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«Come li sistemiamo?» chiese Tsukishima, con le mani sui fianchi. Dopo quelle che avrebbe potuto giurate fossero ore, erano riusciti a trasportare tutti dentro casa del lentigginoso. Certo, tra chi era stato trascinato, preso in braccio, o svegliato, con le varie lamentele senza rigore logico, avevano svegliato l'intero vicinato. Al momento erano ammassati sul divano, stretti, chi quasi sveglio, tuttavia incapace davvero di seguire e avere una conversazione, chi totalmente addormentato.

«Dovrei avere un paio di futon,» affermò Yamaguchi, sparendo nel corridoio di fianco. Tsukishima ne approfittò per osservare la stanza: si trattava di un semplice salotto, forse troppo semplice; era spazioso, piastrellato grigio chiaro, estremamente pulito. Un divano nero ad angolo e un tavolino dello stesso colore occupavano metà stanza, mentre una libreria piena di testi enciclopedici, una lampada, e un pouf riempivano lo spazio rimanente. L'atmosfera era pervasa da un'armonia quasi macchinosa: non gli piaceva, lo faceva sentire in qualche ala di un negozio per mobili. Non si addiceva a quel poco che aveva appreso sull'altro ragazzo.

«Ne ho due,» constatò, rientrando nel salotto, quello con le lentiggini, «contando il divano e il letto, dovremmo farcela.»

«Vuoi mettere due persone in un singolo futon?» chiese Tsukishima scettico.

«Abbiamo altra scelta?»

«Potremmo sempre lasciare dormire qualcuno sul pavimento,» propose il biondo. Yamaguchi rise appena.

«No,» trascinò le vocali Hinata, quasi addormentato, «voglio dormire sul futon...»

«Sentito cosa vuole la plebe?» rimarcò Yamaguchi, scrollando le spalle. «Come li dividiamo?»

Tsukishima rifletté un secondo. «Vorrei darti delle coppie funzionanti, ma mi sento particolarmente caotico oggi.» Ghignò. «Kuroo e Kenma insieme, sicuramente.»

«Approvo il tuo desiderio di caos,» continuò, «Bokuto e Akaashi?»

«Ormai quei due sono praticamente sposati... E si sono conosciuti oggi.»

«Già...» farfugliò Yamaguchi, cercando di nascondere quello di cui era a conoscenza. Il biondo notò la stranezza, ma decise di ignorarla.

«Io dormo con Hinata e tu con Kageyama?» propose Yamaguchi. Il biondo gli lanciò un'occhiataccia.

«Preferisco morire che dormire con quello lì.»

«Vuoi...» esitò, «Dormire con me?»

Yamaguchi non sembrò fare caso alla equivocità della sua affermazione, al contrario di Tsukishima, che impiegò qualche secondo per elaborare la frase appena detta dell'altro. Infine, annuì con la testa.

«Mettiamo Akaashi e Bokuto sul divano, sono i più alti, e gli altri nei futon,» istruì il lentigginoso, «mi hanno già fatto faticare abbastanza, non ruberanno anche il mio letto.»

Dopo poco ognuno si trovò al loro posto e dopo appena un paio di minuti tutti si trovavano tra le braccia di Morfeo. I due osservarono tutti ancora un poco: Kuroo aveva già avvolto Kenma in un abbraccio, Akaashi si era raggomitolato contro la schiena di Bokuto, e Kageyama e Hinata giá si spingevano a vicenda, ponendosi in una posa intricata e dall'aspetto scomodo.

Tsukishima estrasse il suo cellulare e fece una decina di foto. «Dovevo.»

«Mandamele più tardi,» commentò in seguito, lanciandogli un'occhiata di intesa.

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