La giornata di Kenma sarebbe potuta essere riassunta in tre parole: gelato, romcom, e ostinata ignoranza.
Certo, sono quattro parole, ma la confusione post-dormita non era ancora evaporata.
Correre via dalla situazione non era certo stato tra i suoi momenti più brillanti, ma così aveva fatto. Un poco sano mischio di evidente vulnerabilità, cuore spezzato, e, in tutta onestà, pura e incontrollata insicurezza, lo avevano spinto a fuggire. Aveva bisogno di stare da solo, di riflettere, di raccogliere i suoi pensieri per capire quale sarebbe stato il modo migliore per tirare un grande vaffanculo a Kuroo — con dello sterco di cavallo, preferibilmente.
Si lavò i denti con un sentimento che non poteva essere definito come altro che indistinta furia. Come aveva potuto? Kuroo gli aveva mentito in faccia, con parole dolci e gesti d'affetto, ma era tutta una recita. Una stupida, falsamente ingenua recita. Ogni pasto che gli aveva cucinato, ogni occhiata prolungata nascosta sotto la pretesa di casualità, ogni sorriso scambiatosi tra i corridoi, i momenti delicati, quelli che Kenma aveva dovuto aprire a mani nudi, scavando nel suo petto per estrarre il suo cuore sanguinante e pregando di venire accettato.
E cos'aveva fatto Kuroo? Aveva preso il suo cuorre palpitante e pieno di un sentimento a cui ora non desiderava dare nome, e l'aveva distrutto, cavillo per cavillo, vena per vena.
C'era qualcosa di catartico nel vedere il dentifricio mischiato al sangue sgocciolate nel lavandino.
«Smettila di fare il muso,» commentò Hinata, entrando in bagno grattandosi lo stomaco con la mano destra mentre si scompigliava i capelli in un gesto disordinato con l'altra.
Kenma gli tirò un'occhiata che, seppur dovesse essere puramente agghiacciante, aveva un'aria semplicemente stanca.
Anni di amicizia avevano tuttavia forgiato Hinata nell'apprendere a leggere nelle righe. «Scusa, scusa.»
«Sicuro di voler venire a scuola oggi?» chiese, osservando l'espressione dell'altro attentamente alla ricerca di un qualche tratto preoccupante — oltre a leggere occhiaie. «Sono sicuro che tua madre non ti direbbe sú, nel caso.»
Kenma si sciacquò la bocca con una manciata d'acqua, stallando per tempo per poter riordinare le parole. «Non posso evitarlo per sempre... E poi preferisco morire che fargli pensare per anche solo in secondo che abbia un qualsiasi tipo di influenza su di me.»
Il rosso avrebbe voluto commentare che, tutto sommato, Kuroo aveva avuto influenza su Kenma, tuttavia decise saggiamente di tacere in favore di mormorare un mhh. «Be', mi sono divertito a fare questi pajama party, però.»
Un sorriso piegò le labbra del biondo in indulgenza. «Non é stato terribile... Però russi troppo, é insopportabile.»
«Neanche tu sei uno splendore, sai!!»
«Sicuramente piú di te.»
«Tu—!»
«Ragazzi!» la voce della madre di Kenma risuonò per il corridoio, interrompendo il loro piccolo battibecco. «Se non vi muovete farete tardi!»
Kenma e Hinata si scambiarono un'occhiata, rotta da una corsa frenetica giú dalle scale, l'orologio ticchettando dall'alto della parete del corridoio osservandoli con lancette giudiziose e inesorabili.

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LoveGame
FanficAmericanSchool!AU ↳ kuroken-centric ♡ ♡ ♡ «Ragazzi,» richiamò l'attenzione Hinata, cambiando totalmente discorso (come al solito), «ma secondo voi perchè non siamo tipo super popolari? Voglio dire, mica siamo male.» Akaashi sospirò: «Questa è semp...