Capitolo 5

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Olivia.
Nelle ultime due settimane, ho cucinato i biscotti con Noah, abbiamo fatto tre torte,abbiamo ballato e cantato nell'intimità della nostra casa. Queste due settimane sono state terapeutiche. Perché sentivo che presto la mia esistenza sarebbe cambiata un'altra volta.
Oggi è il giorno della consegna del premio, il mio discorso nemmeno è stato scritto. Ho già ricevuto tre chiamate da Fin, e se non la smette di mettermi ansia non andrò al ricevimento e dovrà farlo lui il discorso.
Sono in macchina, quando attraverso il ponte e trovo ambulanze, pompieri e polizia. So che c'erano stati dei disordini per il coprifuoco. Ma quando scendo dall'auto e vedo la vittima il mio cuore non solo si ferma, ma credo che stia per scoppiare. Mi identifico per capire cosa succede e cerco di chiamare Katie. Ma la portano in ambulanza. Sono li che cerco di capire cosa fare, quando mi sento chiamare.
"Liv."
"Elliot."Sono bloccata.
"Hanno tentato... hanno tentato di uccidere Katie." Dice sconvolto.
"Oh mio Dio Elliot. Vuoi che ti accompagni in ospedale?"
Annuisce e partiamo per l'ospedale. Nel frattempo chiamo Fin e lo informo.
Quando arriviamo lui entra e io rimango fuori. Ripenso a quando ho salvato Katie e Eli, quanta paura ho avuto quel giorno.
Fin mi raggiunge in ospedale e mi informa del ritorno di Elliot. Dice che voleva farmi una sorpresa che troppi anni sono passati e che nonostante tutto eravamo amici.
"Partner." Puntualizzo. "E poi da dove rientravano?"
"Ehi Fin grazie di essere venuto." ci interrompe mentre Fin stava dicendo da dove stavano tornando.
"Dovere amico. Capitano io vado sulla scena." Ci lascia soli e lui cerca di parlare. Dirmi qualcosa ma spuntano i suoi due figli. Non vedo Kathleen e Dickie da dieci anni. Sono cresciuti.
"Olivia ci sei anche tu."
"Ero in quella zona. Stavo andando alla premiazione."
"Venite mamma è uscita dalla sala operatoria." Se ne vanno tutti e tre e io ritorno alla centrale. Quando arrivo Amanda mi guarda con mille interrogativi. Sa poco e niente di Elliot e della nostra collaborazione. Sanno solo che dopo la sparatoria se ne è andato.
Passiamo le ore successive ad interrogare un tizio, non parla molto. Ma quando Elliot arriva con quell'aria da fammi entrare ci penso io, mi urta e non poco.
Ma le cose qui sono cambiate e non so lui che cosa ha fatto della sua vita. Ma qui non siamo rimasti a dieci anni fa.
Entriamo insieme, sembra tutto tranquillo. Fino a che il tizio non dice che sua moglie e soltanto la prima vittima sul marciapiede e allora Elliot sta per attaccarlo ma lo fermo in tempo.
"Detective Stabler fuori da qui. Adesso!" Dico categorica.
Quando ci incontriamo fuori litighiamo.
"Ci sono le telecamere, non puoi attaccare i sospettati. Potrei passare dei guai per questo."
"Cosa vuoi che ti dica mi ha provocato."
"E tu ci sei cascato. Ma dove hai vissuto in questi anni. Non lo sai che le cose qui sono cambiate?"
"E ora che farai capitano, vuoi sospendermi adesso?"
"Potrei farlo. Ma non sei un mio detective."
"C'è mia moglie su un quel letto di ospedale. Dimmi cosa devo fare se non prendere il responsabile."
"Ci sono io e la mia squadra per questo. Tu devi stare con lei."
"Non me la fanno vedere ancora e io impazzisco a stare fermo."
"Allora va dai tuoi figli. Ma non starmi tra i piedi."
E poi Dickie ci dice che Katie si è svegliata.
Lui corre in ospedale e io ritorno in ufficio. Carisi dice che non doveva entrare lì dentro.
"Lo so. Ho evitato una cazzata."
"Olivia so che lo conosci e probabilmente ti fidi di lui. Ma non puoi fargli fare quello che vuole."
"Pensi che non lo sappia Sonny? Pensi che non sappia che mi sto giocando la carriera?"
"Allora sta attenta."
Dopo di che se ne va. Kat ci aggiorna su tutte le indagini e sugli artificieri che hanno trovato delle impronte. Mando Amanda e Kat a cercare questo tizio. Mentre io vado a parlare con Katie. Mi racconta cosa ricorda e poi si accerta se io e lui ci siamo mai più parlati.
"Non sapevo che fosse tornato in servizio."
"Allora è vero. Ora siete di nuovo in sintonia Elliot e Olivia di nuovo insieme."
Dice piano. Poi li lascio soli.
Elliot mi trova in sala d'attesa, ora siamo soli e in imbarazzo.
"Liv vuoi... vuoi un bicchiere d'acqua?"
"No. Io devo... devo andare."
"Devo scusarmi con te."
"Vuoi farlo adesso?"
"Si."
"Vuoi scusarti per come mi hai lasciata appena sveglia, di come Cragen mi ha detto che te ne sei andato... o come la persona più importante della mia vita e non sto esagerando, se ne sia andata senza nemmeno salutarmi."
"Non potevo farlo. Perché se avessi sentito la tua voce io non sarei stato in grado di andarmene." Cala un silenzio e poi mi suona il telefono.
"Adesso devo andare." dico cercando l'uscita, ad un tratto mi ero dimenticata come si respirasse.
"Liv..."
"Tornerò. Ma tu resta qui e stai con tua moglie."
Me ne vado, ho il cuore in tumulto, so che oggi non mi è permesso di crollare. Quindi quando ritorno in ufficio c'è il capo Garland che mi aspetta.
"Capitano Benson, perché ti sta occupando di questo caso?"
"Perché ero sul luogo dell'incidente, e perché è la moglie del mio vecchio partner. Voglio soltanto che si riprenda."
"Vecchio partner, stai parlando di Stabler?"
"Si. So che quella famiglia ha bisogno della loro roccia e Katie lo è."
"Famiglia?"
"Cinque figli,  il più giovane ha tredici anni, ero lì quando è nato."
"Ok puoi occupartene, ma a una condizione il tuo ex partner non deve oltre passare la sala interrogatori."
"Penso che sia arrivato un po' tardi."
"Ha interrogato qualcuno?"
"Il sospettato. Ma io ero lì dentro e ho evitato il peggio."
"Olivia sei un ottimo capitano, ti prego non mettere in repentaglio la tua carriera."
"Eviterò di farmi coinvolgere."
Io vado in ospedale per avere notizie. Vorrei non doverlo più vedere, ma è il nostro caso. Arrivo e Elliot non è  nella sala d'attesa.
"Ehi Olivia."
"Kathleen."
"Non ci vediamo da dieci anni."
"Si, come stai, voglio dire in generale. So che oggi non stai e non state bene."
"In generale, sto bene, continuo con la terapia, prendo le medicine e faccio yoga."
"Sono felice per te."
"Olivia so cosa è successo."
"Di cosa parli."
"Del tuo rapimento, avrei dovuto chiamarti. Ma dopo come si è comportato papà, non sapevo con che faccia chiamarti."
"E tutto passato."
"Liv, Kathleen, ci sono novità?"
"No papà. Vado a prendere dei caffè. Olivia ne vuoi uno."
"No tesoro, sto bene così."
Lei si allontana, rimango con  lui e Fin. Fin ci dice che hanno trovato un impronta e ora con tutta la tecnologia che c'è possiamo risalire ai parenti o anche alla persona stessa.
Poi suonano  i campanelli d'emergenza e Elliot va a vedere cosa sta succedendo. Katie sembra che sia grave.
"Elliot mi serve il tuo fascicolo. So che non è il momento ma mi serve."
"Devo parlarne con i miei superiori."

Quando torno in ufficio mi chiamano i superiori di Elliot, mi dicono che Elliot ha lavorato con Task force americana in Italia, è l'agente di collegamento da NY-Roma. Quindi è li ha che ha vissuto tutto questo tempo. Sono così confusa e vorrei soltanto andare a casa da mio figlio e dimenticarmi che lui è tornato in città. 
"Non devo farmi coinvolgere." mormoro piano.
"Capitano possiamo parlare?" domanda Amanda, mentre entra è chiude la porta.
"Si entra."
"Sai che ti stimo e ti voglio bene, sei mia amica, forse la mia migliore amica. Ma non voglio che quell'uomo rovini il tuo lavoro qui."
"Amanda non lo permetterò."
"Nick mi ha raccontato qualcosa su voi due. Mi ricordo che quando sono arrivata qui. La sua scrivania era un santuario. Quindi scusami se ti credo poco."
"Amanda, io e lui non siamo più nulla. Solo che tengo ai suoi figli, diciamo che lo sto aiutando per i suoi figli."
"Ma questo significa vedere lui. Ti fidi di lui?"
"Non lo so.  Da quello che mi hanno comunicato, lui è da cinque anni che lavora come agente di collegamento per NY,  lavora con i crimini organizzati, che ha dato la caccia ad un tizio per tutta la Puglia. Probabilmente è tornato per qualcosa."
"Ma se scopri di più ti prego non metterti nei guai per lui. Hai un figlio e hai tutti noi."
"Lo so Amanda. Sei la sorella che non ho mai avuto. Però la prossima volta che mi parli così ti metto alla scrivania." dico severa.
Lei annuisce e se ne va.

Dopo di che sono tutti nel mio ufficio e mi comunicano che hanno fermato un tizio. Un certo Sasha Lewski. Sto per prendere il cellulare per chiamarlo, quando mi anticipa. 

Appena arrivo in ospedale,  lo trovo girato di spalle. Mi avvicino e lui si volta, sta piangendo.
Mi stringe a se in un abbraccio.
"Mi spiace, mi spiace tanto Elliot." lui mi stringe ancora di più. 
Elliot un uomo alto quasi un metro e novanta, mi crolla tra le braccia in lacrime. So che mi sono ripromessa di non farmi coinvolgere. Ma Katie è morta, questa famiglia ha perso la sua roccia.
"Devo chiamare i ragazzi, Eli è a Roma."
"Lasciami fare qualcosa, ci penso io per Eli." dico stringendolo ancora.
Questo è il nostro primo contatto dopo dieci anni.
"Io come dico al mio bambino che sua madre non c'è più?"
"Non lo so. Fammi chiamare qualche amico. Ci penso io adesso."
Mentre lui chiama i suoi figli più grandi io chiamo un amico, mi deve un favore oltre averlo aiutato, lo avevano accusato di molestie. 
Mi fa arrivare un jet privato nelle zone aperte dell'ospedale, nessuno dirà nulla, lui è uno famoso.

Quando arrivano Kathleen e Dickie, dopo essersi abbracciati con Elliot, chiamo il ragazzo da parte.
"Dickie, so che non è il momento. Ma fuori c'è un jet privato, un amico mi deve un favore, siccome non posso muovermi da qui. E tuo padre non è in grado di viaggiare. Ti accompagnerà a Roma a prendere Eli."
"Grazie Olivia." dice scappando verso l'uscita.
"Dov'è  andato Dickie."
"Ha prendere Eli ha Roma saranno qui presto." dico. 
"Liv..." 
"No Elliot, i conoscenti fanno questo."
 Lui annuisce, sa che sono arrabbiata, ma sa che non dirò più niente fino al prossimo incontro.


Ti amo e non lo so direDove le storie prendono vita. Scoprilo ora