Capitolo 8

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Olivia.

Dopo che Fin se n'è andato, io rimango sola nel mio ufficio. Quando sto per prendere le mie cose per uscire ecco che vedo entrare Hank.
"Ehi sono arrivato, giù c'era un tizio che ha dato un pugno al muro e l'ha rotto."
"Co... com'era il tizio?" chiedo.
"Pelato."
"E' ancora giù."
"Sì la sicurezza cerca di farlo ragionare."
"Aspettami qui."
"Non andrai da sola. E se è un malintenzionato."
"Non lo è. Almeno non per me." Esco di fretta e Fin mi ferma.
"Vieni con me. Elliot sta facendo un casino giù."
"Ok." prendiamo l'ascensore e quando arriviamo, lui sta facendo il diavolo a quattro.
"Elliot." dico.
"Olivia... di alla sicurezza che io sono stato un detective di questo distretto e posso fare entra ed esci quando voglio."
"Non è così, ma ti vuoi calmare?"
"Io sono calmo."
"Stabler esci con me a prenderti un caffè e medicarti quella mano."
"Sto bene Fin."
"Perchè hai reagito così?" 
"Perchè tu mi impedisci di entrare di nuovo nella tua vita."
"Vieni via." dico. 
Cerco di farlo salire di nuovo in ascensore, ma Hank arriva nel momento sbagliato.
"Torno dopo Olivia." dice, baciandomi la guancia.
"Non tornare che è meglio, uomo del succhiotto." dice Elliot.
"Come scusa?"
"Va Hank." dico supplicandolo.
"Ho detto uomo del succhiotto, hai marchiato la pelle della mia partner." 
"E da nove anni che marchio la pelle della tua partner." dice Hank provocandolo.
"Hank." dico facendogli segno di andare.
"Lascialo parlare. Sai quante volte avrei voluto marchiare io la tua pelle? Non ne hai la minima idea." dice Elliot.
"Basta, mi state mettendo in ridicolo." dico esasperata.
"Ci vediamo Olivia, stasera indossa quel completino intimo che ti ho mandato da Chicago." Si sta prendendo gioco di lui e lui ci sta cascando.
Si avvicina a Hank e gli molla un pugno con la mano già ferita.
"Porca puttana che male." dice.
"Sai che se mi dai un pugno io devo ridartelo? Ma mi fai pena, quindi appena ti riprendi te lo ricambierò." dice Hank asciugandosi la ferita.
"Mi dispiace." Fin riesce a portare via Elliot, mentre io resto con Hank.
"E' impazzito quell'uomo?"
"Non lo so. So solo che è iniziata quando ha sentito il  tuo nome mentre parlavamo al telefono e non l'ha più finita."
"Se ti fa paura allontanalo."
"Non mi fa paura. Ha solo bisogno di aiuto e io vorrei soltanto non essere coinvolta nella sua vita."
"Stasera  andiamo a cena fuori io, te e baby Benson."
"Non lo so. Devo calmare quell'uomo. Tu quanto rimani."
"Domani torniamo a Chicago."
"Allora la prossima volta."
"Allora alla prossima." dice baciandomi. E poi Hank va via. So che non ci rivedremo più.

Quando torno in ufficio, Fin ha messo Elliot nel mio divano. Ha portato la cassetta delle medicazioni.
"Si è calmato?"
"Penso di si. Ti prego non picchiarlo, almeno non farlo qui."
"Mi ha messa in ridicolo davanti alla sicurezza e agli altri poliziotti."
"Lo so. Ma dovete parlare seriamente."
"Adesso mi sentirà tutto l'ufficio del cazziatone che gli farò."
"Quell'uomo è distrutto dalla morte della moglie, da te che non lo fai entrare nella tua vita."
"A questo punto non lo farò mai entrare."
"Olivia, rifletti prima di fare qualcosa."
"Hank e io abbiamo chiuso." dico piano.
"Per quanto eri felice in questi nove anni, non è lui quello giusto."
"Ma non è nemmeno lui."
"Questo non puoi saperlo."
"Devo andare da lui."
"Vai con calma." 

Entro nel mio ufficio, lui è li disteso con gli occhi chiusi. Penso che stia dormendo. Mi avvicino piano. E gli prendo la mano, non sussulta, sa che  sono io. Gli medico la mano e poi cerco di tornare alla mia scrivania. Ma lui mi tiene la mano e non me la lascia.
Vorrei fare una bella scenata, ma non lo faccio. Non adesso, ci sarà tempo.

Poi lo sento russare, si è addormentato nel mio ufficio e sul mio divano.
Esco piano dalla stanza e dico di non entrare nessuno la dentro. E che io esco dal mio ufficio e se ci sono casi di mandarmi un sms.
"Si capitano." dicono.
"Liv quell'uomo ha bisogno di te."
"Non lo so. Per ora lo lascio dormire. Io rimango nel mio ufficio."
"Va bene, se si sveglia di nuovo come un pazzo chiamami che vengo a sbatterlo fuori io."
"Me la caverò." Almeno lo spero.

Ti amo e non lo so direDove le storie prendono vita. Scoprilo ora