Starting Travel

1.4K 39 0
                                    

Sentii il suo respiro sul mio collo e...

"BUONGIORNO" disse mia madre.

Avevo fatto un sogno stupendo in cui mi stavo facendo un figone, senza idea di chi fosse, ma mi stavo facendo qualcuno.

Mi chiamo Greta, sono italiana e attualmente ho vent'anni. Ho i capelli azzurri e gli occhi biondi. NO ASPETTATE. Ho gli occhi azzurri e i capelli biondi. Così, in teoria, dovrebbe andare. Colpa dei miei compagni di classe se mi confondo.

Sono molto permalosa e narcisista, pessimista fino all'ultimo capello, arrendevole e irascibile.

Il 3 di giugno aspettavo mio cugino che mi avrebbe accompagnata in Corea.
Valige? Pronte.
Bagaglio a mano? Pronto.
Greta? Pronta anche lei.
Direi che non mancava nulla.

Andare a Seoul era il mio sogno da anni, i ragazzi sono simpatici, la musica è bella, i paesaggi anche.

Sentii squillare il citofono e corsi a rispondere sbattendo il mignolo del piede sullo spigolo del battiscopa.

"Chi è?"
"Sono io, apri"

Forse le persone che vengono dalle altre nazioni sarebbero stranite, ma in Italia rispondere così è di regola.

Aprii.

Preparai tutto accanto alla porta e indossai le scarpe.
Mollai le valigie a mio cugino e salimmo in auto, diretti in aeroporto.

Forse i miei genitori facevano bene, al contrario nostro, ad andare in aeroporto due ore prima, siamo arrivati quaranta minuti prima e stavamo per non farcela.

Io e mio cugino corremmo per tutto l'aeroporto, spesso sbagliando strada e arrivando sull'aereo ad un secondo dalla partenza, ma ci arrivammo comunque.

Un rumore fastidiosissimo nelle orecchie e l'impotenza di ingoiare definivano il decollo dell'aereo, in poco tempo saremmo stati dritti in cielo.

Il nostro hotel era il più bello di tutti, al centro di Seoul, che avevamo preso rigorosamente con un'offerta che ci faceva pagare solo il 20% del prezzo originale.
Penso proprio che abbiate capito che i soldi non erano il nostro punto di forza.

Due anni fa conobbi un ragazzo di nome Chang-Bin, che aveva tre anni in più a me. Ho visto le sue foto postate e repostate dalle ragazzine pazze di lui. In due anni era stato capace di diventare famoso col suo gruppo, che aveva un nome strano... Ah si, Bambini Randagi... o qualcosa del genere che tradotto in inglese, suonava come "Stray Kids".

Uno dei miei obbiettivi è seriamente ritrovarlo. Doveva trasferirsi in Italia, ma l'acquisto della casa è stato una truffa e lui e i genitori sono tornati indietro lasciandomi senza amici.

"Greta."

Disse mio cugino, alla mia destra.

"Ma tu arrivata lì che hai intenzione di fare?"
"Una vacanza. Ho seriamente bisogno di una pausa dal mondo e dalle persone che conosco."
"Ti hanno fatto qualcosa?"
"No, non mi parla nessuno, però un tipo non mi lascia stare."
"Mi dispiace principessa, qualsiasi cosa io ci sarò sempre per te. Se qualcuno o qualcosa ti dà fastidio, chiamami, per favore. Questo mese in Corea saremo solo io e te, non posso permettermi di rovinarti il viaggio della tua vita."
"Grazie."

Sussurrai, mentre alzavo il poggia braccia preparandomi ad abbracciarlo.

"Ti voglio bene."
"Ti voglio bene anch'io, principessa."

Passarono giusto ventuno ore e quarantacinque minuti, ma a me parvero due o tre minuti, quando qualcuno disse:

"Benvenuti in Corea, in questo momento sono quasi le 9:00 in Italia e quasi le 16:00 qui, a Seoul. Atterreremo a minuti."

Erano passate quasi ventidue ore dalla partenza ma ventidue sembravano i minuti.

"Allacciate le cinture, stiamo per atterrare."

Finalmente, pensai.
Finalmente potevo uscire da quell'aereo ristretto in cui ero stata per le ultime ventidue ore consecutive.
Finalmente potevo telefonare i miei ed avvisarli di stare bene con una videochiamata.
Benvenuta in Corea a me.

Back to Korea (Christopher Bang, Bangchan)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora