Capitolo 36

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Aveva fatto male, farsi incidere il Marchio Nero sulla pelle. Aveva fatto maledettamente male, senza dubbio il dolore più lancinante che il biondo avesse mai sperimentato in vita sua: gli artigli di quell'Ippogrifo al terzo anno non erano stati nulla al confronto. 
Come non è raro che accada in quel tipo di rituali di arti oscure, il sangue aveva giocato un ruolo centrale nell'iniziazione e questo il ragazzo non se lo aspettava, aveva immaginato la cosa come più una sorta di giuramento, magari simile a un Voto Infrangibile, invece era stato qualcosa di del tutto diverso, più fisico, invasivo. Era iniziato con Voldemort che gli girava intorno, camminando tranquillamente e parlandogli con un tono di voce dolciastro, come una caramella andata a male, poi, sul pavimento lucido del Manor un serpente gigantesco aveva strisciato fino alle caviglie del suo padrone e già a questo punto la fronte del ragazzo, seppur lui stesse facendo del suo meglio per mantenere il controllo, era imperlata di sudore e il suo respiro affannato.

"Draco, mio caro, hai paura? Vedo che tremi figliolo"

Aveva la gola troppo secca per rispondere, perfino per deglutire, chiuse gli occhi ed in effetti fu scosso da un tremito. Non avrebbe mai dimenticato le risatine di scherno che avevano animato la sala per un attimo e nemmeno il sibilo con cui il Signore Oscuro, o forse proprio il suo serpente, aveva zittito ognuno dei presenti.

"Siete irrispettosi, il ragazzo è soltanto spaventato, molti di voi hanno bagnato le sottane quando è stato il loro momento. Dico bene Yaxley?"

Altre gelide risatine si diffusero, ma ancora Draco non aveva il coraggio di aprire gli occhi. Lo fece soltanto quando una mano gelida si posò sulla sua spalla, stringendogliela con forza, come un artiglio di ghiaccio, allora il giovane sussultò e, per la prima volta, guardò Voldemort dritto negli occhi: occhi rossi e iniettati di sangue, con pupille da serpe.

"Va bene, Draco, questa paura, va bene. Ti rende leale, ti tiene legato alla causa, perchè la causa è tutto ciò per cui vale la pena di combattere ed è per questo che sei qui. Questo non l'hai dimenticato vero? Eh, chissà quali pensieri corrono in quella tua testolina da ragazzo, sai ero come te anch'io una volta e beh, alla tua età si fanno proprio i pensieri più strani, si dà importanza alle cose più insignificanti. Perchè sì, Draco, sono proprio prive di significato certe cose che potrebbero passarti per la testa. Ma sei anche molto fortunato, perchè sei un giovanotto sveglio, dopotutto l'hai scelto tu, giusto, di essere qui? L'hai voluto nonostante i pericoli che avrebbe comportato, nonostante anche la tua inevitabile, giovanile confusione e io sono molto, molto ammirato. Sei stato già coraggioso, questa è solamente una formalità."

Il ragazzo, perdendosi in quel vertiginoso giro di parole, cantilenate come una ninnananna vicino al suo viso, iniziò a rilassarsi ed annuì, rimproverandosi non per la scelta che aveva fatto, ma per il modo in cui si stava rendendo ridicolo. Quella era la cosa giusta da fare, quello era il suo posto nel mondo, ciò per cui era nato, non aveva senso sentirsi a disagio.

"Bravo ragazzo, allora cominciamo"

Sussurrò Voldemort e la mano del mago lasciò la spalla di Draco. Subito dopo però, mentre il Signore Oscuro faceva un paio di passi indietro intrecciando le dita bluastre delle mani davanti al grembo, qualcosa di spesso e viscido, gelido e lento, si avvolse attorno alla caviglia del biondo e iniziò a risalire lungo il suo polpaccio. Lui non osò guardare, nemmeno quando il serpente gli cinse la vita, poi però si ritrovò con il muso della creatura a pochi centimetri dal viso e fu costretto a specchiarsi nelle sue scaglie verdi e lucenti e nei suoi bianchi occhi vitrei. Rimase, contro ogni aspettativa, ammaliato, oltre che intimidito, di fronte alla maestosità di quell'animale, riuscì a ricambiare il suo sguardo e per un attimo ebbe la sensazione che la voce che udì venisse dalle sue fauci, per quanto serrate. Invece era del Signore Oscuro che, piano e agitando il braccio che reggeva la bacchetta con movimenti concentrici e fluidi, recitava una formula che il biondo non aveva mai udito prima ma che crebbe d'intensità, arrivando a far tremare le fiamme verdognole delle candele che illuminavano il salone, a rendere gelida l'aria mentre linee d'un bianco abbagliante iniziavano a dipingersi sul pavimento, intrecciandosi tra di loro geometricamente sotto ai piedi del giovane.

Knights Who'd Give You Anything //Drarry (IN CORSO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora