ ♡ ♡ «Ragazzi,» richiamò l'attenzione Hinata, cambiando totalmente discorso (come al solito), «ma secondo voi perchè non siamo tipo super popolari? Voglio dire, mica siamo male.» Akaashi sospirò: «Questa è semp...