Capitolo 4|| lettera

992 32 3
                                        

Decisi di scriverle una lettera, erano la mia specialità.
Avevo un presentimento nei confronti di Martina, sembrava mi stesse evitando nuovamente.
Alcune volte fatico a comprenderla.

"Ginny dimmi se va bene" sbuffai, era troppo lunga e ho letteralmente tirato fuori il mio cuore per scriverla.

"Ali smettila, va benissimo. Sto piangendo da quanto è bella, ci tieni davvero tanto a lei" si
asciugó una lacrima.

"ehh! ora non esageriamo!" esclamai per poi scoppiare a ridere.

-

"Ciao prof!" le andai in contro, siccome eravamo nell'ambiente scolastico decisi di rimanere in parte professionale.

"Ciao Alice..." non sembrava in sè.

"Alice, mi ha ripreso anche il preside ieri.
Non possiamo più parlare" mi disse.

"Eh? ma se ieri ho chiarito" risposi con aria confusa.

Martina rimase in silenzio, non capivo.

"boh vabbè arrivederci" me ne andai confusa.

Lei salii le scale a testa bassa, non la capisco e non capisco neanche il preside.

"oh Ali perché non le hai dato la lettera? sei scema per caso?" mi raggiunse Ginevra.

Scoppiai a piangere.

"Ginny abbracciami" non l'ho mai chiesto a nessuno, ma in quel momento avevo bisogno di affetto.

Notai la stranezza di Ginevra, nonostante ció lo fece ugualmente.

"spiegami che è successo" mi disse mentre cercava di calmarmi accarezzandomi i capelli.

"ha ridetto che non può parlarmi, ma ho parlato con il preside e ha detto che potevo" piansi disperatamente.

Ginevra non disse niente, le dispiaceva vedermi così.

-
"Alice, senti, cerca di vederla di nuovo fuori scuola e le dai la lettera almeno. È troppo bella per essere tenuta nascosta." mi rassicuró Ginevra.

"si hai ragione, fuori scuola in teoria si può dai. Mi faccio forza" cerca di rasserenarla vista la sua espressione preoccupata.

Scrissi a Gaia, in quel momento dovrebbe avere lezione con la De Angelis.

<ok, provo a dirle qualcosa>

mi rispose al messaggio.

Ora sono più tranquilla, mi sono imposta l'obiettivo che la De Angelis deve avere questa lettera.

-

"vado a casa, tra poco esce la De Angelis. Ti dirà tutto lei" Disse Gaia, salutandomi con la mano.

Effettivamente dopo qualche minuto uscii.
Ero di spalle, Ginevra mi avvisó che la De Angelis mi stesse guardando sorridendo.

"Ginny ti saluto, vado a darle sta lettera" corsi via.

"Martina, so che non puoi parlarmi ma siamo fuori scuola " le dissi frettolosamente.

"stai tranquilla, come stai?" mi domandó.

"Bene dai, tu?" chiesi a mia volta.

"Bene, andiamo alla fermata?" mi sorrise.

Mi sciolsi in quel momento, come può farmi questo effetto?

"si" ricambiai il sorriso.

Mentre aspettammo l'autobus, mi feci coraggio.

"Martina, volevo darti una cosa. Ti ho scritto una lettera" la tirai fuori dallo zaino, era imbustata.

"Gaia me l'ha detto!" rise.

"Che cazzo ha rovinato la sorpresa!" risi anche io.

"Alice, le tue lettere sono scritte molto bene.
Quella dell'anno scorso mi è piaciuta molto, la conservo ancora" sorrise.

Gliela passai e sorrise ancora.

Prendemmo l'autobus.

"Ti siedi vicino a me?" trovai il coraggio.

"Si va bene, aspetta che timbro il biglietto" mi disse.

La vidi impacciata alle prese con l'obliteratrice, non funzionava.

"mi sa che non funziona, bisogna strappare il biglietto e dirlo all'autista" cercai di non ridere.

Fece così, mise la metà del biglietto sul posto di fianco a lui.

"Davvero grazie Alice per la lettera, la leggerò con calma a casa." sorrise ancora.

"si ma è lunga un foglio protocollo, ti avviso" risi.
"che carina che sei!" esclamó.

"magari l'ultima frase evitala, è imbarazzante" diventai rossa ripensando a cosa le avessi scritto, <ti voglio bene>.

"ma no dai non dire così, in fondo sei una ragazza dolce" storse il viso con dolcezza sempre con il sorriso stampato in volto.

"che fastidio questa mascherina" alzó gli occhi al cielo.

"speriamo che il trentuno le tolgano" continuó.

"si veramente speriamo, così posso mettermi il rossetto" risi.

"Ecco! Stessa cosa!" eravamo in affinità.

"Questa zona la conosci?" Mi chiese mentre avevo lo sguardo perso fuori dal finestrino.

"mh non tanto, non ci faccio mai caso" risposi.

"no perché da queste parti c'è un negozio di trucchi e non costano molto" cercò di continuare il discorso.

"allora ci farò un salto! ho bisogno di trucchi nuovi" risi.

Vidi che l'autobus si stesse avvicinando alla sua fermata.

"Alice, io devo scendere alla prossima. Ci vediamo, fai la brava!" Mi ricordò.

Mi salutó con la manina, rimasi con il pensiero fisso della lettera.

Fragile.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora