«Sai cos'é successo a Capodanno 2021?» replicò Yamaguchi, con tono serio. L'altro si sentì confuso per un momento.
«No,» rispose dubbioso.
«Esatto.»
Tsukishima aprì la bocca come per replicare, ma sorrise appena. «Lo prendo come un sì.»
«Kuroo é decisamente cotto di Kenma,» continuò, piegando le labbra in un sorrisetto quasi invisibile. Yamaguchi ridacchiò un poco.
«Vorrei dire di essere sorpreso...» iniziò.
«Ma hai visto come lo guarda, o sbaglio?» finì il biondo per lui. Si scambiano uno sguardo d'intesa, come a sottolineare l'ovvio.
«Quanto ci metteranno a mettersi insieme?» chiese Yamaguchi.
«Considerando, be', Kuroo, direi meno di una settimana.»
«No, impossibile,» replicò, scuotendo la testa, «Conoscendo Kenma lo scoraggerà ancora prima che possa pensarci. Almeno due settimane ci vorranno.»
«Non si conoscono da molto, é vero, ma tu non conosci Kuroo.»
«Vogliamo parlare di Bokuto e Akaashi?»
«Ugh,» si lamentò il biondo, «non me ne parlare. Oggi facevano tutti i piccioncini.»
«E si sono appena incontrati! A loro dai una settimana e vedrai.»
«Non so, in realtà Bokuto é abbastanza preso da un'altra persona al momento,» replicò Tsukishima.
Un'altra persona, eh?
«Anche Kageyama e Hinata se la intendono,» denotò Yamaguchi. L'espressione dell'altro assunse una nota disgustata.
«Letteralmente disgustoso.»
«Sì, Hinata regge poco e, insomma, hai visto com'é quando beve un po' troppo.»
«Devo ammettere che é stata una scena sicuramente... peculiare.»
«Peculiare?» Yamaguchi rise. «Direi più assurda in realtà.»
«In ogni caso, dubito succederà qualcosa,» riprese Tsukishima, scollando le spalle.
«Perché dici? Hinata sembrava piuttosto interessato.»
«Il piccoletto può essere la persona più intraprendente del mondo, tuttavia Kageyama é difficile da trascinare.»
«Vuoi scommettere?» chiese Yamaguchi ironicamente.
«In realtà sì,» rispose Tsukishima serio. L'osservò confuso per un momento, prima che un sorrisetto prendesse il sopravvento.
«Prendo carta e penna?»
«Ovvio.»
«Che cazzo?» Il primo a svegliarsi fu Kenma. Prima di aprire gli occhi, valutò la situazione: la testa gli doleva e pulsava in maniera particolarmente forte, ma nulla di nuovo; i sintomi, questa volta, erano piuttosto leggeri. Si strofinò l'occhio con la mano sinistra, ma quando cercò di stirare i muscoli indolenziti dalla notte, sentì qualcosa fare resistenza. Si voltò e quasi si spaventò a vedere il viso di Kuroo così vicino al suo. Impacciatamente si liberò dall'abbraccio dell'altro e cercò di alzarsi. Una mano gli afferrò il braccio.
«No, aspetta. Dove vai?» chiese Kuroo, con la voce impastata dal sonno.
«Devo andare,» farfugliò l'altro a disagio. La mano lo lasciò, mentre si sistemava seduto.
«Aspettami fuori, devo dirti una cosa,» ordinò l'altro. Il biondo sbuffò infastidito, deciso ad andarsene. Ma quando mise piede fuori della casa un senso di colpa per star cercando di scappare lo colpì. Frustrato, si fermò sul portico. Kuroo, dall'altra parte, si osservò intorno agitato: prese un paio di mentine trovate nel cassetto del mobile all'entrata, si sistemò i capelli, e agguantò una giacca. Prese un respirò prima di aprire la porta. Dall'altra parte, Kenma appoggiava le spalle contro il muro, gli occhi chiusi, come a riposare. Li aprì svogliatamente, non riservando un'occhiata a Kuroo.
«Dobbiamo parlare,» iniziò, con le braccia incrociate.
«Di cosa?» rimarcò il biondo, fissando lo sguardo al pavimento, al muro, alla giacca che portava. Tutto tranne Kuroo.
«Di quello che é successo ieri sera.»
«Ieri non é successo niente,» affermò serio, con un tono determinato ma basso. Kuroo sbuffò infastidito.
«Quello che é quasi successo, allora,» riprese. Forse non era il momento giusto, ma i suoi occhi vagarono qualche momento di troppo sul rossore sul naso di Kenma, segno del freddo che crepitava alla fine di febbraio.
«Senti, non devi fingere che ti sia importato.»
Le sopracciglia del corvino si corrugarono. «Cosa?»
«Eravamo ubriachi e suggestionati, non significa niente.»
Kuroo boccheggiò appena perché, come dovrebbe rispondere a una cosa del genere? Il tono serio di Kenma, quasi semplicistico, sembrò voler indicare l'ovvio, dare una rassicurazione non richiesta.
«Non significa niente?» Si sentì quasi indignato. «Ma che stai dicendo?»
L'altro fa un passo in avanti. «Sto dicendo che non serve che mi rassicuri con qualche cazzata come: "non sono pronto a qualcosa di serio" o simile. Ieri é stato un errore, non ha significato niente, tutto qui,» spiega con nonchalance, alzando le spalle.
«Be', forse per te non ha avuto significato,» disse Kuroo stizzito, «ma per me, sì.»
Quasi impercettibilmente Kenma si bloccò per qualche secondo, trattenendo il respiro. Dovette ricordarsi di espirare manualmente.
«Ovviamente,» mormora sarcasticamente.
«Ti stai prendendo gioco di me, o cosa?» chiese Kuroo amaramente. Il suo tono iniziò a inalberarsi.
«Dovrei essere io a chiedertelo: davvero hai iniziato a mostrare interesse per me tutto d'un tratto? Pensi sia stupido, pensi che sia uno di quelli idioti di cui puoi prenderti gioco?»
Le parole punsero l'orgoglio di Kuroo mentre cercava di inghiottire l'ondata di senso di colpa che lo travolse. Ogni singola parola lo feriva perché in fin dei conti lui aveva ragione: si stava prendendo gioco di lui, tutto ciò un secondo fine. Tuttavia, in qualche momento, aveva iniziato a perdere il solo interesse personale; aveva quasi iniziato a comportarsi come se avesse una cotta per il biondo e questo lo infastidiva. L'odiava, loro erano nemici, non poteva dimenticarsene.
«Fidati di me.»
«Come posso fidarmi di te?!» esclamò, alzando leggermente la voce, Kenma. La consapevolezza che avesse ragione non alleviò la sensazione simile a un coltello che perforava il cuore a Kuroo; la sensazione di tradimento gli lasciò un sapore amaro in gola, una pungente ironia: tutta la situazione era una pungente ironia. Dovette trattenere il respiro qualche secondo mentre si mordeva il labbro, pensando a cosa dire, per evitare che le parole fuoriuscissero dalla sua bocca.
«Kenma, tu mi p-»
«No,» lo interruppe, il tono della voce insicuro. Alzò la mano facendo segno di fermarsi. I suoi occhi si fecero appena lucidi, mentre esalava un respiro come se cercasse di ricostruire la sua tipica calma.
«Smettila, lasciami in pace per una volta,» mormorò infine Kenma, voltandosi. Kuroo rifletté qualche secondo cercando di pensare a qualcosa, qualsiasi cosa che lo facesse restare, che riuscisse a trattenerlo per solo qualche minuto, solo per parlare, solo un poco... Ma non fece in tempo: svelto, Kenma si trovava già alla fine della strada dopo pochi secondi.
Kuroo, insieme al nodo che gli occupava la gola, rimandò giù anche le parole non dette.
«Cristo, che brutta litigata,» affermò Hinata con la voce impastata dal sonno, sporgendosi dalla finestra, «Vuoi del caffé per caso?»
—
un poco di emotionally unavailable kenma angst per condire il tutto. molto leggero in realtà, odio l'angst.
peace and love.
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LoveGame
FanficAmericanSchool!AU ↳ kuroken-centric ♡ ♡ ♡ «Ragazzi,» richiamò l'attenzione Hinata, cambiando totalmente discorso (come al solito), «ma secondo voi perchè non siamo tipo super popolari? Voglio dire, mica siamo male.» Akaashi sospirò: «Questa è semp...