«Prova a toccarmi e ti taglio-»
«Calma, gattino. Non siamo in mezzo agli altri, puoi smetterla di fingere di odiarmi,» lo interruppe con un sorrisetto. Kenma sbuffò e alzò gli occhi al cielo, reprimendo però un sorriso che sentiva piegargli le labbra.
«Ha! L'ho visto!» esclamò di colpo, spaventando il biondo sorpreso, che aggrottò le sopracciglia.
«Hai visto cosa, esattamente?»
«L'ombra di un sorriso!» rispose fiero, sorridendo a sua volta.
Kenma l'osservò attentamente: perché era felice che lui stesse sorridendo? Perché sembrava fare di tutto pur di avvicinarsi a lui? Era una situazione a cui non era abituato, quella dell'essere il centro dell'attenzione di qualcuno. Era piacevole, doveva ammetterlo, ma il fatto che questa sensazione fosse provocata da Kuroo gli provocava un profondo disagio. Il fatto che fosse piacevole essere così vicino all'altro, sentirlo parlare, divertirsi insieme... Era una persona gradevole, troppo gradevole. Non poteva sicuramente sapere perché l'altro si fosse così improvvisamente interessato a lui, ma dovrebbe capire perché lui stesso si sentisse così in presenza dell'altro. Non saperlo lo metteva in crisi, in agitazione.
«Mi confondi.»
Fu Kuroo a osservarlo confuso questa volta. Kenma sembrava decisamente più ubriaco rispetto a lui, il quale aveva già smaltito un po' la botta presa, almeno in parte. Ma ancora abbastanza brillo da essere incapace a mettere un freno ai suoi pensieri, che giravano ora liberi, senza riserva.
Cosa intendeva con "mi confondi"? Aveva fatto qualcosa che potesse confondere l'altro? Il tono con cui l'aveva detto non sembrava positivo e l'idea che si sentisse male per colpa del corvino gli doleva.
«In che senso?» chiese quasi sussurrando dopo qualche secondo. Kenma spostò lo sguardo a terra, cosa che Kuroo trovò adorabile finché non ricordò che non era un bel segno. Si sentiva suggestionato, chiaramente: lo stanzino era piccolo, la luce particolarmente soffusa, come le primissime luci dell'alba e il suono ovattato della festa che si svolgeva fuori lo faceva sentire come se fossero in una bolla.
«Dici cose, ne dimostri tutt'altre... Preferivo quando non ti conoscevo, quando ti odiavo,» affermò Kenma, lo sguardo ancora fisso per terra. Il pavimento si muoveva, si contorceva leggermente e da questo il biondo dedusse che fosse ancora piuttosto ubriaco.
«Quindi ora non mi odi più?» sorrise.
«Certo che non ti odio, come potrei?» rispose a bassa voce Kenma, alzando leggermente il viso. Ancora non lo guardava in faccia, facendo ben attenzione a tenere lo sguardo più in basso.
«Sono stato uno stronzo, ne avresti tutte le ragioni.»
«Quello è vero.» Ridacchiò leggermente. «Però...»
«Però...?»
«Però...» fece una pausa, «perché lo fai?»
«Fare cosa?»
Kenma scosse la testa, sospirando lentamente.
«Starmi vicino.»Kuroo aggrottò le sopracciglia, cercando di capire cosa intendesse. Gli stava chiedendo perché erano così vicini nello stanzino? O perché venisse spesso a casa sua?
«Cosa intendi esattamente?»«Perché hai iniziato a parlarmi, a farmi compagnia, a scrivermi, a prepararmi la cena o a invitarmi a uscire?»
«Vuoi che smetta?»
«No!» esclamò troppo in fretta, troppo forte.
«Non capisco il perché. Hai tanti altri amici, tante altre persone che ancora non hai conosciuto che sono meglio di me. La narrativa del nerd e del ragazzo popolare sta solo nei film, nella vita reale si ignorano... Allora, perché butti tempo con me? Ci sono persone incredibilmente più interessanti là fuori.»
«Kenma,» disse Kuroo, deciso. Lo stomaco di Kenma fece una capriola. «Guardami.»
Non si mosse. Kuroo appoggiò l'indice sotto il mento dell'altro, cosicché si guardassero negli occhi.
«Prima di tutto, non butto tempo con te; non lo penso e non l'ho mai pensato. Secondo, la narrativa nerd e popolare é un'idiozia: io non sono solo popolare e tu non sei solo un nerd. Terzo... ti rendi conto di che persona meravigliosa sei? Tu sei interessante, la persona più interessante che abbia mai incontrato, sei intelligente, simpatico, sei competizione, che sia a scuola o nei video games, mi tieni testa... Sai con quante persone ho parlato in tutta la mia vita con le quali era una noia dopo un'altra? Kenma, tu vai benissimo e sono onorato di passare il mio tempo con te.»
Si stava attenendo al piano? Ma quale piano? Non riusciva a ricordare.
Durante il discorso aveva fatto pure un passo in avanti, ma non aveva ben considerato quando vicini sarebbero stati i loro visi, in perfetta collisione bacio. Gli occhi di Kenma, leggermente spalancati e lucidi, lo osservavano magnetici e gli procuravano una strana sensazione nella bocca dello stomaco. Erano così vicini che sarebbe bastato meno di un secondo per congiungere le loro labbra.
«Kuroo...» mormorò in un sospiro. Erano così vicini che sentì il respiro del biondo sulla pelle, il che gli provocò la pelle d'oca sulle braccia. Alzò la mano, spostando una ciocca dei capelli dell'altro dietro l'orecchio, lentamente.
«Kenma...» farfugliò in risposta. Le labbra di Kenma si schiusero appena, mentre Kuroo si mosse quasi impercettibilmente verso l'altro. Appoggiò una mano contro il muro dietro, sostenendosi su una delle mensole che riempivano il muro, in particolare quella all'altezza delle spalle del biondo.
La vicinanza era ormai un soffio, e nessuno dei due pensava più lucidamente. Kuroo socchiuse gli occhi e Kenma lo seguì a ruota, impacciato. Infine, il moro diede l'ultima spinta, ma non incontrò il calore delle labbra dell'altro, bensì, per un secondo, la testa gli vorticò ed ebbe la sensazione che la terra facesse un giro su se stessa. Aprí gli occhi, ritrovandosi sul pavimento. Osservò per un momento il biondo che sdraiava sotto di lui, guardandolo con gli occhi spalancanti e confusi.
«Cosa è successo?» mormorò Kuroo, senza fiato. Il volto di Kenma si alzò, osservando direttamente sopra di lui. Il moro prestò attenzione alla situazione in cui si trovavano: Kenma era semi-sdraiato, la testa appoggiata al muro, mentre Kuroo lo sovrastava, con un ginocchio tra le sue gambe, e retto dalla mano sinistra che poggiava contro il pavimento. Realizzò quanto la situazione potesse mettere a disagio il biondo e si spostò rapidamente, sedendosi davanti a lui. Osservò la parete.
«Abbiamo rotto una mensola,» decretò infine Kenma. Kuroo annuí in risposta, silenziosamente.
«Oh, che è successo?» esclamò, spalancando la porta, Oikawa. Osservò i due silenziosamente per un attimo per poi volgere lo sguardo alla mensola semi-staccata dal muro. Sorrise maliziosamente.
«Ci avete dato dentro, eh?»
Kenma sbuffò, mettendosi in piedi e pulendosi i pantaloni con le mani.
«È Kuroo che ha un equilibrio che fa schifo,» affermò, già con un piede oltre la porta. Oikawa rimase interdetto un attimo, poi alzò gli occhi al cielo.
«Che noia.»
Il moro si alzò lentamente, massaggiandosi il braccio dolente. Quando uscì, Kenma era già seduto su un divanetto e non gli regalò un singolo sguardo, preferendo evitare la figura del moro.
Yamaguchi e Yachi si scambiarono un'occhiata confusa alla vista del rossore sulle guance del biondo e l'espressione seria e un poco persa. La bionda indicò con gli occhi i due, alludendo a una qualche sotto trama romantica; l'altro rispose scrollando le spalle e voltandosi. Sbuffò appena, appuntando mentalmente di chiedere cosa fosse successo.
Kuroo osservò Kenma ancora un poco, prima di voltarsi all'udire le parole di Oikawa.
«Prossima coppia!»
—
🤭🤭
comunque, ho ufficialmente finito i capitoli prescritti quindi i prossimi saranno più sporadici, ma farò del mio meglio. ho scritto questa parte ascoltando AM degli Artic Monkeys per creare tensione AHHAHAHA.(siamo ufficialmente giunti alla parte juicy e abbiamo appena iniziato 😉😉)

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LoveGame
FanfictionAmericanSchool!AU ↳ kuroken-centric ♡ ♡ ♡ «Ragazzi,» richiamò l'attenzione Hinata, cambiando totalmente discorso (come al solito), «ma secondo voi perchè non siamo tipo super popolari? Voglio dire, mica siamo male.» Akaashi sospirò: «Questa è semp...