Capitolo 7

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Olivia.
Vivevo la mia vita, senza troppi scossoni. Risolvevo i casi e poi tornavo a casa lasciando tutte le brutture della giornata.
Invece no, da quando è tornato ha sconvolto la mia vita. Dopo il funerale io ho iniziato a stare lontano da Elliot.
Qualche settimana dopo il funerale, sto accompagnando Noah a scuola. Quando appena scende bussano  sul mio finestrino.
"Ehi ti ho portato un the."
"Grazie. Cosa ti porta qui?"
"Dovevo parlarti."
"Ok."
"Volevo congratularmi con te. Sei una madre fantastica. E lui è fortunato ad averti."
"Sei in vena di complimento oggi? Comunque  grazie. Sono fortunata ad averlo."
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto.
"Sei tutto il mio mondo." Se ne esce.
"Elliot..."
"Lasciami finire. Mi sono perso così tanto. Sei e sarai la mia partner."
"Nel bene e nel male." Sussurro. Poi cambia atteggiamento.
"Ho un problema."
"Hai un stress post traumatico. Devi farti aiutare Elliot."
"Lo so."
"Io ti posso consigliare un bravo psicologo."
"Non sono una vittima."
"Lo sei, come lo sono i tuoi figli. Elliot lasciati aiutare."
"Grazie. Ma no, anzi,  stanne fuori." Dice e se ne va.
Non cerco di capirlo. Non c'è la faccio.
Il giorno dopo mi chiama Kathleen sconvolta, vuole incontrami. Quando ci incontriamo mi dice che vuole organizzare un intervento stile Stabler. Vuole che ci sia anch'io. Ho detto che non faccio parte della loro famiglia, lei sa che Elliot ascolterebbe me.
Così quando rientra a casa siamo tutti li.
Mi accusa di aver detto ai suoi figli del suo problema, quando non ho aperto bocca. Kathleen prova a spiegare che l'hanno fatto per aiutarlo.
"Elliot dicci  di cosa hai bisogno?"
"Ti amo." Passano svariati secondo e poi si accorge di quello che ha detto e dice. "Vi amo tutti." E se ne va.
Rimango sconvolta, mi ha sorpresa. Ma so che era in stato confusionale è sicuramente vedendoci tutti li avrà pensato a Katie e al suo dolore di averla persa.

Qualche giorno dopo sento che nel ristorante di una mia conoscenza a chiuso i battenti per il COVID. Ma la donna, tiene in ostaggio il proprietario dell'immobile. Quindi vado a vedere la situazione.
Quando entro, lo faccio disarmata a rischio e pericolo mio.
Iniziamo a parlare e poi dopo ore per convincerla ad uscire. Lei mi domanda.
"Hai mai perso qualcuno?"
"Si era l'uomo giusto per un'altra donna, non per me. Era un brav'uomo la sua morte mi ha devastata. Dovevamo sposarci, ma non è successo."
"Mi dispiace Olivia."
"Non voglio che succeda anche a te. Posa questa pistola e usciamo."
"Ma verrò arrestata."
"Lo hai fatto per le tue ragioni. Questa pandemia ha distrutto mentalmente tutti. Ma puoi farcela. Fuori si stanno muovendo grazie ai miei uomini e a tuo figlio."
Le faccio vedere il sito della raccolta fondi e ogni secondo che passa raggiungono una cifra alta.
Quando esco da lì sono stanca e sconvolta. Dico a Fin di prendere il mio posto fino a lunedì. Quando arrivo a casa prendo Noah, una borsa con le nostre cose e prenoto un viaggio per Chicago.
"Mamma dove andiamo?"
"Faremo un weekend tu e io a Chicago."
"Andiamo dal tuo amico?"
"Come sai di Hank."
"Io pensavo quello del parco."
"Quello del parco è un vecchio amico."
"Quindi hai un amico a Chicago e posso conoscerlo."
"Certo. Staremo da lui fino a domenica e poi torneremo a casa."
"Mamma ma io ho le lezioni di ballo. Non posso stare da zia Amanda?"
Prendo il telefono e chiamo Amanda dice che può tenere Noah per tutto il weekend.
Lo abbraccio forte prima di lasciarlo e mi raccomando con lui di fare il bravo. Che sarei tornata con dei regali per i miei bambini.
Quando metto in moto, mi suona il cellulare e un numero che non conosco.
"Pronto!"
"Olivia stai bene?"
"Kathleen si sto bene. E il mio lavoro."
"Lo so ma ho avuto paura. Tu dove sei?"
"Sto partendo con Noah, torniamo lunedì."
"Allora fai un buon viaggio."
Quando salgo sull'aereo spengo il cellulare e quando arrivo ore dopo c'è Hank ad aspettarmi.
"Quando ho saputo che venivi, pensavo che era ora che conoscessi tuo figlio."
"Non è voluto venire. E con la Rollins."
"Quindi ti avrò per me fino a domenica?"
"Così sembra." E mi da un bacio. Quando arriviamo a casa sua ho le labbra consumate da tutti i baci che ci siamo dati durante il tragitto.
Appena chiusa la porta, non riusciamo a levarci le mani di dosso e un bacio tira l'altro siamo nudi con me a cavalcioni su di lui.
"Olivia mi sei mancata."
"Anche tu."
Poi appoggio la testa sul suo petto e inizio a piangere.
"Ehi che succede?"
"È stata una giornata dura. Ho avuto paura di non rivedere più Noah."
"Mi spiace tanto."
"So che è il mio lavoro, ma certe volte dovrei imparare che in questi casi dovremmo trattare da fuori."
"Ehi non sei la mia Olivia. È andata bene."
"Probabilmente è la stanchezza."
"Vieni qui." Ci sdraiamo sul divano e lui ci copre con una coperta. Mi addormento con la testa sul suo petto. E poi faccio uno strano sogno.
Sogno che Elliot viene ferito e io sono li inerme a guardarlo e anche se cerco di aiutarlo qualcuno me lo impedisce.
"Elliot!!" Mi sveglio di soprassalto.
"Ehi Olivia."
"Scusa ho avuto un incubo."
"Chi è questo Elliot?"
E gli racconto che il mio ex partner è tornato, che gli hanno ucciso la moglie e che è una bomba ad orologeria per tutti.
"Quindi non verrai più a trovarmi?"
"Non lo so. Hank, sei stato un grande amico. Lo sei da quasi otto anni. E dopo Ed tu eri ancora lì. Come lo sei tutt'ora, ma non posso più farti questo. Io non ho mai amato nessuno, oltre mio figlio, io non ho mai provato sentimenti come li provavo per Elliot, ma mi ha ferita."
"È difficile quando ti feriscono. Olivia io sono sempre qui, se hai bisogno di farlo ingelosiate basta che mi chiami e gli faremo capire cosa prova per te."
"Potrei prenderti in considerazione, ma dopo dieci anni lui non prova più nulla per me. Sono soltanto la sua spalla su cui piangere." E poi passiamo il restante weekend a fare delle passeggiate e comprare i regali per Noah e le ragazze di Amanda. Alla fine parto lunedì mattina presto e prima di andarmene Hank mi fa un regalo cioè un bel succhiotto visibile sul collo. Dice che servirà a testare la gelosia di Elliot.
Sul volo ho la tentazione di coprirlo, ma appena atterro Fin mi dice che Elliot è fuori dal mio ufficio. Dopo aver recuperato la macchina vado alla centrale. Effettivamente lui e li e quando arrivo i suoi occhi mi fanno i raggi X. Quando vede il succhiotto e come se impazzisse.
"Elliot che fai qui?" domando.
"Ti ho chiamata venerdì e le mie chiamate andavano dritti in segreteria."
"Ero in viaggio."
"Viaggio d'affari o di piacere." dice indicando il mio segno.
"Piacere!! Elliot. Non sono una suora, ho anch'io le mie storie."
"Quindi mentre io sono morto di paura, nel vederti uscire da quel ristorante. Tu eri a scopare con qualcuno?"
"Senti, io non ti devo nemmeno una spiegazione. E poi ti ricordo che tu sei sparito, aspetta per dieci anni."
"Ti ho chiesto scusa per quello."
"Elliot sono affari miei, con chi mi vedo."
"Hai ragione. Sono tornato da dieci minuti e mi comporto da idiota, che pensa di poter mettere becco nelle tue relazioni."
"Vedi che ci sei arrivato. Ora ho del lavoro da fare." e lo congedo.
Lui esce e sbatte la porta dietro di se facendo tremare tutto l'ufficio. Mi alzo per raggiungerlo, ma poi ci penso che lui non merita di litigare con me.

Ti amo e non lo so direDove le storie prendono vita. Scoprilo ora