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«TU HAI FATTO COSA?» esclamò a gran voce Akaashi, alzando il viso con gli occhi spalancati.

Strappò il cellulare di mano al biondo che lo guardavo infastidito da quella drammaticità.

«"Scusa se non sono riuscito a risponderti, il cellulare ha smesso di funzionare"? Ma scherzi?! Non ci crederà mai!»

Al suono di una notifica sobbalzò e diede nuovamente il cellulare a Kenma.

«Cosa ci devo fare?» chiese alzando un sopracciglio.

«Non lo so, rispondigli,» mormorò l'altro, guardandolo critico.

Il biondo sbuffò, per poi concentrarsi sui messaggi.

«Ci ha creduto direi,» constatò Kenma con un sorrisetto. È un amico di Kuroo, non può essere intelligente.

Akaashi sospirò sollevato e si distese sul letto, per poi riassumere un'espressione preoccupata.

«Yamaguchi...» chiamò a bassa voce, «sarebbe una mossa infame? Dimmi di sì e non gli parlo più, te lo giuro.»

All'inizio sembrò confuso, ma quando capì che cosa intendesse, osservò gli occhi dell'amico. Erano sinceri e rammaricati. Gli regalò un debole sorriso.

«Fa niente, davvero. Se ti piace non sono nessuno io per impedirti di parlarci,» lo rassicurò, poggiandogli una mano sulla spalla.

«Sei un bravo amico. E comunque non mi piace, è solo simpatico,» precisò, poi guardò tutti i ragazzi che lo guardavano. Kenma era ancora concentrato a scrivere qualcosa, Hinata lo guardò serio, come se stesse riflettendo attentamente, mentre Yachi ridacchiava.

«Oh mio Dio, ma a questo piaci davvero,» mormorò Kenma, «se gli chiedi una foto del cazzo capace che te la manda.»

«Kenma, preferirei evitare,» rispose Akaashi, con la sua solita calma.

«Prendi,» disse il biondo, lanciandogli delicatamente il telefono, «sta iniziando a capire che non sei tu a scrivere. Sono piacevolmente sorpreso.»

«Ma quindi gli hai detto il nome?» chiese Yachi, osservando Kenma.

«No,» rispose, per poi girarsi verso Keiji a cui era spuntato un leggero sorriso sulle labbra. Ugh, disgustosamente romantico.

«E io non ho intenzione di farlo... per ora,» aggiunse allora il moro, togliendo lo sguardo dallo schermo luminoso.

«Perchè mai?» chiese stavolta Hinata, che già s'era immaginato di celebrare le nozze manco fossero fidanzati.

«Voglio prima parlargli un po', fuori da...» alzò leggermente il cellulare, «Questo. E capire se è così solo digitalmente o ha una brutta fama»

«Com'è Bokuto, quando parlate?» A parlare fu Yachi, altrettanto amante di questa relazione quanto Hinata, solo che con i piedi per terra a differenza sua.

«È... Uhm...» Akaashi fece una pausa, arrossendo leggermente nella penombra della camera.
«Allegro, come un bambino, spensierato ma serio e determinato. È molto affezionato alla sua famiglia e ai suoi ami-»

Si interruppe improvvisamente, aprendo leggermente la bocca.

«Ora che conosco i suoi amici... Tutte le cose che mi ha raccontato hanno una luce diversa, soprattutto...» non finì la frase, ma riservò una breve occhiata a Yachi che lo osservava confusa come gli altri.

Akaashi scosse la testa, riguadagnando la sua concentrazione.

«Comunque ci sono tante cose che potrei dire. È una persona stranamente piacevole.»

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