«Sono ufficialmente in crisi,» esclamò Bokuto, sedendosi con faccia tetra. Kageyama gli rivolse un'occhiata confusa mentre Tsukishima sospirò, già pentendosi di aver accettato di uscire con i suoi stessi amici.
«Un'uscita come i vecchi tempi,» aveva annunciato Kuroo con un tono che non ammetteva repliche. Per questo, alle tre del pomeriggio di una fredda giornata di metà marzo, troppo fredda per essere alle porte della primavera, tutti e cinque si erano dati appuntamento al solito locale. Alle tre e mezza, Bokuto, l'unico mancante, era giunto.
«Che é successo, Bo?»
«Sono in crisi,» si lamentò, tirandosi dei ciuffi dei capelli.
«Quello l'abbiamo capito,» disse Tsukishima.
«Non so come chiamare Yamaguchi,» ammise infine, attirando numerosi sguardi confusi su di sé.
«Hey, Bo, ti dispiacerebbe... elaborare?» chiese Kiyoko.
«Io chiamo Kageyama 'Yama, no?»
Assenso generale emerse, al pungente ricordo dei soprannomi del ragazzo, più e più volte sfociati nell'imbarazzo.
«Come dovrei chiamare Yamaguchi? Perché non posso chiamarlo Yama' perché potreste confondervi.»
«Questo é il grande dilemma? La cosa che ti ha messo tanto in crisi?» domandò con tono denigratorio il biondo, sopprimendo una risatina.
«Sì!» esclamò, animato da un malumore che non sembrava aver intenzione di andarsene finché non fosse risolta la questione.
«Chiamami Kage, no?» propose, indicando l'ovvio.
«Ma non é carino!»
«Ma é il mio nome...» ribatté, le sopracciglia incrociate in un'espressione che simulava offesa e il tono disanimato.
Tsukishima sembrava essere sul punto di dire qualcosa - probabilmente una qualche battuta dai toni amari - quando qualcosa oltre la testa di Kageyama catturò il suo sguardo. «Non é possibile.»
L'espressione del biondo spinse il gruppo a cercare cosa avesse la sua attenzione: dalla porta principale erano appena entrati Kenma, Hinata, Yamaguchi, e Akaashi. Socchiuse gli occhi, senza spostargli dai soggetti, prendendo respiri profondi.
«Non sei furbo, Kuroo,» annunciò Tsukishima, il tono piatto e infastidito. Bokuto sghignazzò rumorosamente lasciando gli altri incapaci di capire se per il rimarco o se per la situazione in generale - non che riuscissero davvero a capirlo, mai, s'intende.
«Io non so di cosa tu stia parlando,» ribatté, sbattendo le ciglia come a voler dissimulare innocenza. Nella mente di Tsukishima si svolse una sequenza ben precisa nella quale prendeva Kuroo per le orecchie, gli infilava un pugnale in gola, e gli strappava quel sorrisetto dalla faccia. Nella sua mente, si rammaricò. Decise di limitarsi ad appoggiarsi alla panca, fulminando con lo sguardo il corvino.
«Cos'ha fatto Kuroo?» chiese Kageyama, sorseggiando il suo milkshake rumorosamente, ignaro di qualsiasi cosa lo circondi, come sempre.
«Per me l'ha manifestato!» esclamò Bokuto, battendo il palmo contro il tavolo. L'intera situazione voleva far sbattere la sua stessa testa a Tsukishima contro il muro più vicino. Anche quella di un suo amico sarebbe andata bene.
«Io non ho proprio fatto nulla,» ripeté con un ghignò dipinto sul volto.
«Cosa facciamo, chiediamo se si uniscono?» chiese Bokuto, visibilmente fremendo si gioia all'idea. Come i bambini.
«Certo, facciamo pure come ha previsto quel lurido pe-» iniziò Tsukishima sarcastico, prima di venire interrotto da un rumoroso Bokuto.
«Hey!!! Siamo qui!!!» urlò, attirando l'attenzione di tutto il locale, mentre si sbracciava per ottenere la loro attenzione. Kenma tirò un'occhiata al tavolo, poi al Kuroo, poi al tavolo, poi a Kuroo... Sembrò voler sotterrare nel terreno stringendosi dentro la felpa ed evitando gli sguardi di tutti. Hinata s'illuminò vedendo tutti e corse verso di loro senza preoccuparsi di chiedere un qualsiasi tipo di opinione.

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LoveGame
FanfictionAmericanSchool!AU ↳ kuroken-centric ♡ ♡ ♡ «Ragazzi,» richiamò l'attenzione Hinata, cambiando totalmente discorso (come al solito), «ma secondo voi perchè non siamo tipo super popolari? Voglio dire, mica siamo male.» Akaashi sospirò: «Questa è semp...